domenica 7 novembre 2021

SERPIERI E GLI ALTRI UNIVERSI

 


 
 
Paolo Eleuteri Serpieri
Autori Vari
SERPIERI E GLI ALTRI UNIVERSI
Lo Scarabeo
2021, cartonato
210 pagine

Uno nato il 29 febbraio non può che essere una persona singolare. E Paolo Eleuteri Serpieri (classe 1944) indiscutibilmente lo è. Singolare, eccezionale, strepitoso artista della Nona Arte, ma anche come illustratore, pittore, narratore, creatore di mondi che si intersecano a vicenda tra West, Eros e Fantascienza, come recita il sottotitolo della mostra “Serpieri e gli altri universi”, curata da Pietro Alligo e in calendario a Città di Castello (Perugia) dall’11 settembre al 24 ottobre 2021. Questo prezioso volume, di grande formato, ricco di interventi e ricchissimo di illustrazioni, ne è il catalogo. Oltre a fornire una esaustiva disamina critica sull’opera dell’autore, i saggi contenuti si allargano anche a trattare quella di altri artisti “limitrofi”, chiamati a contestualizzare e a fornire pietre di paragone. La copertina è inedita.
Lo Scarabeo, a cui si deve il volume, ha chiamato a raccolta una ventina di firme, tra cui il sottoscritto, autore di un intervento intitolato “Druuna, l’ultima donna” (da pagina 77 a pagina 98) in cui parlo dell’eroina della saga di “Morbus Gravis”. Tra gli altri scritti, una biografia di Serpieri stilata da Daniele Bevilacqua e Stefano Priarone, l’esame dei fumetti western dell’artista firmato da Luca Barbieri, un articolo di Ferruccio Giromini sulla “magnifica ossessione” dell’illustratore per la carnalità e il fondoschiena femminile, un intervento di Giulio Cesare Cuccolini sulla Bibbia a Fumetti serpieriana. A questi si aggiungono altri saggi di Roberto Guarino e Matteo Pollone (“Il West in Italia tra fumetto e illustrazione”), di Bepi Vigna (“La fantascienza italiana tra immagini e fumetti”), di Daniele Bevilacqua (“L’erotismo in Italia tra illustrazione e fumetto”), di Gianni Brunoro (su “Anima”), di Giovanni Nahmias (sul Tex di Serpieri), di Giacomo Delbene (sulle architetture serpieriane). Più brevi contributi sono stati firmati dallo stesso curatore Alligo, da Vincenzo Mollica, da Milo Manara, da Michele Guaschino, da Claudio dell’Orso. Ogni articolo è illustrato con riproduzioni delle tavole originali esposte in mostra, con tutte le didascalie e le referenze del caso. Insomma, gli appassionati di Paolo Eleuteri Serpieri hanno di che leccarsi di dita; per chi voglia conoscere meglio l’opera del maestro veneziano-romano c’è di che documentarsi.
Qualche parola sulla vita e sull’opera dell’artista possiamo aggiungerla qui.
Nato a Venezia il 29 febbraio 1944, Paolo Eleuteri Serpieri completa a Roma i suoi studi accademici dedicandosi all’attività di pittore e di docente in un istituto d’Arte. Quando nel 1975 decide di occuparsi a tempo pieno di fumetti iniziando a collaborare con il settimanale “Lancio Story”, si rivela subito non solo autore professionalmente già maturo e dotato di una notevole tecnica grafica, ma anche interprete personalissimo del genere western e profondo conoscitore della storia e della cultura dell’Ovest americano. E’ risaputo, tra l’altro, come egli sia anche un buon musicista country e un vero e proprio esperto di questo genere musicale. Le sue tavole arrivano ben presto sulle pagine di riviste di prestigio quali “Orient-Express” e “L’Eternauta”, e la sua collaborazione viene richiesta anche dalla Casa editrice francese Larousse che lo chiama a lavorare all’ “Histoire du Far West”, un’opera di grande impegno che gli apre le porte del mercato d’Oltralpe. Le storie del West, molte delle quali realizzate in tandem con lo sceneggiatore Raffaele Ambrosio, consegnano ai lettori un’immagine degli uomini e dei luoghi della frontiera americana molto diversa da quella di maniera a cui ci avevano abituato gli stantii cliché di molti film e fumetti.Dopo aver realizzato con Ambrosio anche una grande biografia di Cavallo Pazzo, Eleuteri Serpieri decide di cimentarsi con la sceneggiatura delle proprie storie, firmando sia i testi che i disegni de “L’Indiana Bianca”, un’avventura a lungo respiro, giocata anche su ricordi cinematografici, (John Wayne e Natalie Wood in “Sentieri Selvaggi”,di John Ford, del 1956) rivisitati comunque con un’ottica nuova, aspra e demistificante.
E’ evidente l’approccio “revisionista” dell’autore al racconto western rispetto agli stereotipi fumettistici e cinematografici, spesso di fuori dalla realtà, riguardanti la narrazione dell’Ovest americano. Tuttavia ci appare evidente come sia di rottura rispetto ai canoni tradizionali anche la sua visione “rivisitata” della fantascienza. Infatti, a metà degli anni Ottanta l’autore chiude il sipario con gli scenari del West e lo riapre sull’apocalittico futuro di "Morbus Gravis", una serie che prosegue ininterrottamente dal 1985, il cui primo episodio è ambientato all’interno di una gigantesca astronave alla deriva nello spazio, i cui occupanti hanno perso ogni cognizione della realtà in cui si trovano e si vanno via via disumanizzando, in preda anche di una malattia che trasforma i contagiati in mostri tentacolari. Se il punto di riferimento qui è chiaramente da ricercarsi nel celebre romanzo “Universo” di Robert Heinlein realtà le sconvolgenti tavole della nuova saga recano un messaggio che tocca il cuore dei lettori: in una condizione di orrendo degrado fisico, ambientale e culturale, le uniche speranze di redenzione sono affidate ad una giovane donna, Druuna, che è riuscita a conservare intatte le sue doti di autentica umanità.
Ci troviamo di fronte, quindi, a un autore poliedrico e non monotematico, che non soltanto si è applicato a generi diversi, ma ha cercato di interpretarli in controtendenza e spesso li ha mescolati fra loro. Se è difficile etichettare "Morbus Gravis" come science fiction, così sarebbe riduttivo parlare di fumetto erotico, e di certo non basta la definizione “horror”, mentre certe tavole sembrano suggerire quella di “fantasy”. La science fiction dell'autore non è cybernetica, digitale, algida, tecnologica. Gli schermi dei computer, l’intrico di cavi e di tubazioni, le apparecchiature in genere, hanno un che di vecchio, di retrogrado, di obsoleto. Tutto è contaminato da un opprimente senso di putrescenza, in mezzi al quale la bellezza di Druuna, oggetto del desiderio, ma anche lei stessa soggetto desiderante, spicca come unica speranza di salvezza dal degrado di una realtà degenere. I disegni di Serpieri, per quanto ricchissimi al punto da dare l’illusione che niente sia lasciato all’immaginazione del lettore, in realtà sono massimamente evocativi: catturano a tal punto da trascinarci nelle pagine e farci sentire suoni, odori, sapori, sensazioni tattili.

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