domenica 26 ottobre 2025

L'ASSASSINO


Georges Simenon
L’ASSASSINO
Adelphi
2011, brossurato
160 pagine, 16 euro

Ci sono voluti 76 anni prima che “L’assassino”, scritto da Georges Simenon nel 1935, venisse tradotto in italiano, nel 2011, grazie ad Adelphi. Ci sarebbe da chiedersi il perché, ma del resto la stessa sorte è toccata ad altre opere dello scrittore belga (1903-1989). In Francia, il romanzo è stato pubblicato da Gallimard nel 1937. Resta il fatto che si tratta di una delle più riuscite narrazioni del Simenon al di fuori della produzione dedicata al Commissario Maigret. Lo stesso autore, nel 1948, scrive del suo libro che “se non uno dei migliori, è uno dei più significativi, e ciascun oggetto è disperatamente al punto giusto”. Dato che il capolavoro di Simenon (capolavoro a mio avviso), “L’uomo che guardava passare i treni”, è del 1938, vien fatto di domandarsi se quest’ultimo romanzo non sia lo sviluppo, logico e conseguente, delle stesse tematiche del precedente: un uomo integerrimo che diventa un assassino, la volontà di fuga da una vita domestica intollerabile, il desiderio di rompere il cerchio della mediocrità quotidiana, la ribellione al giudizio della piccola gente, la disperata ricerca di un’autoaffermazione che sfugge di mano non appena la trappola della realtà e delle convenzioni sociali si richiude sulle dita protese di chi ha provato a raggiungerla e ad afferrarla. 
Le vicende si svolgono a Sneek, in Olanda (da notare che anche “L’uomo che passava i treni” ha un protagonista olandese), dove il metodico e abitudinario Hans Kuperus svolge l’attività di medico, conducendo una vita ordinaria. La sua unica ambizione è divenire presidente del circolo del biliardo. Da qui in poi, occhio allo spoiler, necessario per argomentare una conclusione. Un giorno una lettera anonima lo informa del tradimento di sua moglie Alice, che ha una relazione clandestina con il rivale regolarmente eletto alla presidenza del club al posto suo. Ci vuole un anno prima che Kuperus si decida. Poi, freddamente, meccanicamente, sorprende i due amanti e li uccide. Non ci sono testimoni. Non lascia prove. Si è costruito un alibi. Nessuno osa accusarlo, benché in molti sospettino. Kuperus si accorge, anzi, che molti lo temono. I soci del circolo del biliardo lo eleggono presidente senza che neppure si debba candidare. L’assassino si inebria, diventa spavaldo, gode nel rendere pubblica la relazione che instaura con la cameriera Neel, rompe le amicizie ipocrite, cioè quasi tutte. Sennonché, il duplice delitto commesso avrebbe potuto restare sottaciuto dalla comunità, ma non lo scandalo che egli dà. Viene isolato. Il medico comincia a precipitare nell’abisso allorché si accorge che comunque non può fuggire dalla gabbia, e si trova a scoprire quale piccolo, insignificante evento ci sia dietro la lettera anonima all’origine di tutto. E se quell’evento da nulla non si fosse verificato? Se la lettera non fosse stata spedita? Se tutto avesse continuato a scorrere nel tran tran di prima? Sarebbe stato meglio? La domanda resta senza risposta nella mente ormai obnubilata del medico di Sneek, giunto sul baratro dell’autodistruzione.




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