Moreno Chiacchiera
GERIATRIC COMIC HEROES
Demential Books
2018, brossurato,
48 pagine, 15 euro
Esilaranti. Questo il miglior aggettivo per definire le vignette con cui Moreno Chiacchiera si diverte a proporci la sua versione dei più famosi eroi dei fumetti in versione geriatrica, pronti per la casa di riposo. Da Yellow Kid a Zagor, da Tex a Capitan America, da Zorro a Silver Surfer passando per i Peanuts e Corto Maltese, eccoli con il pancione, la flebo, gli occhiali spessi due dita, senza denti, con il bastone o la sedia a rotelle. Si ride per catarsi, oltre per il talento grafico di Chiacchiera e il suo spirito caustico. Mi è stata chiesta una prefazione, che ho scritto volentieri: la ripropongo qui di seguito.
I VENTI MANCAMENTI
di Moreno Burattini
Una cosa che colpisce chi legge volentieri gli aforismi citati su Facebook o su Twitter è che i più belli li ha scritti Anonimo. Anonimo è anche l’autore della massima secondo la quale un uomo si giudica dalla grandezza del suo nome. Ebbene, sono arrivato alla conclusione che sia vero, e se c’è un nome che depone in favore di chi lo porta, quello è Moreno. Son tutti bravi a chiamarsi Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma Moreni si nasce. Si vede un Moreno in faccia e si capisce subito che quel tale deve per forza chiamarsi così. Tutti i Moreni sono persone speciali e d'ingegno fuori dal comune, e lo dico con il massimo dell’obiettività (come potrebbe essere altrimenti?). Se poi al nome Moreno si abbina un cognome importante, è il massimo. Son tutti bravi a chiamarsi Rossi, Bianchi e Verdi. Ma provate a chiamarvi Moreno Burattini o Moreno Chiacchiera. Chiacchieriamo un po’ di quest’ultimo. Tanto per cominciare esiste veramente. Cioè, non è che mi sono inventato tutto questo discorso per fare lo spiritoso, citando un nome buffo come Guido La Vespa o Remo La Barca. Moreno Chiacchiera c’è. Umbro di Foligno, classe 1957, persona di grande umanità e simpatia, faccia da attore comico, illustratore umoristico di prim'ordine noto e attivo soprattutto all'estero (Inghilterra, USA, Canada, Australia, Giappone, Spagna, Francia, Austria, Paesi Arabi). Illustra libri per ragazzi con garbo e ironia, e basta vedere una delle sue opere per rendersi conto del suo talento. Pubblica però anche libri di vignette singole (come questo) e sa far ridere con una sola immagine, regolarmente azzeccata. Il volume che avete fra le mani è, tuttavia, evidentemente autobiografico. Ormai incalzato dall’età, Moreno Chiacchiera ha cercato di consolarsi dei propri dolori reumatici, delle cispe agli occhi e del naso gocciolante rendendone vittime anche gli eroi dei fumetti e dei cartoni animati, quelli che per consolidata tradizione non invecchiano mai. Disegnando uno Zagor che, avanti con gli anni, non riesce neppure più ad alzare la scure, Moreno sogghigna e meglio sopporta il fatto che lui stesso faccia fatica a portare in giro la cartelletta dei suoi disegni. Come dargli torto? Del resto un detto popolare, probabilmente scritto da Anonimo, vuole che mal comune sia mezzo gaudio. E siccome anch’io comincio a perdere denti e capelli, rido nel vedere Wile E. Coyote ridotto a dare il becchime al Road Runner sulla panchina dei giardinetti. Sia ben chiaro tuttavia che tutti i Moreni restano dei fenomeni a letto, a dispetto dell’età. Su questo non si scherza. Anonimo deve aver scritto anche un proverbio toscano che recita, più o meno, “la vecchiaia ha diciannove mancamenti, più la gocciola al naso che son venti”. Venti sarebbero insomma i malanni che affliggono i vecchi. Nelle vignette di questo libro c’è sicuramente tutto il campionario. Ma siccome i Moreni sono tutti colti e letterati, soprattutto i toscani e gli umbri (sempre detto con il massimo dell’obiettività), citerò un poeta sconosciuto a tutti quelli che non si chiamano Moreno, e cioè Francesco d’Altobianco Alberti. Vero che non avete idea di chi sia? Eh, lo sapevo. Consultate Wikipedia. Sappiate però che è un poeta fiorentino del Quattrocento (1401-1479) e che nella sua poesia numerata LXXXVII (sarebbe 87, per i non Moreni) si legge questo verso: “vecchiezza è mal che volentier si cerca” - ed ecco un altro buon aforisma che potrebbe essere attribuito ad Anonimo. Dopodiché il poeta procede a elencare i mancamenti della vecchiaia. Al vecchio “gocciola il naso e raccorcia il vedere”, e fin qui pazienza. Ma poi eccolo puzzare: “lezzisce e fastidioso è come becco”, cioè tanfa come un caprone. “Vedesi il cervel quando isbadiglia”, e qui ci si può figurare lo sbadiglio di uno senza denti. “Dolgongli i lombi e deboli ha le schiene” e ma anche “par ch’ogni giuntura sia sconnessa”, mentre fatalmente “rinfresca un nuovo mal, se l’altro cessa”. Insomma, non so se Francesco d’Altobianco Alberti volesse scrivere una poesia seria e drammatica sui dolori della quarta età, o se il suo scopo fosse di far ridere. Di sicuro, quando il professor Mario Martelli ce la lesse durante una lezione universitaria, noi studenti dell’ateneo fiorentino dei primi anni Ottanta ci raggomitolammo dal ridere. Eravamo giovani e non immaginavamo che il naso un giorno avrebbe gocciolato anche a noi.
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