Georges Simenon
UNA TESTA IN GIOCO
Adelphi
1995, brossurato
160 pagine 10 euro
I gialli di Maigret si divorano come ciliegie e uno tira l'altro. Peraltro, prima di essere gialli di Maigret sono romanzi di Georges Simenon, uno scrittore superlativo anche quando non mette in scena il suo commissario. "Una testa in gioco" è il quinto titolo della serie del burbero poliziotto del Quai des Orfèvres, sede della polizia parigina, iniziata nel 1929. Venne scritto nel 1931 con il titolo "La tête d'un homme", tradotto in italiano in tre diverse maniere ("Maigret e la vita di un uomo", "Maigret e una vita in gioco" e "Una testa in gioco"). L'inizio è decisamente insolito: non si comincia con il ritrovamento di un cadavere ma con l'evasione di un condannato a morte dal carcere di massima sicurezza. E scopriamo quasi subito che a far fuggire Joseph Heurtin, ritenuto colpevole per l'omicidio di due donne in una villa si Saint-Cloud, è stato nientemeno che Maigret. Il commissario, benché autore dell'arresto di Heurtin, è invece convinto della sua innocenza (nonostante le prove schiaccianti) e crede fermamente che lasciandolo libero Joseph finirà per portarlo dal vero assassino. Per tutto il romanzo Maigret sembra non sapere che pesci pigliare: l'evaso, seguito dai poliziotti del commissario, vaga senza meta. Poi, a un certo punto, una traccia conduce al caffè Cupole, dove Maigret viene praticamente abbordato da un giovane cecoslovacco, Jean Radek. Costui è personaggio complesso e border lei che sembra del tutto estraneo alla vicenda ma che pare sfidare il commissario e si direbbe condurre il gioco facendosene beffe. In realtà Maigret ha ingaggiato una raffinata partita sul piano psicologico e intellettuale, che si rivelerà soltanto alla fine, quando scopriremo che il gioco, in realtà, era condotto proprio da lui. Che Simenon abbia caratterizzato il "metodo Maigret" come una sofisticata analisi psicologica dei personaggi, è noto. Ma in questo romanzo la gara fra due cervelli sopraffini è particolarmente audace.
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