giovedì 23 agosto 2018

MEGLIO QUI CHE IN RIUNIONE



MEGLIO QUI CHE IN RIUNIONE
a cura di Eugenio Alberti Schatz e Marco Vaglieri
Rizzoli
prima edizione novembre 2009
brossura, 
180 pagine, 14 euro

Di che si tratta? Lo spiega abbastanza bene il sottotitolo: "224 autoepitaffi di italiani celebri e non del nostro tempo". In pratica, i curatori hanno chiesto ad alcune centinaia di persone più o meno illustri, contattandole una per una, di scriversi da soli il proprio epitaffio, vale a dire la frase da incidere sulla propria pietra tombale. Le risposte giunte sono state raccolte in un volume. Ora, a me non l'hanno chiesto (ma non gliene faccio una colpa). Peccato, perché finora di epitaffi me ne sono già scritti quattro e non escludo di compilarne altri da qui al momento dell'effettivo trapasso, allo scopo, è ovvio, di scegliere il migliore sul letto di morte. Per ora, il mio preferito è "Fate come se non ci fossi". Prego Alberti Schatz e Vaglieri di tenerlo presente nel caso di un secondo volume o di una ristampa rivista e corretta del primo. Tuttavia, leggere le oltre duecento frasi contenute nel libro è estremamente divertente (peraltro, tre o quattro dei personaggi sono effettivamente morti nel frattempo, come Candido Cannavò). Il volume si divora in mezz'ora, al termine del quale si può però dire di aver letto a tutti gli effetti un libro, e anche un libro in grado di far riflettere, colto, divertente, commovente e persino poetico. Cito alcuni degli epitaffi. Il giornalista Viviano Domenici: "Nato per soffrire, non ne volle sapere". La scrittrice Elena Loewenthal: "Si farà viva lei". Lo scrittore Aldo Nove: "Dopo una vita da precario, ha trovato il posto fisso". Il regista Riccardo Piferi: "Volevo scrivere qualcosa di intelligente, ma la morte mi ha colto di sorpresa". L'illustratrice Chiara Rapaccini: "Finalmente so che cosa c'era dopo. Ma non ve lo dico". Il viaggiatore Augusto Golin: "Qui si ferma per un po' Augusto Golin, almeno sapete dove trovarlo".

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