UN ANNO SULL’ALTIPIANO
di Emilio Lussu
Tascabili Einaudi
brossurato,
216 pagine
“Il lettore non troverà, in questo libro, né il romanzo né la storia. Sono ricordi personali, riordinati alla meglio e limitati ad un anno, fra i quattro di guerra a cui ho preso parte. Io non ho raccontato che quello che ho visto e mi ha maggiormente colpito”: così Emilio Lussu presenta la sua opera nella prefazione del 1936, anno in cui la compose. La guerra a cui si allude è la Prima Guerra Mondiale, l’ “altipiano” del titolo è quello di Asiago. Il fronte è quello delle trincee fra italiani e austriaci. Vi credo di credermi sulla parola: è un libro da leggere. Uno di quelli di cui bisogna fare esperienza almeno una volta nella vita. Dopo averne divorate le pagine, ho voluto visitare personalmente i luoghi descritti da Lussu, e percorrere i fossati dell’Ortigara. Pubblicato a Parigi nel 1938, dato che l’autore si trovava in Francia in esilio perché perseguitato politico, “Un anno sull’altipiano” esce in Italia soltanto nel 1945 per Einaudi, e se ne capisce il motivo: è un libro micidiale nei confronti delle gerarchie militari, e decisamente smitizzante rispetto all’idea del “credere, obbedire e combattere”. La guerra ci appare in tutta la sua irrazionalità e il suo non senso: e pensare che Lussu era stato, prima di trovarsi al fronte, un acceso interventista. I fatti raccontati si svolgono tra il giugno del 1916 e il luglio del 1917, e non c’è una vera e propria trama ma un succedersi di episodi collegati fra di loro dalla figura dell’io narrante, all’epoca giovane tenente, e da alcuni personaggi ricorrenti, altri ufficiali ma soprattutto soldati della truppa, desiderosi per lo più soltanto di sopravvivere il più a lungo possibile, e pronti talvolta a farsi saltare le cervella da soli (ma anche, talvolta, mandati a morire in modo assurdo dai superiori ). Alcuni degli episodi sono agghiaccianti, come i racconti delle decimazioni (se un reparto sembrava non dar prova di ardimento bellico, si fucilava un soldato ogni dieci per convincere gli altri a un maggiore impegno). Talvolta, l’orrore sfuma in umorismo nero, come quando un alto ufficiale in visita viene volutamente fatto affacciare dai soldati da una feritoia dove si sa che un cecchino avversario piazza un colpo in testa a chiunque provi a sbirciare fuori. Non si esce indifferenti dall’Altopiano di Lussu, e si capisce come la storia dei soldati in trincea sia cosa diversa da quella studiata sui libri di scuola.
Grande libro.Lo inserirei come lettura obbligatoria nelle scuole,al pari di"Centomila gavette di ghiaccio" di Bedeschi.Dopo la lettura, consiglio la visione del film "Uomini contro" di Francesco Rosi,liberamente ispirato al romanzo di Lussu.Buona lettura e buona visione.Mirco.
RispondiElimina