Stefano Fantelli
BRIGITTE
Nicola Pesce Editore
2018, brossurato
290 pagine, 14 euro
"Brigitte vuole fare la disegnatrice di fumetti, le piace leggere romanzi, guardare le serie TV. Ed è una morta vivente". Accattivante fin dalle grida in copertina (o forse, sibili) e dalla grafica della medesima, si capisce subito che questo è un romanzo per young adults. Ovvero, per giovani lettori, per adolescenti o post tali. Tuttavia, come insegna Harry Potter, la narrativa young adults non è necessariamente per i millennials ma per chi si sente giovane dentro. "Brigitte" si fa leggere con piacere anche dai babbioni. E dai babbani. E' un romanzo horror ma non fa paura, anche se un po' di inquietudine la mette (del resto la protagonista non sarebbe una adolescente se non fosse inquieta). Brigitte comunque non è morta. È diversamente viva, come lei stessa preferisce essere chiamata. Non è neppure una zombie nella tradizionale accezione del termine. Non ricorda niente di cosa le sia accaduto, del perché abbia dovuto morire (forse è annegata? L’ha messa sotto un’automobile?) ma non è diventata una morta vivente per un misterioso virus o per un esperimento sfuggito di mano a uno scienziato pazzo. Perciò, il suo corpo obbedisce a regole diverse rispetto a quelle stabilite dalla tradizione. Perde pezzi come gli abitanti della Zona del Crepuscolo di Dylan Dog, e con accade a quelli lì anche i suoi si possono riattaccare cucendoli con ago e filo e facendo rientrare le ossa nelle loro sedi. Brigitte non racconta niente di quel che le sta succedendo ai genitori o ai nonni: quando mai una ragazza della sua età si confida con il papà o con la mamma, se non è proprio indispensabile? In fondo a lei basta cercare di vivere la storia d’amore che le sta facendo battere il cuore, anche se “vivere” e “battere il cuore” sono parole ben strane dette di una zombi, sia pure postmoderna. L’aggettivo “postmoderno” si usa quando si recuperano cose del passato in contesti all’avanguardia o contemporanei. Così, se qualcuno decide di raccontare in chiave attuale il mito del vampiro o dell’uomo lupo, prova a farlo cercando di immaginare come sarebbero quei mostri se esistessero sul serio e se si muovessero per le strade dei nostri giorni. Se gli zombi esistessero magari sarebbero proprio come Brigitte e non come quelli dei film e delle serie TV. Il vero dramma non è tanto quello di essere degli zombi, ma di doverlo nascondere. Di non poterlo dire a nessuno. Di rimanere soli con il nostro segreto. Stefano Fantelli è uno scrittore di razza, di solito crudo e crudele, in questo caso garbato e delicato nell'affrontare il tema dell'adolescenza (soprattutto trattato da un punto di vista femminile) e della formazione dell'io in modo originale, accattivante, coinvolgente. Il fatto che io mi sia occupato della prefazione (come Stefano si è occupato di introdurre le mie "Facezie") non comporta che questo sia un giudizio di parte. Complimenti anche all'editore, Nicola Pesce, che affianca ai suoi volumi a (e sui) fumetti anche testi di narrativa.