sabato 20 gennaio 2024
DINOSAURI CHE CE L'HANNO FATTA
domenica 14 gennaio 2024
L’ALBERGO DEL PASSO
L’ALBERGO DEL PASSO
Adelmo Iaccheri Editore
Brossura, 2023
192 pagine, 16.90 euro
http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../omicidio...
Ma cliccando sulla voce “NIZZI, Claudio” collocata in ordine alfabetico nell’Indice degli Autori, potete trovare tutte le altre recensioni che danno, credo, un’idea abbastanza chiara dei suoi romanzi che potremmo definire del “ciclo di Borgo Torre”, arrivato a contare otto titoli:
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Anche “L’albergo del Passo”, uscito in prima edizione nel dicembre 2023, si inserisce nella scia dei precedenti, essendo ambientato nell’immaginario paese del Frignano (sull’Appennino modenese) che Nizzi chiama Borgo Torre ma che si può facilmente sovrapporre a Fiumalbo, località di origine dello scrittore. Anche il Passo del Duca, luogo dove è idealmente collocato l’albergo a cui fa riferimento il titolo, è chiaramente identificabile, al netto delle licenze poetiche, con il Passo dell’Abetone, attraversato da una celebre strada di importanza storica in quando fatta costruire dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo. L’ambientazione è quella degli anni Cinquanta, e fra i personaggi compare il maresciallo Caruso, figura ricorrente e solito condurre le indagini sui delitti che movimentano Borgo Torre e i paesi vicini (ma gli capita di indagare su un omicidio anche andando al mare). Ne “L’albergo del Passo”, tuttavia, Caruso si vede poco, salvo avere un ruolo da deus ex machina nel finale: i veri protagonisti sono Giulia e Marco, promessi sposi che il caso invischia in una situazione così brutta da mettere a repentaglio le nozze imminenti portando il loro rapporto sull’orlo dello scioglimento. La famiglia di Giulia è proprietaria di un vecchio albergo, che si è inaspettatamente popolato di ospiti in occasione dell’ultimo Natale prima della chiusura e della messa in vendita. A turbare il clima natalizio giunge però un delitto: tutto lascia supporre che l’assassino sia uno dei clienti, se non qualcuno del personale. I sospetti, destati da un indizio, si accentrano però su Marco, che il maresciallo chiude in cella in attesa di portare avanti gli interrogatori degli altri. L’intreccio giallo, sobrio e godibile, è però meno interessante rispetto al vero punto di forza della narrazione di Nizzi: la sua scrittura che già in passato ho definito ipnotica e che di nuovo accarezza il lettore con descrizioni essenziali e dialoghi piacevolissimi da seguire, sintetici anch’essi ma in grado caratterizzare i personaggi e fornire gli elementi necessari a portare avanti la trama. Un romanzo che, come al solito, si legge d’un fiato, quasi sorseggiandolo.
venerdì 12 gennaio 2024
WEIRD ZAGOR
Giuseppe Maresca
WEIRD ZAGOR
IL FANTASTICO NELLA SAGA DELLO SPIRITO CON LA SCURE
Odoya
brossurato, 2023
488 pagine, 28 euro
Prima di tutto, bisogna mettersi d’accordo su che cosa si intende per “weird”. In realtà, chi ne parla tende a dire che non esiste una definizione precisa. Tuttavia si è più o meno tutti d’accordo nel ritenerlo un genere letterario imparentato con il fantasy e l’horror. Però, più si è weird, più si cerca di evitare di venire ingabbiati in un canone e di dover rispettare troppe norme e cliché. L’unica regola è raccontare qualcosa che inquieti, impaurisca e suggestioni i fruitori. Ci deve essere del bizzarro, dell’insolito, del fantascientifico, del mostruoso, del soprannaturale. Lovecraft, uno degli autori solitamente indicati come fra i più rappresentativi di questo tipo di narrativa, la descrisse così: “Il vero weird ha qualcosa di più di ossa insanguinate o catene tintinnanti. Deve essere presente una certa atmosfera di terrore che lascia senza fiato, inspiegabile, forze esterne e sconosciute; e ci deve essere una sospensione o sconfitta maligna di quelle leggi fisse della Natura che sono la nostra unica salvaguardia contro gli assalti del caos e i demoni dello spazio non scandagliato”.
giovedì 11 gennaio 2024
POOH TUTTI I TESTI
Ho sempre pensato che tra i poeti del nostro tempo ci siano gli autori dei testi delle canzoni. Non soltanto perché, a tutti gli effetti, compongono veri e propri versi di poesia. C'è di più. La poesia, quella “ufficiale” e paludata, quella di coloro che non scrivono per la gente (come li definisce Roberto Vecchioni in un brano intitolato “La corazzata Potemkin”) , non raggiunge quasi più il cuore di nessuno. Sono i testi delle canzoni che hanno assunto il compito della poesia, nella società: sono loro che descrivono i moti dell'animo, che assolvono una funzione catartica o liberatoria, o che incitano a reagire, o illuminano di nuova luce il reale o veicolano idee o semplicemente fanno sognare. Sono i versi dei parolieri e dei cantautori che passano di bocca in bocca, vengono imparati a memoria, ripetuti nelle riunioni fra amici, rimuginati nei momenti di solitudine. Ognuno ha la sua canzone che almeno una volta lo ha fatto piangere.
Quelli nati un po’ in collina
(Quelli nati un po’ in collina, 1983).
Entrasti come arriva un uragano
(Tutto alle tre, 1970)
(Dammi solo un minuto, 1977).
(Dove sto domani, 1981)
(L’altra donna, 1990)
E infatti poi scoppia prepotente il bisogno di non nascondersi più e un vento ci gonfia le vele:
Invece adesso ho il vento dentro l'anima
(Vento nell’anima, 2010)
Ma ci sono anche gli “altri uomini”, perché ogni donna, a qualunque età, ha il diritto d’amare:
Piegato in un pacco sottile
Ma mi sono anche ritrovato a essere un uomo solo, più volte, in cerca di equilibrio, in attesa di capire, pregando, sperando di essere aiutato a ritrovare il filo:
Dio delle città
La disperazione, la solitudine, la diversità, la discriminazione sono temi che Negrini non ha mai avuto paura di affrontare, scrivendo di soldati di leva o in missione di pace, di prostitute e di omosessuali, di femminismo e manifestazioni di piazza, di carcerati, di giornalisti, di emigranti, di donne stuprate (“se non lo fa nessuno, vi chiedo scusa io”), di ragazze madri, di padri e di figli, di popoli sotto la dittatura, di etnie perseguitate, di guerre e di speranze, di Dio e del suo intollerabile silenzio. Sempre, Negrini ha fatto appello alla speranza nel cielo blu che è comunque in attesa sopra le nuvole, un cielo senza scale su cui ci si deve arrampicare, attingendo alla forza interiore che ognuno ha dentro di sé, senza aspettarsi aiuti da nessuno, senza guardare di sotto mentre si attraversa i ponte (“fa paura se ti fermi a metà”), senza aspettare il futuro, dato che “troppo passato è già andato via”.
Ma il cielo è blu sopra le nuvole
(Il cielo è blu sopra le nuvole, 1992)
domenica 7 gennaio 2024
LA TAVOLA FIAMMINGA
Arturo Pérez-Reverte
LA TAVOLA FIAMMINGA
Bompiani
Brossurato, 1999
320 pagine - lire 26.000
Grande scrittore, Pérez-Reverte (1951), fin dagli esordi. “La tavola fiamminga” è del 1990, terza opera narrativa dopo “L’ussaro” (1986) e “Il maestro di scherma” (1988). Abilissimo nelle ricostruzioni storiche (di grande successo il ciclo del suo “Capitan Alatriste”), l’autore spagnolo eccelle anche nel giallo. Lo dimostra appunto in questa sua opera in cui le indagini per scoprire un assassino costituiscono l'asse portante e assolutamente dominante della narrazione. Tuttavia, per quanto la storia di detection costituisca l'oggetto del romanzo, non si tratta di un giallo tradizionale. Del resto, a posteriori, è facile capire che non avrebbe potuto esserlo: Pérez-Reverte è un autore con una propria cifra stilistica personale e inconfondibile, e le sue trame poggiano sempre su una robusta documentazione e su una straordinaria cultura, quasi una erudizione, per rimanda continuamente al passato, alla letteratura, alla musica, alla pittura. Se nel "Club Dumas" al centro del romanzo ci sono i libri antichi, qui c'è una tavola dipinta alla fine del Quattrocento da un pittore fiammingo, Pieter Van Huys, raffigurante due giocatori di scacchi e una dama in nero che li osserva dallo sfondo. Julia, la restauratrice chiamata a intervenire sul quadro in vista di un'asta miliardaria scopre che lo stesso pittore, cinquecento anni prima, aveva celato sotto i colori una scritta: "Quis necavit equitem", e cioè: chi ha ucciso il cavaliere? Ricostruendo la storia del quadro e identificando le figure, storiche, che vi compaiono, Julia appura che uno dei due personaggi maschili era morto da poco quando la tavola fu dipinta, ucciso misteriosamente per colpa di una congiura di palazzo. Poiché la vittima fu amico del pittore, è chiaro che Van Huys volle indicare chi lo aveva ucciso proprio utilizzando il quadro. Un vecchio amico di Julia, un antiquario omosessuale di nome Cesar, ritiene che la soluzione dell'enigma sua nella scacchiera che compare nel dipinto, e mette la ragazza in contatto con Munoz, esperto scacchista. Costui, sia pure con qualche difficoltà, ricostruisce la partita che si sta giocando nel quadro e scopre chi é che ha "mangiato" l'unico cavallo, quello bianco, che manca nella scacchiera raffigurata. Si scopre chi è stato giocando la partita a ritroso e si giunge alla soluzione del giallo di cinque secoli prima. Però, intanto, qualcuno interessato al quadro uccide anche nel presente, attorno a Julia, e ben presto è chiaro che è qualcuno che continua a identificarsi con colui che "mangia" personaggi facilmente identificabili con altri pezzi, come Menchu Roch, attempata ninfomane gallerista, amica di Julia, il cui cognome significa appunto "Torre”. Molto cerebrale la spiegazione del perché e del percome, al pari della descrizione delle mosse degli scacchi, fatte con il corredo di schemi illustrati, e l'illustrazione della filosofia sottile della partita che si sta giocando. Tutto assolutamente intrigante.
martedì 2 gennaio 2024
BIBBIA RIDENS
Se Dio esiste, chi è? Se non esiste, chi siamo? (Gesualdo Bufalino)