Federico Pagliai
LA TORRENTA
Tarka Edizioni
2020, brossurato
178 pagine, 15 euro
"Una storia di acque in risonanza", come recita il sottotitolo, inserita in una collana denominata "appenninica" e dedicata a un torrente con il nome al femminile, Lima. "La Lima", come tutti la chiamano. C'è persino un paese, chiamato così, La Lima, tra San Marcello Pistoiese e l'Abetone, uno dei posti in cui batte meno il sole, in Italia, ma immerso in un verde sfolgorante. Il proposito di Federico Pagliai, che alla Lima ci è nato, è ben riassunto in un dialogo a pagina 56, quello dell'incontro dell'autore con un abitante del Melo, un borgo di pastori e boscaioli poco sopra Cutigliano. "Buongiorno", saluta Pagliai. "Che girate da queste parti?" (i montanari si danno del "voi", come Geppetto e Mastro Ciliegia). "Raccolgo storie di fosso". "Che raccogliete?". "Sì, storie della Lima. Sono partito dalla sorgente e vorrei arrivare fino al Serchio". Del Serchio, il fiume che bagna Lucca (e per tradizione le procura guai), la Lima è il principale affluente: quando vi si immette, ne raddoppia la portata. "La torrenta" nasce vicino alla vetta del Libro Aperto: Pagliai, esperto di crinali e arrampicatore anche fuori stagione, ne individua il primo rigagnolo, che secondo lui nasce da un fiocco di neve, e ne segue, con i piedi sui sassi e a volte nell'acqua, il percorso fino al primo ponte, al primo paese che attraversa, all'incontro con il Sestaione e altri affluenti, ala prima diga, la cartiera, al ponte di Castruccio. Manca, a dire il vero, la descrizione dell'incontro con il Serchio. Ci si ferma prima, alla confluenza della Lima con il torrente Verdiana. "Chissà se il viaggio avrà un seguito", scrive Pagliai nell'ultima pagina. Le storie raccolte, vere e leggendarie, sono di bosco, di montagna, di roccia, parlano di pastorelle portate via dalla piena, di amanti suicidi, di briganti, di civiltà che avanza, di frane che portano via interi paesi. Il tutto raccontato come a una veglia attorno al fuoco, senza approfondimenti storici o documentazione scientifica o il ricorso a documenti, gradevole da ascoltare.
LA TORRENTA
Tarka Edizioni
2020, brossurato
178 pagine, 15 euro
"Una storia di acque in risonanza", come recita il sottotitolo, inserita in una collana denominata "appenninica" e dedicata a un torrente con il nome al femminile, Lima. "La Lima", come tutti la chiamano. C'è persino un paese, chiamato così, La Lima, tra San Marcello Pistoiese e l'Abetone, uno dei posti in cui batte meno il sole, in Italia, ma immerso in un verde sfolgorante. Il proposito di Federico Pagliai, che alla Lima ci è nato, è ben riassunto in un dialogo a pagina 56, quello dell'incontro dell'autore con un abitante del Melo, un borgo di pastori e boscaioli poco sopra Cutigliano. "Buongiorno", saluta Pagliai. "Che girate da queste parti?" (i montanari si danno del "voi", come Geppetto e Mastro Ciliegia). "Raccolgo storie di fosso". "Che raccogliete?". "Sì, storie della Lima. Sono partito dalla sorgente e vorrei arrivare fino al Serchio". Del Serchio, il fiume che bagna Lucca (e per tradizione le procura guai), la Lima è il principale affluente: quando vi si immette, ne raddoppia la portata. "La torrenta" nasce vicino alla vetta del Libro Aperto: Pagliai, esperto di crinali e arrampicatore anche fuori stagione, ne individua il primo rigagnolo, che secondo lui nasce da un fiocco di neve, e ne segue, con i piedi sui sassi e a volte nell'acqua, il percorso fino al primo ponte, al primo paese che attraversa, all'incontro con il Sestaione e altri affluenti, ala prima diga, la cartiera, al ponte di Castruccio. Manca, a dire il vero, la descrizione dell'incontro con il Serchio. Ci si ferma prima, alla confluenza della Lima con il torrente Verdiana. "Chissà se il viaggio avrà un seguito", scrive Pagliai nell'ultima pagina. Le storie raccolte, vere e leggendarie, sono di bosco, di montagna, di roccia, parlano di pastorelle portate via dalla piena, di amanti suicidi, di briganti, di civiltà che avanza, di frane che portano via interi paesi. Il tutto raccontato come a una veglia attorno al fuoco, senza approfondimenti storici o documentazione scientifica o il ricorso a documenti, gradevole da ascoltare.