venerdì 11 ottobre 2024

LA FOSSA DEI LUPI

 

Ben Pastor
LA FOSSA DEI LUPI
Mondadori
2024, brossurato
420 pagine, 20 euro

Il sottotitolo di questo romanzo, “Come proseguono I Promessi Sposi”, rischia di trarre in inganno. Perché, in realtà, Ben Pastor (scrittrice italo-americana, specializzata in gialli storici), con confeziona un vero e proprio sequel del capolavoro manzoniano, ma ne usa i principali personaggi e l’ambientazione per congegnare una vicenda molto intrigante e ben calata nella realtà storica, incentrata sulle indagini di un luogotenente di giustizia milanese sull’omicidio di Francesco Bernardino Visconti, Conte del Sagrato, detto l’Innominato – che l’autrice decide invece di nominare con dovizia di generalità, sulla base delle più accreditate ipotesi elaborate dagli esegeti del Manzoni. Così come un nome viene dato anche alla Monaca di Monza, Marianna de Leyva e non già Gertrude (consacrata come Suor Virginia Maria), e al di lei amante, identificato in Giampaolo Osio dagli storici (e nascosto da don Lisander sotto le spoglie di un anonimo Egidio). Il Manzoni, sempre combattuto fra verità e verosimiglianza, trasportò nel suo romanzo la torbida vicenda della Monaca, rendendola peraltro assai meno torbida di come fu in realtà, spostandola venticinque anni di più avanti. Ben Pastor accetta la datazione manzoniana, ma si tratta dell’unica libertà che si è concessa, mentre per il resto l’ambientazione del 1631, un anno dopo la peste, è piuttosto credibile e anzi, la documentazione alla base della ricostruzione degli scenari e dei personaggi sembra molto rigorosa. Tutto appare più vero e credibile che ne “I promessi sposi”, romanzo peraltro tutt’altro che scollegato dalla realtà, ma pervaso da una inevitabile patina di cattolica  ritrosia nel descrivere la sfera sessuale, da una eccessiva dose di buoni sentimenti tesi a esaltare i valori religiosi e il ruolo della fede nella Provvidenza nelle cose del mondo. Dico questo essendo comunque convinto che il capolavoro manzoniano sia effettivamente un capolavoro assolutamente da leggere con il massimo entusiasmo (ne abbiamo parlato anche in questo spazio), così come “La fossa dei lupi” è soltanto un ottimo giallo storico che non ambisce certo a divenire testo scolastico. Però Renzo, Lucia, Agnese, don Abbondio così come li descrive l’autrice diventano personaggi più reali. Nessuna delle figure de “I promessi sposi” è, comunque, protagonista del romanzo  di Ben Pastor, che mette al centro della narrazione Diego Antonio Sarrìa de Olivares, una sorta di poliziotto dell’epoca, che ha il proposito di farsi missionario gesuita e andare a cercare il martirio nelle Americhe (chi ha visto il film “Manto Nero” sa di che cosa stiamo parlando). Però, l’incontro con la giovane e nobile vedova Polissena de’ Stampi, figura magistrale di donna che dispone di se stessa a dispetto del moralismo dell’epoca, gli fa scoprire l’amore e il richiamo del sesso e i progetti del luogotenente di giustizia finiscono per cambiare. Nella Milano del 1631 descritta da Ben Pastor ci sono del resto le prostitute su cui il Manzoni non si sofferma, c’è la milizia armata del Cardinale Borromeo, descritto come tutt’altro che in odore di santità (al pari di Agnese, che non fa bella figura), ci sono i funzionari della dominazione spagnola con cui, tutto sommato, l’autrice è invece indulgente. E’ bello ritrovare qua e là nelle pagine anche i personaggi minori de “I Promessi Sposi”, come i bravi dell’Innominato o Tonio, l’amico di Renzo. Benché “La fossa dei lupi” si basi sulle indagini per scoprire chi ha ucciso l’Innominato, alla fine il nome del colpevole non è così interessante come tutte le vicende che servono per giungere alla soluzione, che intrigano il lettore al punto che si vorrebbe durassero di più. La soluzione del caso, comunque, arriva ed è convincente.