EsseGesse
TRAPPERS ALLA RISCOSSA
If Edizioni
2024, cartonato
320 pagine, 45 euro
TRAPPERS ALLA RISCOSSA
If Edizioni
2024, cartonato
320 pagine, 45 euro
Tutto bello, che altro dire? Belli i contenuti, i colori, l’apparato critico, la rilegatura, la carta, la qualità della stampa, la copertina (opera di Corrado Mastantuono). Il sottotitolo, “Le origini di Blek Macigno”, del resto, spiega quasi tutto.
If Edizioni, che da tempo manda in edicola collane di albi dedicate agli eroi della EsseGesse, proposte in varie versioni e formati, e allargate alle avventure realizzate all’estero, confeziona un volume da libreria che raccoglie, a colori, i primi ventuno albetti di Blek Macigno originariamente pubblicati nel formato a striscia, in pratica l’intera prima serie (1954-1955). La cronologia del forzuto trapper conta trentatré serie (l’ultima è del 1967), quasi tutte composte, per l’appunto, da ventuno titoli. “Trapper alla riscossa” ci riconsegna dunque il Blek delle origini, ma anche le origini di Blek, che sono due cose diverse. Spiego perché.
Nella prima avventura, il “gigante dai lunghi capelli biondi” (così lo definisce la didascalia d’esordio) scopre che la capanna di un suo amico, Lassiter, è stata data alle fiamme e l’uomo ucciso da assassini misteriosi. Si è salvato invece il figlio Roddy, di una decina d’anni, che da quel momento in poi, rimasto orfano, vieni praticamente adottato da Blek. Tuttavia, dal racconto è evidente che già Blek e Roddy si conoscono. Facciamo adesso un salto di settata anni. Nel maggio 2024 esce, curata dalla If, una serie a striscia inedita, intitolata “Il prequel”. Si tratta di tre albetti scritti da Nico Adami a partire da un’idea di Luca Barbieri, e illustrati da Raffaele Della Monica e Stefano Di Vitto (matite) e da Manlio Truscia (chine). Come suggerisce il titolo, vi si narrano gli avvenimenti di poco precedenti alla prima apparizione di Blek, e assistiamo all'incontro tra il colosso biondo e il ragazzino lentigginoso in cui i due fanno la reciproca conoscenza.
A completare il volume giunge, opportunamente, una breve avventura realizzata dalla EsseGesse nel 1953, intitolata “Il piccolo trapper”, il cui protagonista è proprio Roddy, che agisce in solitaria, senza che Blek intervenga in alcun modo. Da notare come il trapper dal berretto di pelo viva le sue avventure negli anni della Rivoluzione Americana e abbia come suoi avversari, il più delle volte, le stesse Giubbe Rosse contro cui combatte anche il Comandante Mark, un altro personaggio della EsseGesse (1966). Due curiosità: la prima vignetta saga mostra il protagonista chino a guardare delle impronte sul terreno nella stessa identica posa (o quasi) di Zagor quando lo vediamo all’inizio de “La foresta degli agguati” (1961); inoltre, nell’ultima avventura fra quelle raccolte nel volume, Blek costringe il professor Occultis (la sua “spalla comica”, al fianco del colosso biondo fin dal sesto albetto a striscia) a tagliarsi i baffi per rendere più credibile un suo travestimento, anzi, glieli toglie lui stesso con un coltello, esattamente come fa lo Spirito con la Scure con Cico, chiamato a sostituire un certo colonnello Clark, in una avventura nolittiana del 1965.
Ho citato diverse volte la sigla EsseGesse dando per scontato che tutti sappiano che cosa significhi. Si tratta della firma, ottenuta dalle iniziali dei loro cognomi, con cui consegnavano alle stampe le loro opere Pietro Sartoris, Dario Guzzon e Giovanni Sinchetto, tre fumettisti torinesi uniti in sodalizio a partire dal 1950. Una sigla, quella della EsseGesse, divenuta leggendaria e popolare quanto i nomi dei loro eroi più famosi, Capitan Miki (1951) e il Grande Blek (1954), pubblicati entrambi dalla Casa editrice Dardo, fondata a Milano nel 1946 da Gino Casarotti. Prima di cominciare a lavorare insieme, i tre avevano già realizzato alcune storie a fumetti per diverse case editrici. Giovanni Sinchetto, nato nel 1925, era stato il disegnatore di Fulmine Mascherato; Guzzon, classe 1926, aveva firmato alcuni episodi di Cucciolo; Pietro Sartoris, infine, anch’egli del 1926, si era occupato dei disegni della collana “Tarman”, scritta da Amedeo Martini. Nel 1950, infine, i tre si uniscono in sodalizio per illustrare Kinowa, un personaggio scritto da Andrea Lavezzolo. Nel 1951 compare nelle edicole Capitan Miki, scrito e disegnato dai tre, seguito nel 1954 dal Grande Blek”. Il successo di Miki e Blek è enorme: grazie ai due personaggi, la EsseGesse si impone non solo nel mercato italiano, ma anche in quello europeo. Il trio torinese continua a realizzare le avventure del ranger e del trapper fino al 1965, quando lascia la Dardo, si mette in proprio e sperimenta un nuovo personaggio, Alan Mistero che non ha molta fortuna, suggerendo ai tre autori di riparare presso le edizioni Araldo di Sergio Bonelli, che pubblica l’ultima creazione di Sinchetto-Guizzon-Sartoris: il Comandante Mark. Nel curriculum dei tre, figura anche “Il cavaliere nero”, su testi di G.L. Bonelli.
Tra Miki e Blek, io ho sempre preferito il secondo: Miki è in fondo il classico ragazzino saputello che si muove sullo sfondo del classico West di maniera dei fumetti Anni Cinquanta; Blek invece è un "tipo": un colosso con i capelli lunghi e biondi e il torace offerto impavidamente alle intemperie, che agisce in uno scenario insolito delle foreste care a Fenimore Cooper, in un contesto storico inedito e interessante come quello della Guerra d'Indipendenza americana.
Ho citato diverse volte la sigla EsseGesse dando per scontato che tutti sappiano che cosa significhi. Si tratta della firma, ottenuta dalle iniziali dei loro cognomi, con cui consegnavano alle stampe le loro opere Pietro Sartoris, Dario Guzzon e Giovanni Sinchetto, tre fumettisti torinesi uniti in sodalizio a partire dal 1950. Una sigla, quella della EsseGesse, divenuta leggendaria e popolare quanto i nomi dei loro eroi più famosi, Capitan Miki (1951) e il Grande Blek (1954), pubblicati entrambi dalla Casa editrice Dardo, fondata a Milano nel 1946 da Gino Casarotti. Prima di cominciare a lavorare insieme, i tre avevano già realizzato alcune storie a fumetti per diverse case editrici. Giovanni Sinchetto, nato nel 1925, era stato il disegnatore di Fulmine Mascherato; Guzzon, classe 1926, aveva firmato alcuni episodi di Cucciolo; Pietro Sartoris, infine, anch’egli del 1926, si era occupato dei disegni della collana “Tarman”, scritta da Amedeo Martini. Nel 1950, infine, i tre si uniscono in sodalizio per illustrare Kinowa, un personaggio scritto da Andrea Lavezzolo. Nel 1951 compare nelle edicole Capitan Miki, scrito e disegnato dai tre, seguito nel 1954 dal Grande Blek”. Il successo di Miki e Blek è enorme: grazie ai due personaggi, la EsseGesse si impone non solo nel mercato italiano, ma anche in quello europeo. Il trio torinese continua a realizzare le avventure del ranger e del trapper fino al 1965, quando lascia la Dardo, si mette in proprio e sperimenta un nuovo personaggio, Alan Mistero che non ha molta fortuna, suggerendo ai tre autori di riparare presso le edizioni Araldo di Sergio Bonelli, che pubblica l’ultima creazione di Sinchetto-Guizzon-Sartoris: il Comandante Mark. Nel curriculum dei tre, figura anche “Il cavaliere nero”, su testi di G.L. Bonelli.
Tra Miki e Blek, io ho sempre preferito il secondo: Miki è in fondo il classico ragazzino saputello che si muove sullo sfondo del classico West di maniera dei fumetti Anni Cinquanta; Blek invece è un "tipo": un colosso con i capelli lunghi e biondi e il torace offerto impavidamente alle intemperie, che agisce in uno scenario insolito delle foreste care a Fenimore Cooper, in un contesto storico inedito e interessante come quello della Guerra d'Indipendenza americana.