Fausto Serra
IL SEGRETO DEL CARILLON
Scatole Parlanti
2024, brossura
190 pagine, 17 euro
Illustrazioni di Walter Venturi
Prefazione di Moreno Burattini
Gli appassionati di fumetti conoscono Fausto Serra per essere l'infaticabile organizzatore dei Rendez-Vous sardi degli Amici di Zagor. Ma Fausto è anche uno scrittore, giunto al suo secondo romanzo.
Dopo "L'eredità morale, uscito nel 2021, ecco "Il segreto del carillon".
E' la storia di un ex ergastolano, Ardito, a cui, in vecchiaia, viene concessa la grazia dopo quarant'anni di pena. Il narratore lo incontra casualmente, seduto su una panchina del parco di una casa di riposo, e intuisce di trovarsi davanti a un uomo con una storia particolare e difatti su quella panchina, che diventa il loro ritrovo abituale, Ardito racconta la sua vita: dall'infanzia al quadruplice omicidio che lo ha portato in carcere e alle drammatiche vicissitudini al suo interno. Ma c'è qualcosa che sfugge, un segreto nascosto, una verità che spiega i fatti in un altro modo. C'è da scoprire il segreto del carillon.
Qui di seguito, il testo della mia prefazione.
SLIDING DOORS
di Moreno Burattini
Nel romanzo precedente di Fausto
Serra, “L’eredità morale” del 2021, a pagina 63 troviamo l’inizio di un capitolo intitolato “L’adozione
mancata”, in cui il lettore si trova di fronte al drammatico racconto di una “sliding
door” nella vita di un bambino, il piccolo Minniu. Le “sliding doors”, o “porte
scorrevoli” sono quelle situazioni nelle quali qualcuno si trova di fronte a un
evento, magari a cui lì per lì non dà troppa importanza, che cambia o potrebbe
cambiare la sua vita. A volte ci sono “sliding door” di cui neppure ci accorgiamo:
la nostra mano sceglie fra tanti un biglietto della lotteria che non dà diritto
a nessun premio, ma quello accanto avrebbe potuto essere il vincente. Altre
volte il caso decide per noi: Jack Dawson si imbarca sul “Titanic” vincendo al
gioco il biglietto che gli permette di salire a bordo. La definizione deriva da
un film del 1998, “Sliding doors”, appunto, diretto dal britannico Peter
Howitt, in cui le porte scorrevoli del vagone di un treno di una linea
metropolitana cambiano il destino della protagonista Helen (Gwyneth Paltrow).
Hewitt aveva tratto ispirazione da un altro film che affronta il tema del fato,
“Destino cieco” (1981), del regista polacco Krzysztof Kieślowski. Che cosa capita a Minniu? Il bambino e
i suoi fratelli più grandi erano rimasti orfani di entrambi i genitori e
vivevano in estrema povertà tra le mura cadenti di una vecchia casa lungo il
fiume Coghinas. Si prospetta la possibilità di una adozione. Una coppia di
benestanti giunge da Sassari per conoscere Minniu, lo trovano adorabile e
manifestano il più vivo interesse per adottarlo. I fratelli più grandi si consultano
fra loro per decidere il da farsi: forse per non perdere i contatti con il
piccolo di casa, rifiutano l’offerta. Scrive Fausto Serra: “Il bambino andò a
finire nelle mani di un padrone che si chiamava Zio Pasquale, che si decise a
prenderlo con sé purché si fosse
guadagnato i pasti e l’alloggio, e non come figlio adottivo. Lo attendeva un
futuro da servo pastore”. Cosa sarebbe stato di Minniu se i signori di Sassari
avessero potuto portarlo nella loro casa? Sembrano riflessioni oziose, ma
talvolta la vita ci pone davanti a dei bivi in grado, cambiando anche solo di
pochissimo le carte in tavola, di condizionare il resto della nostra esistenza.
Mi è tornato in mente Minniu perché anche il destino del protagonista del
secondo romanzo dello scrittore, sembra segnato da più di una “sliding door”, la
cui esistenza il lettore scopre man mano, fino al colpo di scena finale,
allorché viene svelato il segreto del carillon. Carillon che compare fin dalle
prime pagine, riaffiorando poi qua e là nel romanzo. Siamo nel 1932, in una
sperduta località che sembra essere la Gallura anche se non viene mai nominata,
e Angelina, la madre di un bambino di pochi mesi, vede il marito Efisio guardarla
mentre, seduta davanti al camino, con una mano dondola la culla e con l’altra
tira la cordicella che aziona la melodia del carillon. Gli chiede a che cosa
stia pensando. Il padre del piccolo risponde: «Al nostro bambino. È nato da
pochi mesi e già mi preoccupa il suo futuro. Cosa gli potrà riservare questo
posto dimenticato da Dio, se non una dura vita da pastore, isolato dal resto
del mondo? Avrei desiderato per lui un futuro migliore». Quel bambino è stato chiamato
Ardito a scopo beneaugurale e il romanzo di Fausto Serra ne racconta l’intera
esistenza, segnata da un destino tragico che però avrebbe potuto diverso se le
porte scorrevoli si fossero aperte e chiuse in altra maniera al momento giusto.
“Il segreto del carillon”, apparentemente, sembra un romanzo carcerario: Ardito,
appena ventenne, finisce all’ergastolo dopo aver commesso un quadruplice
omicidio mosso, si direbbe, da un impulso folle e sconsiderato, per futili
motivi, rovinando la sua vita e quella dei suoi genitori, oltre a privare le
vittime della propria. Però, si capisce che c’è qualcosa dietro, qualcosa di
cui lo stesso assassino inizialmente non si rende conto ma che piano piano
emerge alla sua coscienza. Coscienza che non sembra affatto quella di un delinquente
incallito o di uno spietato criminale, come dimostrano le tante avventure
vissute fra le mura del penitenziario, dove è costretto a confrontarsi con il
suicidio di un caro amico, la rocambolesca evasione di un altro, una rivolta di
detenuti. Si chiede a un certo punto
Fausto Serra: «Senza scomodare teorie sull’esistenza di entità superiori che
regolano il destino di ogni essere umano, appare chiaro che qualcosa di
insondabile ci sfugge. Il percorso di un’esistenza nasce già segnato? E quale
potere soprannaturale ne decide le sorti? ». Ognuno cerchi di dare la propria
risposta. “Il segreto del carillon” amplia l’orizzonte dell’ “Eredità morale”,
dove la narrazione ricostruiva, sulla base di fatti realmente accaduti, la
storia di una famiglia (quella dello stesso autore). Adesso, con il secondo
romanzo, Serra allarga la visione all’intera condizione umana, anche se lo fa
prendendo a paradigma la terra da cui proviene e una realtà storica
particolare, questa volta dando libero sfogo all’invenzione. Le porte
scorrevoli della fantasia possono condurre dovunque.