Isaac Asimov
SECONDA FONDAZIONE
Mondadori
“Second Foundation”, uno dei caposaldi della fantascienza, è il terzo romanzo del ciclo della Fondazione in ordine di pubblicazione, e il quinto se si considerano i due prequel posti in un secondo momento da Isaac Asimov. Esistono anche due sequel aggiunti in seguito, per cui la saga risulta composta da sette titoli. Per lungo tempo, però, è stata una trilogia, nota come “Trilogia Galattica”, e “Seconda Fondazione” ne rappresentava l’epilogo. Per anni venne intitolata “L’altra faccia della spirale”, prima che venisse adottato un titolo più simile all’originale. Di “Fondazione”, il primo romanzo a venire pubblicato, (nel 1951) abbiamo già parlato qui:
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Di “Fondazione e impero” (1952), il secondo, si è trattato invece qua:
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Dei due prequel, “Preludio alla Fondazione” e “Fondazione Anno Zero” potete leggere qua
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“Seconda fondazione” uscì in volume nel 1953, raccogliendo due racconti lunghi pubblicati originariamente sulla rivista “Astounding” nel 1948 e nel 1949, intitolati, con scelta felice, “Now you see it” e “And Now You Don't”. Anche i precedenti volumi della saga era composti da racconti accorpati (ed è mio parere che Asimov sia insuperabile proprio nella breve/media distanza, più che nei romanzi). Le vicende narrate nella prima parte si riallacciano esattamente a dove si era interrotta la narrazione alla fine del volume precedente, e cioè con il Mulo deciso a scovare la Seconda Fondazione, unico ostacolo al suo dominio assoluto sulla galassia, dopo la sconfitta della Prima Fondazione Così Asimov riassume quanto narrato nel primo volume, all’inizio di “Fondazione e Impero”: “L’impero galattico stava crollando. Era un’istituzione colossale che comprendeva milioni di mondi da un capo all’altro dell’immensa doppia spirale chiamata Via Lattea, e data la sua vastità la rovina era tanto imponente quanto lenta a compiersi. La caduta era iniziata da secoli, prima che qualcuno se ne rendesse conto. Questo qualcuno fu Hari Seldon, che rappresentava l’unica scintilla creativa in un mondo intellettualmente inaridito. Fu Seldon a sviluppare la scienza della psicostoria fino al più alto grado. La psicostoria studia le reazioni non del singolo uomo ma dell’uomo in quanto massa. Una massa formata da milioni di esseri umani. Con l’applicazione di questa scienza si possono prevedere con precisione assoluta le reazioni delle masse a determinati stimoli. Hari Seldon studiò i fattori sociologici ed economici dei suoi tempi, ne vagliò gli sviluppi, previde l’inarrestabile decadenza della civiltà e il conseguente periodo di trentamila anni di caos prima che un nuovo impero potesse nascere dalle rovine del precedente. Era troppo tardi per arrestarne la caduta, ma non troppo per ridurre il periodo di barbarie.”
Nasce dunque il “piano Seldon”, che prevede la costituzione di due Fondazioni, una nota e una segreta (nascosta non si sa dove), con lo scopo di limitare il caos a un periodo di mille anni. La prima Fondazione viene collocata di un piccolo pianeta periferico, Terminus. Pochi conoscono i veri scopi degli scienziati che prendono possesso di Terminus per ordine dello stesso imperatore, che Seldon ha convinto a finanziare la compilazione di una “Enciclopedia Galattica” destinata a raccogliere e tramandare tutto il sapere umano: un lavoro, questo, di copertura. Ma gli stessi enciclopedisti, pur consapevoli di far parte di un piano, nulla sanno di ciò che gli aspetta. I membri della Seconda Fondazione, dovunque siano, conoscono invece qualcosa di più e sono chiamati a controllare che tutto proceda secondo le previsioni.
In “Fondazione e Impero”, però, irrompe sulla scena un elemento imprevisto che sembra mandare a monte il Piano Seldon: l’avvento, appunto imprevedibile, di un mutante, detto il Mulo, in grado di conquistare, grazie ai propri poteri mentali, l’intera galassia. Il Mulo è infatti in grado di plasmare le menti, assoggettando chiunque ai propri voleri e portando dalla propria parte gli stessi generali degli eserciti avversari. Preso il controllo di Terminus, il pianeta periferico su cui Seldon aveva collocato la Prima Fondazione, il Mulo può dominare i resti dell’Impero. Ma la Seconda Fondazione agisce nell’ombra per riportare il Piano sui binari previsti dalla psicostoria.
In “Now you see it” Asimov mostra come gli uomini della Seconda Fondazione riescono a sconfiggere il Mulo attirandolo in una trappola: con una perfetta pianificazione degli eventi gli fanno credere di aver individuato la loro base, ma si tratta di un inganno. Scopriamo che anche gli agenti della Seconda Fondazione hanno maturato, con gli anni e il costante esercizio, la capacità di controllare le menti. La trappola predisposta contro il Mulo è geniale e perfetta, non meno di quella messa in atto subito dopo contro la rediviva Prima Fondazione. Già, perché su Terminus, ritornata la sede del potere, non si è disposti ad accettare di venire eterodiretti da misteriosi individui nascosti chissà dove, che condizionano di nascosto le loro facoltà intellettive. Assistiamo quindi allo scontro fra Prima e Seconda Fondazione in “And Now You Don't”. Ma dov’è nascosta, la Seconda Fondazione? Seldon aveva detto che si trova “sul lato opposto della galassia”. Un indizio molto labile, che aveva portato il Mulo a ritenere possibile che si trattasse del pianeta Tazenda, periferico come Terminus ma, appunto, in posizione opposta. Ma la sezione della spirale galattica è un disco ovale, e indicando un punto sul bordo e facendo il giro, si torna dove siamo partiti. Quindi all’opposto di Terminus c’è Terminus stesso. E’ sul pianeta della Prima Fondazione che gli ex-enciclopedisti credono di individuare la Seconda, i cui agenti sarebbero stati da sempre mescolati fra loro. Ma è davvero così? I colpi di scena si susseguono fino alla sorprendente rivelazione finale, con la prospettiva che il Piano Seldon sia tornato, dopo cinquecento anni, sui binari previsti dalla psicostoria. Proprio il fluire dei secoli è uno degli elementi più affascinanti della saga della Fondazione. Si resta di tanto in tanto perplessi dal fatto che Asimov parli ancora di giornali di carta, di banconote e persino di sigarette, ma è chiaro che non gli importa di questi particolari. Se è per questo non ci sono neppure alieni e robot. I protagonisti sono uomini, con le loro dinamiche mentali. Immaginando la psicostoria, in realtà, lo scrittore ha anticipato l’uso dei Big Data che già oggi forniscono ai matematici modelli in grado di prevedere il futuro.