giovedì 20 aprile 2017

THE BIG BOOK OF PUSSY





THE BIG BOOK OF PUSSY
di Dian Hanson 
Taschen
2011, cartonato, 

374 pagine, 40 euro

Si tratta di uno dei cinque imperdibili e monumentali tomi dedicati dalla benemerita Casa editrice di Colonia, specializzata in libri di foto e illustrazione, ad altrettanti parti del corpo umano. Esistono infatti i "big book" riservati, oltre che alle pussy, ai breast, alle legs, al butt e ai penis. I testi sono multilingue (tra cui l'italiano) ma ovviamente sono le immagini a fare da padrone. Il grande formato enciclopedico consente una visione panoramica dei soggetti fotografati. La copertina, geniale, dotata di un lato A e di un lato B che mostrano appunto il davanti e il didietro di un bacino femminile, è corredata da una sovraccoperta di plastica trasparente con una mutandina nera che si può togliere mettendo a nudo quel che c'è sotto. Il sommario prevede una suddivisione per anni, a partire dal 1900 fino al 2011, in cinque grandi sezioni. Se si fosse voluto partire dalle raffigurazioni pittoriche il libro avrebbe potuto mostrare graffiti rupestri nelle caverne degli uomini primitivi, come spiega l'autrice, tanto il soggetto ha sempre interessato gli esseri umani. Si parte invece da fotografie dell'inizio del secolo scorso (una scena lesbo alquanto hairy) fino a recentissime rappresentazioni in 3D. Lo scopo è mostrare come si è evoluto nel corso dei decenni il gusto estetico sia nell'esibire (da parte della donna) che nel riprodurre (da parte del fotografo) il sesso femminile. Ci sono, ovviamente, immagini elaborate e di buon gusto artistico e pose triviali e ginecologiche, e tutte comunque hanno un senso perché se qualcuno le ha realizzate e riprodotte vuol dire che c'è sempre stato un perché, un bisogno da soddisfare, un tabù da infrangere, un gioco da giocare, un brivido da provare e far provare. E' interessante confrontare la parte al tutto, per cui la "pussy" ha sempre una corrispondenza estetica e caratteriale con la sorridente e complice proprietaria che la ostenta. Inoltre, il volume sfata la credenza (ammesso che ci sia chi la crede) che le "pussy" siano tutte uguali. Assolutamente no, come ben sanno gli intenditori.

martedì 18 aprile 2017

L'ARTE DI FERRI



L'ARTE DI FERRI
di Graziano Romani
Panini Books
2013, brossurato, 

128 pagine, euro 22

Si tratta del secondo volume di una collana inaugurata  con "L'arte di Galep", opera dello stesso autore, Graziano Romani, noto anche e soprattutto come eccellente musicista rock, avendo all'attivo una ventina di album realizzati come solista e insieme alla sua band "Rocking Chairs". Fra le altre cose, Graziano ha inciso quattro CD dedicati a Zagor, Tex, Mister No e Diabolik. Oltre che in campo musicale, però, Romani è attivissimo,anche come saggista e storico del fumetto, settore in cui può vantare una competenza invidiabile. Insieme al sottoscritto ha firmato, tra il 2009 e il 2011, tre libri dedicati a Ferri, Ticci e Nolitta, editi da Coniglio. Poi, ecco giungere, soltanto a firma sua, i due volumi su Galep e, di nuovo, su Ferri, pubblicati da Panini. Le caratteristiche dei saggi della collana "L'arte di..." sono quelle di abbinare la scelta di grandi maestri della nona arte con una selezione di immagini riprodotte il più possibile dagli originali e scelte fra quelle meno viste, se non inediti tolti dai cassetti, corredati da un testo che ne faccia la disamina. La parte prettamente saggistica del volume è interessante, scorrevole, accattivante, esaustiva. Ma, soprattutto, sono le illustrazioni a fare la parte del leone. Il grande formato del libro (21 x 30 cm) valorizza i disegni del maestro ligure, stampati al meglio in ogni dettaglio e in modo che si possa percepire ogni morbida pennellata. Oltre alle copertine più classiche, rese però in modo che su vedano le correzioni, i bianchetti, i segni del lapis, il nastro adesivo, i titoli aggiunti dai grafici, ecco le illustrazioni a colori realizzate da Ferri per dei bozzetti pubblicitari o per copertine di libri, o per favole per bambini. Così come ecco tavole poche viste della produzione italiana e francese precedente a Zagor. Non manca, ovviamente, Mister No. A tutto ciò si aggiunge lo scoop di un personaggio inedito, un progetto rimasto nel cassetto, ideato da Ferri negli anni Ottanta insieme al figlio. A concludere l'imperdibile volume, una bibliografia e una cronologia delle opere. A precederlo, una mia prefazione dal titolo "Un maestro per amico". Sfogliarlo permette di capire perché Gallieno (1929-2016) sia stato uno dei disegnatori più amati in Italia e nel mondo.

lunedì 17 aprile 2017

AAA ASSO DECONTAMINAZIONI INTERPLANETARIE E ALTRI RACCONTI



AAA ASSO DECONTAMINAZIONI INTERPLANETARIE
E ALTRI RACCONTI
di Robert Sheckley
Urania Millemondi n° 65
Mondadori
Autunno 2013, brossurato
450 pagine, 7.50 euro


Si tratta di tre diverse antologie di racconti di fantascienza, radunate in un solo volume: "AAA Asso Decontaminazioni Interplanetarie", "Fantasma Cinque" e "Giardiniere di uomini". In tutto, trentuno piccoli gioielli usciti dalla penna di uno dei migliori autori della SF mondiale, per quanto sui generis. "Bizzarro maestro della letteratura ebraico-americana, oltre che tranquillo rivoluzionatore" del genere fantascientifico, lo definisce Giuseppe Lippi nella sua introduzione, in cui racconta anche il suo personale incontro con Robert Shekovsky, questo il vero cognome dello scrittore, che era nato a New York nel 1928 da genitori di origine polacca. "Bizzarro" è un aggettivo che calza a pennello a Sheckley, in quanto è difficile definire i suoi racconti con una precisa etichetta, essendo tutti border line o, se proprio vogliamo, decisamente al di là di ogni confine. Mai si tratta di fantascienza "rigorosa" in senso scientifico, sempre si notano aspetti umoristici, satirici, fantastici, metaforici tesi a sorprendere, spiazzare, incantare, in ogni caso divertire i suoi lettori. Mai lo scrittore fa sfoggio di retorica o accondiscendenza verso una morale comunemente intesa, né di ricercatezza nello stile, che anzi è sobrio, sintetico e mirato verso un bersaglio ben preciso: la maggiore efficacia possibile, al di là di ogni fronzolo non giustificato. Data l'asciuttezza, la sintesi e l'umorismo che lo contraddistinguono, Sheckley riesce meglio nei racconti che nei romanzi (subito sotto trovate recensito il suo "Anonima Aldilà", sempre pubblicato su Urania). Le tre diverse parti dell'antologia hanno ciascuna caratteristiche peculiari. I primi sette racconti sono altrettante esilaranti avventure di una coppia di "disinfestatori" spaziali, Gregor e Arnold, in un futuro in cui il viaggio interstellare è così facile e a buon mercato che chiunque può comprarsi uno dei miliardi di pianeti sparsi per l'universo e abitarci da solo, o con la sua famiglia, o con un piccolo gruppo di multiproprietari. Però, i pianeti vanno ripuliti da eventuali forme di vita ostili, o da gas tossici nell'atmosfera, oppure ne va regolata la meteorologia. La seconda parte raccoglie racconti eterogenei ma tutti affascinanti per argomento e soluzioni: si va dalla storia classica e tutto sommato tradizionale dei due astronauti atterrati su un pianeta spazzato da venti eccezionalmente forti, all'anticipazione (nel 1958, anno in cui venne scritto) di un reality show televisivo in cui un concorrente deve sfuggire alla caccia di un gruppo di killer mentre tutto viene seguito dalle telecamere e il pubblico da casa può decidere per chi tifare o materialmente intervenire nello spettacolo aiutando o ostacolando chi crede. Il migliore di tutti è "Il magazzino dei mondi", in cui un apparecchio consente a chi se lo può permettere di vivere per un anno nel mondo dei suoi sogni, in cambio però di dieci anni di vita nel mondo reale; però non è male anche "Nuova Invasione" in cui tutte le spedizioni esplorative degli alieni per studiare la possibilità di invadere la Terra non tornano più indietro e nessuno di loro capisce il perché, finché anche l'ultima, mandata a risolvere in modo definitivo il mistero, fa la stessa fine (ma almeno i lettori scoprono, divertendosi molto, il perché). Nella terza parte, più "strana" e fantastica, brilla "Raddoppio", un racconto in cui il diavolo offre a un uomo la possibilità di chiedere qualunque cosa voglia, a patto però che, nello stesso tempo, il suo peggior nemico abbia esattamente il doppio. Un bel dilemma. Voi che fareste?

domenica 16 aprile 2017

SHAKESPEARE IN LOVE



William  Shakespeare era bisessuale? Forse sì. Pare infatti che molti dei suoi sonetti siano stati scritti non solo per la famosa (e misteriosa) Dama  Bruna, ma anche per il conte di Southampton, un nobile giovane e bello che, a detta di alcuni, era anche amante del Grande Bardo. Ora, la cosa non dovrebbe scandalizzare nessuno - di certo, non me. Però, è anche vero che i tempi che stiamo vivendo sembrano all'insegna, dopo il passaggio del ciclone sessantottino, di un rinnovati moralismo. Sono spariti i topless dalle spiagge e i nudi dai film, c'è chi vorrebbe togliere i corpi femminili dalle pubblicità (per pudichi che siano), chi si risente per i cortei del gay pride, chi interroga in tribunale questa o quella modella o soubrette chiedendo particolari della sua vita sessuale, chi denuncia gli autori di fumetti come causa prima della depravazione della gioventù, chi vorrebbe far indossare il saio alle Veline, chi censura il concorso di Miss Italia. Ai tempi di Shakespeare le cose non dovevano essere molto diverse. L'esuberanza sessuale del poeta e commediografo provocò le stesse invidie, cattiverie, maldicenze, attacchi, accuse e pettegolezzi dei bigotti che purtroppo suscitano ancora oggi certe cose. Con la differenza che sono passati alcuni secoli e insomma, i moralisti potrebbero anche aver capito che sarebbe l'ora di finirla di sbirciare nelle vite altrui e  lasciare che, almeno a letto, finché si tratta di adulti consenzienti,  ognuno si comporti come meglio crede. Shakespeare, tuttavia, redasse una sferzante risposta a chi si occupava della propria condotta morale. E' contenuta nel suo sonetto 121, attualissimo e illuminante ancora oggi sulla psicologia dei moralisti.


Scrive a questo proposito il critico letterario Harold Bloom: "Questi versi rappresentano l'espressione più potente nella letteratura in  lingua inglese di un individuo condannato per le sue scelte erotiche dagli  'occhi corrotti' degli altri, che sono loro stessi 'storti', vale a dire  disonesti, e avrei voluto che la poesia venisse letta più volte in televisione durante la recente orgia nazionale di virtù scandalizzata cui hanno dato vita mezzibusti e membri del Congresso. Ne consigliamo la lettura  al presidente William Jefferson Clinton".  Già, Bill Clinton avrebbe dovuto difendersi proprio recitando Shakespeare, invece di cospargersi il capo di cenere e recitare la parte del balbettante fedifrago.

Il sonetto (che poi proporrò per intero per i più curiosi, anche in  inglese) comincia con due versi che sono quasi un aforisma (la traduzione è mia):  "Meglio essere degenere, che soltanto sembrarlo / se tanto, anche se non lo sei,  ti accusano d'esserlo".  E i secondi due versi non sono meno ficcanti:  "Vano sarebbe ogni piacere che fosse giudicato giusto / non perché così lo senti tu, ma perché così lo giudicano gli altri". Già... stupido comportarsi non secondo ciò che si sente, ma per timore del giudizio altrui, e solo per quello. E poi si chiede il poeta:  "E perché mai dovrebbero gli occhi falsi e corrotti degli altri / sputare sentenze sul mio sangue pieno di vita?  E perché ci sono spioni dei miei errori che sbagliano più di me / ma si arrogano il diritto di giudicare errato quel che io credo giusto?" 

Il mondo è pieno di gente meschina che sparge calunnie, che si vendica, che odia, che  perseguita, che è arrogante e prepotente, che denigra, che ruba, che  censura, che fa violenza domestica, che è gretta e che è meschina, tanto per tenerci sulle cose da poco, ma pretende di sputare sentenze sulla condotta morale, soprattutto di letto, degli altri.  Ed ecco un verso potentissimo, la liberatoria autoaffermazione di sè: "No, io sono quel che sono! E quelli che puntano il dito / contro i miei eccessi, fanno il conto dei propri". No, I am that I am, and they that level / at my abuses reckon up their own. Bellissimo quell' I am that am! Io sono quel che sono. Ognuno di noi dovrebbe sentirsi libero di essere quel che è, senza paura degli sputasentenze. Infatti: "Potrei essere io il diritto e loro gli storti!"  E per finire: "Non mi interessano i loro immondi pensieri / a meno che non vogliano dire,  a danno di tutti / che ogni uomo è comunque malvagio e nella malvagità ci  sguazza". Applausi.

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Meglio essere degenere, che soltanto sembrarlo 
se tanto, anche se non lo sei, ti accusano d'esserlo 
Vano sarebbe ogni piacere che fosse giudicato giusto 
non perché così lo senti tu, ma perché così lo giudicano gli altri. 

E perché mai dovrebbero gli occhi falsi e corrotti degli altri 
sputare sentenze sul mio sangue pieno di vita? 
E perché ci sono spioni dei miei errori che sbagliano più di me 
ma si arrogano il diritto di giudicare errato quel che io credo giusto? 

No, io sono quel che sono! E quelli che puntano il dito 
contro i miei eccessi, fanno il conto dei propri. 
Potrei essere io il diritto e loro gli storti! 

Non mi interessano i loro immondi pensieri 
a meno che non vogliano dire, a danno di tutti 
che ogni uomo è comunque malvagio e nella malvagità ci sguazza. 


'Tis better to be vile than vile esteemed 
when not be receives reproach of boeing. 
And the just pleasure lost, which is so deemed 
not by our feeling but by others' seeing. 
For why should others' false adulterate eyes 
give salutation to my sportive blood? 
Or on my frailties why are frailer spies 
which in their wills count bad what I think good? 
No, I am that I am, and they that level 
at my abuses reckon up their own; 
I may be straight though they themselves be level 
By their rank thoughts my deed must not be shown 
unless this general evil they maintain 


all men are bad and in their badness reign. 

sabato 15 aprile 2017

PORN TO BE ALIVE



PORN TO BE ALIVE
di AA.VV.
80144 Edizioni
2015, brossurato
220 pagine, 14 euro

Partendo dal presupposto che s', assolutamente, porn to be alive, il porno per sentirsi vivi (suvvia, senza il brividini del porno la vita non sarebbe speziata allo stesso modo), questa brillante antologia propone nove racconti in prosa e quattro brevi storie a fumetti, assolutamente hard e assolutamente gradevoli. Nessuna ipocrisia sul "porno d'autore, inteso nel senso che se una cosa l'ha scritta un famoso scrittore allora è erotismo e dunque la si accetta, mentre se la firma non è di quel tale che scrive sul giornale allora no, che schifo. I pornografi che hanno scritto (bene) i racconti di questo aureo libretto, pur niente affatto dilettanti allo sbaraglio (e di sicuro senza alcuna soggezione), non hanno voluto fingere di dedicarsi a raccontare nient'altro se non il sesso goduto. Peraltro, una autrice come Elena Bibolotti è tutt'altro che sconosciuta e fra i fumettisti spicca Giuseppe Manunta, la cui fama è internazionale. Si accusa spesso il porno di non essere sostenuto da una trama, come se, in quest'ambito, l'intelaiatura fosse importante e non contassero di più i particolari, i momenti, i passaggi, gli scambi, le danze dei corpi, le luci, i sospiri, i dettagli. Ma, in "Porn to be alive", l'accusa è ingiustificata perché tutti i racconti hanno una storia a sostegno. Una chicca, senza pretese, ma una chicca.

giovedì 13 aprile 2017

TOPOLINO CLASSIC EDITION RODOLFO CIMINO







TOPOLINO CLASSIC EDITION 
RODOLFO CIMINO
di Rodolfo Cimino
Panini Comics
2016, brossurato
370 pagine, 7.90 euro

"Favole immortali del grande cantastorie Rodolfo Cimino", spiega il sottotitolo: nella collana dei volumi dedicati ai grandi autori Disney italiani eccone uno che raccoglie dodici storie sceneggiate da uno dei maestri della vecchia guardia, Rodolfo Cimino (1927 – 2012), appunto. Che era uno sceneggiatore ma scriveva sceneggiature disegnate, veri e propri storyboard realizzasti a mano, e spediva i suoi lavori per posta ordinaria anche quando già da tempo tutti usavano le mail, come racconta Stefano Ambrosio nella sua postfazione. Altri interventi e testimonianze (tra cui quelle di Giorgio Cavazzano e Silvia Ziche) arricchiscono l'antologia e rendono ragione della particolare poetica umoristica di un autore votato ai Paperi e caratterizzato da un vignettone iniziale che "riassume" il senso della storia in una sorta di panel introduttivo che funge quasi da trailer. Cimino, della scuola disneyana veneta, iniziò come aiutante di Romano Scarpa come gagman, ed era molto divertente anche nella vita privata (anche se funestata da alcune vicende giudiziarie in seguito alla sua attività di amministratore locale, da cui per fortuna è uscito indenne).

mercoledì 12 aprile 2017

TOPOLINO CLASSIC EDITION SERGIO ASTERITI




TOPOLINO CLASSIC EDITION 
SERGIO ASTERITI
di Sergio Asteriti
Panini Comics
2017, brossurato
370 pagine, 7.90 euro

Avventure fuori dal tempo disegnate da Sergio Asteriti", recita la scritta sulla copertina del volume che, a tutti gli effetti, è qualcosa di più di un semplice albo di Paperi e Topi fra i tanti rintracciabili in edicola. Dopo altri eleganti e voluminosi brossurati del medesimo formato dedicati ai maestri Disney italiani, questa volta è toccata al veneziano (classe 1930) Asteriti, il decano della categoria, che si è visto raccogliere dodici suoi racconti pubblicati tra il 1964 e il 2017, corredata da testi che testimoniano l'importanza dell'autore nell'ambito della produzione disneyana. Confesserò adesso una cosa - di cui farò però subito pubblica ammenda: da bambino e da ragazzo, fino insomma all'età della ragione, a me Asteriti non piaceva. Lo riconoscevo subito e, se anche lo leggevo perché leggevo tutto, gli preferivo Romano Scarpa o Giovanni Battista Carpi. Questo perché, nonostante la mia età, ero comunque in grado di distinguere le mani degli autori pur non conoscendone i nomi, ma anche perché, in effetti, Asteriti era inconfondibile. A me sembrava troppo grottesco, carico, esasperato nei dinoccolamenti, nelle espressioni, nelle inquadrature. Adesso capisco una cosa fondamentale: il disegnatore veneto era in grado di avere uno stile personale, che non si appiattiva nell'imitazione di una linea grafica, e dimostrava come si potesse interpretare in modo originale e addirittura trasgressivo la tradizione Disney, aprendo la strada ad altri innovatori quali Cavazzano e, in tempi più recenti, Celoni. Ai miei occhi di allora poi Asteriti aveva il "torto" di preferire i Topi ai Paperi, in anni in cui, purtroppo, Topolino era diventato un po' troppo piccolo borghese e addirittura una sorta di perbenista se non addirittura di questurino. Le storie di Zio Paperone erano invece quelle che a me piacevano di più e Asteriti le disegnava di meno (nell'antologia di cui stiamo parlando ce n'è soltanto una, molto gradevole peraltro). Vero è che conta molto lo sceneggiatore: chiamato a illustrare storie brillanti, come "Topolino e il contrabbando marino" o "Topolino e il mistero della base lunare" il maestro veneziano brilla anche lui di più. Dove però davvero si manifesta il suo talento è nelle illustrazioni "libere", a tutta tavola, compresa quella del suo autoritratto in Piazza San Marco, pubblicato in appendice.