martedì 31 dicembre 2024

LA PALUDE MALEDETTA

 


 
Moreno Burattini
Arturo Lozzi
LA PALUDE MALEDETTA
Sergio Bonelli Editore
cartonato, 2024
80 pagine, 19 euro
 
Nel 2019, in occasione del cinquantennale del classico intitolato “Zagor racconta…”, scritto da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e illustrato da Gallieno Ferri, venne dato il via a un progetto di rinarrazione (non già di riscrittura) del passato dello Spirito con la Scure, ovvero il “romanzo di formazione” che porta il giovane Patrick Wilding a dare un senso alla propria vita, vestendo i panni del peacekeeper armato, garante della giustizia nella foresta di Darkwood, in un costante tentativo di mantenere la pace fra le varie comunità ed etnie che la popolano. 
 
Nacque così la collana “Le Origini”, accolta da un lusinghiero successo di pubblico e di critica, di cui “La palude maledetta” è il settimo volume. I primi sei episodi hanno svelato quanto era rimasto di non spiegato e non detto nella storia del 1969, senza entrare in contraddizione con ciò che già sapevamo. Sono stati raccontati gli anni dell’eroe che vanno dalla sua infanzia fino al momento in cui veste i panni dello Spirito con la Scure. La narrazione si interrompe allorché l’eroe decide di costruire la sua capanna in un luogo ritenuto tabù dai nativi della foresta, la palude di Mo-Hi-La, in modo da creare attorno alla sua figura un’aura leggendaria, quella di un uomo che ha osato sfidare gli spiriti maligni.
 
 
 
“La palude maledetta” prosegue dunque il racconto, ripartendo proprio da lì. Guido Nolitta, però, a proposito di Mo-Hi-La, non ha mai detto una parola di più di quanto troviamo scritto ne “La foresta degli agguati”, la striscia di esordio datata 15 giugno 1961. Zagor spiega a Cico, che gli chiede cosa sia la “Terra Tremante” verso cui il Re di Darkwood lo sta conducendo: “E’ il nome che gli indiani danno alla palude di Mo-Hi-La ed è proprio laggiù che io ho il mio rifugio. Vedi quella specie di isolotto che si alza nel mezzo della palude? Quello sarà la tua casa, d’ora in poi”. E poiché Cico sembra spaventato dai pali con i teschi piantati nell’acqua tutto intorno, Zagor prosegue: “Niente paura, vecchio mio… tutto questo fa parte della messa in scena che ho preparato per tenere alla larga i curiosi. Gli indiani, infatti, considerano la palude come il regno degli spiriti e si guardano bene dal mostrarsi da queste parti”.
 


Quanto al perché l’eroe dalla casacca rossa abbia scelto proprio quella striscia di terra asciutta, “Zagor Racconta…” non ci viene in aiuto. Essendo stato invitato dalla Casa editrice a completare la serie de “Le origini” fino al numero dieci, coprendo l’arco di tempo (non sappiamo quanto lungo) tra l’apparizione ai sakem e l’incontro con Cico, mi sono reso conto di non poter contare sul supporto di un “ipse dixit” nolittiano. Però abbiamo una fonte, meno autorevole ma del resto l’unica, da cui attingere. Fino al 2016 nessuno, nello staff degli sceneggiatori della serie, volle provare a immaginare da che cosa derivasse la pessima fama del luogo presso i nativi. Poi, in quell’anno, il sottoscritto (nelle vesti di sceneggiatore) e il disegnatore Walter Venturi, realizzammo un breve racconto di sedici tavole, pubblicato a colori e intitolato “Mo-hi-la, la palude maledetta”, in occasione dell’uscita dell’album di figurine dedicato a Zagor dalla Casa editrice Panini.
 
 
Volutamente, visto che molte vignette avrebbero dovuto servire da base per una sagomatura di adesivi fustellati, e in coerenza con il tono giocoso del contenitore, alla vicenda narrata venne dato un tono leggero in cui le sequenze più horror venivano sdrammatizzate. Nel 2018 le stesse sedici pagine vennero riproposte, sempre a colori, nel volume della Sergio Bonelli Editore “Io, Zagor” e successivamente comparvero, in bianco e nero, all’interno dello Speciale Zagor n° 35 del 2022. 
 
 

 
Tuttavia, l’argomento meritava un maggiore approfondimento e una trattazione più drammatica. Mi fu subito chiaro che il settimo volume de “Le Origini” sarebbe stata l’occasione adatta. Nell’attesa che riprendessero le pubblicazioni (momentaneamente sospese dopo il n° 6), una anteprima di quaranta tavole in bianco e nero venne pubblicata nel 2021 nel Magazine dedicato al sessantennale dell’eroe di Darkwood. Adesso, potete leggere il racconto completo e a colori, illustrato da Arturo Lozzi, dimostratosi straordinariamente efficace alle prese con lo Spirito con la Scure (c’è un suo breve racconto sullo Zagor Più n° 3, che funge da prova generale).
 
 

 
Il cartonato “La palude maledetta” (grande formato, sessanta tavole a fumetti, ricco apparato critco e iconografico) è stata presentato a Città di Castello a metà ottobre del 2024, in anteprima sull’uscita in occasione di Lucca Comics & Games nel novembre dello stesso anno. Ecco due foto della prsentazione in terra umbra (Lozzi è per l'appunto umbro).
 
 
 

 
E' disponibile anche una versione variant cover: le due copertine (vedete la variant qui sotto) sono entrambe opera dell'ottimo Michele Rubini (umbro a sua volta). L’ottavo, il nono e il decimo volume usciranno nel corso del 2025. 

 

A me e ad Arturo sono giunti numerosi apprezzamenti, ma mi è capitato di leggere una critica davvero singolare a cui vorrei rispondere. Un lettore, non so se rappresentativo di una nutrita corrente di pensiero o singolo detrattore, si lamenta più o meno (cerco di riportare il suo pensiero per come l’ho capito) del fatto che “La palude maledetta” riporti la versione dei fatti già nota dopo la storia dell’album di figurine e dopo l’anteprima del Magazine del sessantennale. “Mi aspettavo qualcosa di diverso”, commenta più o meno. 
 
Ora, l’anteprima del 2021 era appunto una anteprima, quindi logicamente le tavole già pubblicate (trentasette su sessanta, essendo ventitré quelle nuove, ma con numerosi rimontaggi) propongono le stesse vignette, però colorate. Se poi la critica riguarda lo svolgimento della trama, ugualmente non si capisce come sarebbe stato possibile raccontare cose diverse avendo stabilito (per di più, in due occasioni) che gli avvenimenti erano stati quelli. Viene da pensare che il contestatore si sarebbe aspettato “qualcosa di diverso” anche durante i volumi ispirati da “Zagor Racconta…”. Magari avrebbe preferito sentirsi dire che la mamma di Patrick Wilding aveva lasciato il marito innamorata di Salomon Kinsky? Non so, davvero si potrebbe raccontare “qualcosa di diverso” contraddicendo ciò che già si sa? Mah.  
 
Se uno criticasse “La palude maledetta” per i dialoghi banali o delle falle logiche nella sceneggiatura, non mi resterebbe che prendere atto della contestazione ragionando su quanto di vero possa esserci, per fare meglio in futuro. Ma se la critica riguarda l’aver conservato la stessa versione dei fatti già data due volte in precedenza, allibisco e mi cadono le braccia. Per consolare i detrattori che sostengono questa tesi, anticipo comunque che l’ottavo volume de “Le Origini”, disegnato da uno strepitoso Darko Perovic, per l'appunto racconterà in modo diverso fatti già noti, per motivi che saranno spiegati nella mia postfazione.
 

 


  

domenica 22 dicembre 2024

SAMURAI



 
Guido Nolitta
Franco Bignotti
SAMURAI
Sergio Bonelli Editore
2024, cartonato
256 pagine, 28 euro

Per la prima volta, un cartonato bonelliano dedicato a raccogliere in un volume a colori e di grande formato un classico della saga di Zagor (una tradizione che si rinnova ogni anno) non propone ai lettori una storia illustrata da Gallieno Ferri, ma da Franco Bignotti (1930-1991), continuando comunque a pubblicare racconti scritti da Guido Nolitta (lo pseudonimo con cui l’editore Sergio Bonelli, che creò il personaggio nel 1961, firmava i fumetti da lui sceneggiati), da sempre i più amati dal pubblico degli aficionados zagoriani. Non ci sono dubbi sul fatto che sia l’avventura che il disegnatore (dando per scontato l’omaggio a Nolitta) meritassero una edizione di pregio, alla quale ho contribuito anch’io con una illustrata prefazione di cui riporto qui di seguito alcuni estratti.

Qualcosa di nuovo sul fronte orientale
di Moreno Burattini

Le date sono importanti. La storia di Zagor “Arrivano i Samurai”, raccolta per la prima volta in questo volume, uscì originariamente a puntate su tre albi della Collana Zenith distribuiti in edicola tra il marzo e il maggio del 1975. Datato 1971 è invece un film, “Sole rosso”, diretto da Terence Young e interpretato da Charles Bronson, Alain Delon, Ursula Andress e Toshiro Mifune. Qual è il collegamento? Chiunque abbia letto qualche avventura a fumetti dello Spirito con la Scure sa che non si tratta di racconti definibili come western così come di solito li si intende, ma che, anzi, le contaminazioni fra i generi sono quasi la regola. Anche “Sole rosso”, dal canto suo, è una pellicola che intreccia l’ambientazione del classico Far West con suggestioni esotiche di tipo diverso: infatti, uno dei protagonisti (quello, anzi, che soprattutto buca lo schermo) è un samurai, Kuroda, che ha la missione di recuperare una preziosa spada, dono dell’imperatore del Giappone al presidente americano Grant, rubata da alcuni banditi mentre viene trasportata in treno dalla costa occidentale a quella orientale. Sergio Bonelli (che firmava le sue sceneggiature con lo pseudonimo di Guido Nolitta) era appassionato cinefilo in grado di citare, a richiesta e con una memoria prodigiosa, trame, cast e date di infinite pellicole. Più volte l’autore ha raccontato, nelle sue interviste, come i suoi racconti nascessero non già da chissà quale lunga elaborazione e da ripetuti aggiustamenti in corso d’opera, quanto piuttosto istintivamente, assecondando l’estro creativo di una scrittura che fluiva di getto. Il trucco perché questa tecnica desse buoni frutti, al di là del grande talento affabulatorio di cui era dotato, era semplicissimo: Bonelli saccheggiava il grande magazzino delle letture e dei film che aveva visto, scegliendo quello che, da ragazzo, lo aveva impressionato, gli aveva fatto paura, lo aveva lasciato a bocca aperta. Dopodiché, filtrandoli opportunamente, cercava di trasmettere gli stessi brividi a chi leggeva i suoi fumetti.  Zagor è un eroe trasversale ai generi, e le sue storie come il regno della contaminazione fra le suggestioni più diverse appunto perché dentro lo stesso sceneggiatore, consumatore onnivoro di cinema e carta stampata, ribollivano le idee suggerite dalla fruizione di ogni tipo di “fabula”.
Sicuramente del background culturale nolittiano facevano parte molti film con protagonisti dei samurai, a partire da “I sette samurai”, capolavoro di Akira Kurosawa del 1954, interpretato peraltro anch’esso da Toshiro Mifune. Della lista fanno di certo parte anche “Harakiri” di Masaki Kobayashi (1962) e “13 assassini”, di Eichi Kudo (1963). Però, a ben guardare, è soprattutto “Sole rosso” il principale punto di riferimento, perché il regista Terence Young porta i samurai nel western, e dunque opera una contaminazione: un suggerimento irresistibile per uno come Sergio Bonelli. Peraltro, il guerriero giapponese Kuroda, nel film, ha la caratteristica di citare di continuo il Bushido, il codice d’onore dei samurai, cosa che anche Nolitta fa fare al principe Okada Minamoto, il nobile alla guida di un piccolo esercito personale giunto a Darkwood direttamente dal Giappone. (…) Come suo solito, Nolitta non si limita a raccontare una semplice storia d’avventura, ma sfoggia erudizione e documentazione, descrivendo i samurai con una quantità di informazioni come raramente capitava di riscontrare nei fumetti popolari degli anni Settanta. Ma, soprattutto, scava nelle psicologie dei personaggi scrivendo tavole indimenticabili come quelle del duello fra Zagor e Minamoto. C’è soprattutto un discorso che l'eroe di Darkwood pronuncia di fronte a un suo avversario, che descrive perfettamente la filosofia che guida e sostiene il braccio dell’eroe: "Anche la mia vita, non c'è dubbio, è segnata dal marchio della violenza - dice lo Spirito con la Scure al guerriero giapponese che gli sta davanti - ma tra noi esiste fortunatamente una differenza incolmabile! Se io combatto, se io uccido, è soltanto perché la situazione di questo meraviglioso ma ancora selvaggio Paese me lo impone! Un giorno, spero, giuste leggi, mentalità più aperte smusseranno i punti di attrito tra gli abitanti di Darkwood e i conquistatori bianchi... in quel preciso istante io rinuncerò senza alcun rimpianto alla mia immagine di combattente e di guerriero, e sarò lieto di buttare nel più profondo dei fiumi quella scure che ora considero un mezzo sgradevole ma indispensabile per ottenere un po' di giustizia!". Nel 2005, sulla collana Zenith, è apparsa un’avventura che costituisce il sequel al classico pubblicato in questo volume. Ne è protagonista il giovane samurai Takeda, che è fra i guerrieri al servizio del principe Minamoto rimasti in Giappone in attesa del suo ritorno e che, divenuto un ronin, riceve l’incarico di uccidere lo Spirito con la Scure, raggiungendolo dovunque si trovi.



sabato 7 dicembre 2024

M. L’OMBRA DEL DESTINO



Antonio Scurati
M.
L’OMBRA DEL DESTINO
Bompiani
2024, brossurato
670 pagine, 24 euro

E’ necessario un riassunto delle puntate precedenti. “M. L’ombra del destino” è la quarta parte di una monumentale biografia di Benito Mussolini, iniziata con “M. Il figlio del secolo”, vincitore del premio Strega 2019. Cliccando sul titolo potete leggere la recensione apparsa a su tempo su questo blog.
Non si tratta di un vero e proprio romanzo, ma non è neppure un saggio storico. L’autore, l’accademico napoletano Antonio Scurati (1969), lo definisce “romanzo documentario”. Di Mussolini, nel primo tomo, si racconta l’ascesa al potere in Italia negli anni che vanno dal 1919 al 1924, più o meno dalla fondazione dei “Fasci di combattimento” fino all’ omicidio di Giacomo Matteotti. Non è solo del Duce che si parla ma, attraverso di lui, si descrivono le figure di molti altri personaggi: Matteotti, appunto, ma anche Gabriele D’Annunzio, Filippo Turati, Italo Balbo, Amerigo Dùmini, Nicola Bombacci, Luigi Facta, solo per citare alcuni dei protagonisti di quel tragico quinquennio.
Nel 2020 esce il secondo volume, “M. L’uomo della Provvidenza”, che narra gli avvenimenti dal 1924 al 1932. Vi si narra il consolidamento del regime attraverso la progressiva soppressione delle più elementari regole democratiche e l’accentramento del potete nelle sole mani del Duce, che arriva a sottrarsi addirittura dal controllo del Partito Fascista, il cui Consiglio diventa un mero esecutore della volontà di autocrate, mentre sotto di lui si assiste a una guerra fra fazioni (Farinacci contro Giampaoli e Belloni, Arnaldo Mussolini contro Achille Starace).
Nel 2022 ecco uscire la terza parte della biografia. “M. Gli ultimi giorni dell’Europa” racconta avvenimenti accaduti tra il 3 maggio 1938 (inizio della visita di Adolf Hitler in Italia con il suo arrivo a Roma) e il 10 giugno 1940 (data infausta dell’entrata in guerra dell’Italia al fianco del nazisti).  Come nei precedenti volumi, la lettura è angosciante, anche di fronte a pagine volutamente asettiche, di chirurgica elencazione di fatti. Per quanto fosse evidente ciò a cui si andava incontro, così come erano evidenti la follia di Hitler e la perdita di lucidità del Duce, nessuno di coloro che potevano fare qualcosa per evitare l’entrata in guerra, lo fece. Sgomento e incredulità anche di fronte alle ignobili leggi razziali, di fronte alle quali troppi furono complici. Tanti i personaggi sulla scena, da Galeazzo Ciano, ministro degli esteri privo di spessore, a Claretta Petacci, cresciuta nel mito di Mussolini e divenuta la sua ultima fiamma, dall’ambasciatore a Berlino Bernardo Attolico (a cui si deve uno degli ultimi tentativi di scongiurare in coinvolgimento italiano nel conflitto) a Edda, figlia del Duce, fervente filonazista. Personaggi anche stranieri, francesi, inglesi, americani, tedeschi, polacchi, austriaci, di cui assistiamo alle manovre diplomatiche e a squarci di vita privata

Ed ecco, nel 2024, il quarto volume, questo “M. L’ora del destino” che racconta gli avvenimenti che vanno dal giugno 1940 al luglio 1943, quando il Gran Consiglio del Fascismo, con l’appoggio del Re, esautora Mussolini e proclama Primo Ministro Pietro Badoglio, il quale, parlando via radio, dichiara: “la guerra continua”. Tutto lascia supporre e sperare che Scurati prosegua la biografia del Duce fino agli eventi dell’aprile 1954. C’è spazio e abbondanza di materiale per un quinto volume. 
Le seicentosettanta pagine di questo si leggono senza riuscire a staccare gli occhi dalle righe, svelando avvenimenti e retroscena non noti a chi abbia degli anni del regime fascista una conoscenza scolastica. Si assiste allo sgretolamento di un uomo, di un mito artificioso, di una falsa rappresentazione. Come a Mario Rigoni Stern, uno dei protagonisti in positivo,  si aprono gli occhi anche a milioni di italiani, che si riconoscono ingannati e traditi, usati come carne da cannone in imprese folli di conquista e di invasione di terre altrui, peraltro senza mezzi, gettati allo sbaraglio, comandati a eseguire crudeltà inaudite che si ritorcono contro di loro. Anche Mussolini si sente tradito dagli italiani, ritenuti popolo di calabrache senza nerbo. A proposito della tragica situazione dei soldati da lui spediti in Russia, scrive: “Questa neve e questo freddo vanno benissimo, così muoiono le mezze cartucce e si rafforza questa mediocre razza italiana”.  Dopo il primo mese di guerra: “Ho poca fiducia nella nostra razza: al primo bombardamento che distruggesse un campanile famoso, gli italiani alzeranno le braccia”. Nel novembre del 1942: “ E’ inutile, la razza è quello che è; e non la si corregge dall’oggi al domani. Ho inventato un neologismo: i bracaioli, per quelli che stanno sempre con le brache in mano”. Spariscono comunque le adunate oceaniche, la propaganda si fa inefficace, lo scenario di cartapesta si sgretola. Attorno al Duce, Scurati illumina di volta in volta, come sotto uno spot teatrale, le figure di militari, uomini politici, fascisti della prima ora e dell’ultima, a volte rivoltanti e fanatici, a volta lucidamente consapevoli del disastro incombente. Due le donne chiamate alla ribalta: Edda Ciano e soprattutto Claretta Petacci. Se ci sarà un quinto volume, conclusivo, le immagino tragiche protagoniste entrambi.