Stephen King
L’ULTIMO CAVALIERE
Sperling
2011, brossurato
230 pagine
«The man in black fled across the desert and the gunslinger followed» è uno degli incipit più ricordati fra i cultori di Stephen King, e mi accorgo sempre più di come sia diventato famoso anche tra chi non ha letto “L’ultimo cavaliere”. «L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì», traduce Tullio Dobner (per anni e anni, prima della morte, il traduttore di King di Italia). Il primo capitolo sembra quello di un romanzo western. In realtà, si tratta dell’inizio di una saga fantasy in otto parti, nota con il nome di “La Torre Nera”. Scrive King nella sua introduzione (del 2003) all’edizione definitiva, riveduta e ampliata, de “L’ultimo cavaliere”: “Più che l’ambientazione, ciò che desideravo era l’elemento epico, le dimensioni apocalittiche. Volevo scrivere non solo un libro lungo, ma il più lungo romanzo popolare della storia. Non ci sono riuscito, ma non credi di essermela cavata male; la Torre Nera, dal primo all’ultimo volume, racconta veramente una sola, grande storia che nell’edizione originale, in formato tascabile, con i primi quattro volumi supera di poco le duemila pagine. Gli ultimi tre corrispondono a oltre tremilacinquecento cartelle dattiloscritte. Se doveste chiedermi perché lo volessi fare, non vi saprei rispondere. Forse dipende in parte dall’essere cresciuto in America: costruisci l’edificio più alto, scava la buca più profonda, scrivi il libro più lungo”. In realtà, dopo aver completato la saga nel 2004, con il settimo volume, lo scrittore ha pubblicato un ottavo tomo nel 2012, destinato a rimpolpare la parte centrale (e non ad aggiungersi in fondo). King rivela di essere stato folgorato da “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone, da qui la contaminazione tra western e fantasy, o perlomeno l’origine del pistolero Roland. La parte fantasy invece deriva sia dall’influsso della lettura di Tolkien, sia da quella del poema “Childe Roland alla Torre Nera giunse” (Child Roland to the Dark Tower came), di Robert Browning (1855). “L’ultimo cavaliere” risale al 1978, anno in cui venne pubblicata la prima puntata (di sei) sulla rivista “The Magazine of Fantasy and Science Fiction”. L’ultima puntata uscì nel 1981, e nel 1982 il romanzo venne raccolto per la prima volta in volume da una piccola casa editrice, per poi giungere a una più importante, che raggiunse il grande pubblico, nel 1988. Nel 2003, come abbiamo detto, arriva l’edizione definitiva, resa più coerente l’inizio della saga con la sua conclusione. “The gunslinger”, questo il titolo originale, è il romanzo più breve degli otto che compongono la saga e ne costituisce in realtà soltanto un prologo, a dire il vero un po’ sconclusionato, in quanto le caratteristiche e la struttura del lungo racconto si disveleranno soltanto il seguito. Appare tuttavia chiaro come la saga sia ambientata, più che in un universo fantasy tradizionale, in un mondo post apocalittico, o in un universo alternativo in cui una qualche apocalisse ha provocato un qualche tipo di sconquasso. La civiltà sembra regredita in un medioevo simile al Far West, l’umanità è priva di tecnologia, ci sono animali strani e piante mutanti, qualcuno sembra in grado di maneggiare la magia. Roland di Gilead, il pistolero, è l’ultimo reduce di una sorta di ordine cavalleresco e sta, per motivi sconosciuti, inseguendo uno stregone, “l’Uomo in Nero”, attraverso un deserto apparentemente senza fine, oltre il quale, però, sorge una misteriosa Torre Nera, crocevia di tutti i possibili universi. A un certo punto del suo cammino, Roland si imbatte in Jack, un ragazzo privo di memoria, che ha solo un qualche baluginare di una sua vita precedente, vissuta in un mondo che sembra essere il nostro (quello di noi lettori), prima di morire travolto da una macchina. Quindi il mondo di Roland è per lui una sorta di aldilà dove è stato proiettato? Nel finale, il confronto con l’Uomo in Nero non si risolve in un duello, ma in una serie di enigmatiche rivelazioni. Il suo nome è Walter, nella Torre ci sarebbe un Re di cui lo stregone è servo, per arrivarci occorrerà l’aiuto dei Tre, tre personaggi che compariranno in seguito. Il flusso del tempo viene sconvolto dal contatto fra il pistolero e lo stregone, e quando la conversazione ha termine Roland si scoprirà più vecchio di dieci anni.