Roberto Guarino
TEX SECONDO NIZZI
Allagalla
2012, brossurato
224 pagine, 23 euro
Ecco un raro caso in cui un libro-intervista, quale questo è, possa essere attribuito tanto all’intervistatore quanto all’intervistato, perché le domande di Roberto Guarino (inesauribili, informate, intelligenti e articolate) riescono a inquadrare esaustivamente il personaggio Claudio Nizzi al pari delle sue puntuali e convincenti risposte. Guarino giustifica così, in apertura, il suo interesse verso lo sceneggiatore modenese (interesse nato, va da sé, da una precedente passione per Tex): “Claudio Nizzi è probabilmente il più importante e prolifico sceneggiatore italiano di fumetti. In cinquant’anni di attività è stato una delle colonne di riviste per ragazzi come Il Vittorioso e Il Giornalino, ha scritto centinaia di albi di Tex e ha trovato anche il tempo per creare nuovi personagggi come Nick Raider e Leo Pulp. Hanno disegnato le sue storie alcuni tra i più grandi disegnatori italiani e stranieri, da Attilio Micheluzzi a Joe Kubert, da Aurelio Galleppini a Ernesto Garcia Seijas, da Renzo Calegari a Jordi Bernet, da Giovanni Ticci a José Ortiz, da Gianni De Luca a Sergio Toppi”. Alla lista io aggiungerei anche Magnus.
Un articolo del critico Andrea Sani pubblicato sul n° 6 rivista Dime Press (febbraio 1994) esaminava le storie di Tex realizzate in tandem da Claudio Villa e Claudio Nizzi: l’uno erede di Aurelio Galleppini, l’altro di Giovanni Luigi Bonelli. Storie che, secondo il commentatore, “possono tranquillamente collocarsi ai vertici della produzione fumettistica italiana contemporanea, al di là di ogni distinzione tra fumetto popolare e d’autore”. L’arrivo di Nizzi precedette di due anni quello di Villa, ma la logica in cui entrambi entrarono a far parte della squadra texiana più o meno nello stesso periodo fu necessità per l’editore di avvalersi di nuovi collaboratori, necessità dovuta sia ai problemi di salute di Giovanni Luigi Bonelli e di Galep (dovuti al fattore anagrafico di coloro che per trent’anni erano stati gli inossidabili facitori di Tex), sia per rinfrescare le caratteristiche delle storie e dei disegni.
Claudio Nizzi, nato a Setif (Algeria) nel 1938, esordisce come autore di fumetti nel 1960, sulle pagine del Vittorioso. Datato 1969 è l'inizio della sua collaborazione con Il Giornalino, per le cui pagine crea personaggi di grande successo come Larry Yuma e Capitan Erik, mentre per Il Messaggero dei Ragazzi scrive Mino e Lia. Nel 1980 abbandona il suo precedente impiego presso la Fiat e viene assunto come redattore dalle Edizioni Paoline, quale responsabile del settore fumetti. Nel 1981 crea Rosco & Sonny. Subito dopo è la volta di Nicoletta. Notevoli anche alcune sue sceneggiature basate su classici della letteratura per ragazzi. Nel 1987 Nizzi passa stabilmente alla Sergio Bonelli Editore. Con Bonelli l'autore aveva già iniziato a collaborare fin dal 1981: inizialmente con storie di Mister No, quindi con soggetti e sceneggiature di Tex. Per lungo tempo il lavoro di Nizzi per Aquila della Notte è rimasto anonimo, poi sono giunti i meritati riconoscimenti e la designazione quale "erede" ufficiale di Gian Luigi Bonelli. Nel 1988 Claudio Nizzi ha ideato Nick Raider, la prima serie "gialla" della casa editrice milanese.
Sull’albo di TuttoTex n° 196, così scrive Sergio Bonelli: “Il primo episodio scritto da Nizzi pubblicato nel Tex Gigante si intitolava ‘La valanga d’acqua’, era disegnato da Erio Nicolò e iniziò a pagina 53 del numero 273 (anche se, in realtà il primo soggetto che Claudio elaborò per noi, ‘Il ritorno del Carnicero’, uscì per secondo). Per quel che mi riguarda la scelta di Nizzi come continuatore del personaggio di papà Bonelli non nacque casualmente: ero infatti sempre stato un suo ammiratore sin dai tempi in cui, sulle pagine de Il Giornalino, inventava avventurosissime trame per Larry Yuma”.
E racconta invece Nizzi, in una intervista: “All’inizio della collaborazione a Tex fui avvertito che ‘per un certo periodo di tempo’ non avrei potuto firmare le mie storie. Il timore di Sergio Bonelli era che i lettori, abituati da sempre al fatidico ‘Text by G.L.Bonelli’, potessero reagire negativamente. La preoccupazione era legittima. In seguito, però, quando il ‘certo periodo di tempo’ cominciava a durare troppo, il non firmare mi pesò parecchio. A un certo punto, tra me e Sergio Bonelli cominciò un braccio di ferro. E finalmente, dopo un’astinenza di cinque anni, apparve la mia firma nel Texone di Buzzelli del 1988, e dal dicembre di quello stesso nella serie normale. Per fortuna la mia firma non ha fatto scappare nessuno”.
Uno dei tratti distintivi delle sceneggiature di Claudio Nizzi è quello di riuscire a proseguire con taglio narrativo moderno la grande tradizione dei testi di Giovanni Luigi Bonelli, mettendone in pratica la lezione in maniera funzionale ed efficacissima. “All’inizio i miei soggetti venivano sorvegliati molto - dichiara Nizzi su Dime Press n° 2 - sia perché ne scrivevo pochi (e senza fretta), sia perché bisognava essere sicuri che mi mantenessi nell’ortodossia più assoluta. A quei tempi eravamo ancora in tre a scrivere Tex: G.L.Bonelli, Sergio e io. In seguito Bonelli padre rallentò, poi anche Sergio, e io mi ritrovai a scrivere anche dieci storie contemporaneamente. Oggi, sia sotto la spinta dell’urgenza, sia perché mi sono ormai conquistato una certa affidabilità, i controlli si sono molto diradati, ma il ‘lavaggio del cervello’ iniziale funziona ancora (fin troppo!) e ci penso da solo a censurarmi per non uscire dai binari della tradizione. (...) Il tipico linguaggio di Tex è una delle grandi invenzioni di G.L.Bonelli, il mio segreto è di averlo studiato, così come ho studiato la psicologia del personaggio e il ritmo del racconto. Il fascino intramontabile di Tex è dovuto al rispetto di queste cose e dunque mi sembra doveroso rispettarle. Anche perché, se sgarri, Tex diventa un’altra cosa”.
Diversamente da Nolitta che non può fare a meno di lasciar trasparire la propria originalità, il Nizzi del primo periodo texiano riesce magistralmente a mimetizzarsi facendo propri gli stilemi del creatore del personaggio, spolverandoli comunque quel tanto che basta per dare loro una rinfrescata. Il maggior mimetismo di Nizzi non tragga in inganno. E’ frutto della sua grande professionalità, non di pedissequa imitazione. Narratore robusto e di grande esperienza, abile negli intrecci da feuilleuton e più ancora nel mescolare il thriller con il western, Nizzi non è certo il clone di nessuno. In ogni caso, la sua personalità ha finito per risultare evidente e, a posteriori, può essere facilmente vista trasparire anche dalle storie che all’epoca uscirono non firmate. Dopo che il suo nome ha cominciato ad apparire, anche la sua tecnica di sceneggiatura si è fatta più personale e riconoscibile, seppur sempre nel solco della tradizione. Già nella fondamentale storia disegnata da Ticci che racconta in flashback il primo incontro fra Tex e Tiger Jack (Furia Rossa, Tex n° 385 e seguenti, 1992) gli stacchi sono veloci, le didascalie risultano abolite o ridotte al minimo, gli stati d’animo vengono resi dal gioco di sguardi e dalla recitazione dei personaggi e insomma il “più acceso difensore dell’ortodossia texiana”, come Nizzi stesso si è definito, finisce per traghettare la serie verso moduli espressivi di grande (ma intelligente) modernità. Una storia come La ballata di Zeke Colter, pubblicata sull’Almanacco del West 1994, scritta per i disegni di Renzo Calegari, è un altro esempio di un ottimo racconto sceneggiato da un Nizzi volutamente più libero del solito dai vincoli dell’ortodossia, visto che si tratta di un albo al di fuori della serie regolare.
Nell’arco di trent’anni (1982-2012) e di oltre trentamila tavole (tante ne ha sceneggiate Nizzi per Aquila della Notte) è inevitabile che ci siano stati degli alti e dei bassi, ma i capolavori sono tali appunto perché svettano.
Rispondendo alle domande di Roberto Guarino, Claudio Nizzi racconta molto di sé, analizzando una per una tutte le sue storie di Tex e dimostrando una grande consapevolezza riguardo alla sua opera. Forse ci vorrebbe un altro libro in cui, con altrettanta puntualità, l’intervistatore spinga l’autore a dilungarsi anche sul resto della sua sterminata produzione, compresa quella libraria, perché i romanzi del ciclo di Borgo Torre hanno tutte le carte in regola per un successo travolgente e dispiace che limitatissima distribuzione del loro piccolo editore non abbia consentito ai quattro titoli una maggiore visibilità. In attesa, dunque, di una disamina di Larry Yuma o di Nicoletta, colpisce, già in questo libro, il talento dimostrato da Nizzi di mettersi al servizio sia del lettore, che del personaggio, che del disegnatore. Del lettore, perché la varietà dei personaggi da lui creati per target molti diversi fra loro testimonia la capacità di parlare ai ragazzi come agli adulti o alle donne come agli uomini, e quella di far ridere, così come di commuovere o emozionare. Del personaggio, perché anche alle prese con characters non suoi, l’autore sa rispettarne le caratteristiche. Del disegnatore perché Nizzi, come lui stesso dice più volte, calibra le sue sceneggiature per valorizzare il tratto di chi le illustrerà, cercando di offrire al co-autore gli scenari, le situazioni e le atmosfere a lui più congeniali. Insomma, un grande professionista. Ma, talvolta, usando questo termine, si intende soltanto qualcuno che è del mestiere. E chi è padrone della tecnica non necessariamente è il miglior comunicatore delle emozioni. I capolavori texiani che abbiamo individuato e citato (e che sono soltanto alcuni fra quelli che potremmo ancora citare e individuare, aggiungendo magari all’elenco la prima storia della Tigre Nera, quella in cui Kit Willer perde la memoria, o il Texone di Magnus, così come molte altre), invece, dimostrano come Nizzi sappia anche toccare il cuore e far accapponare la pelle.
Il libro-intervista di Guarino ha una mia prefazione.