I RACCONTI DELLA METRO
a cura di Giacomo Matteo Miniussi ed Elio Marracci
Aracne
2016, brossurato,
180 pagine, 12 euro
Elio Marracci, curatore di questa brillante antologia insieme all’amico Giacomo Matteo Miniassi, sostiene che sono stato io a suggerirgli (non ricprdo più né quando, né come, né dove) il filo conduttore di tutti i racconti: il viaggio sui mezzi pubblici. Non avendo elementi né per confermare né per smentire, prendo per buona l’affermazione (dico e scrivo sempre così tante cose a così tante persone che potrebbe benissimo essere vera). Fatto sta che mi ha chiesto di occuparmi dell’introduzione dopo aver messo insieme i 28 brevissimi e fulminanti testi che compongono il volume raccogliendo le adesioni di altrettanti scrittori (alcuni abbastanza noti, altri meno conosciuti, tutti comunque con un certo numero di esperienze letterarie alle spalle e dotati per lo più di un innegabile talento.
Fra i nomi degli autori che già conoscevo ricordo Graziano Braschi (autore di formidabili saggi su Stephen King) e lo sceneggiatore d fumetti Francesco Matteuzzi.
Marracci e Miniassi non sono nuovi a lavori del genere e si interessano entrambi di letteratura di genere, soprattutto quella noir. I racconti sono tutti brevi e sorprendenti, l’unico rimpianto che lasciano è di non averli visti pubblicati da Mondadori o Feltrinelli, ma si sa: la leggenda vuole che le short stories non vendano abbastanza (magari perché non vengono promossi, mentre si dovrebbero studiare nelle scuole). Quale autore di una antologia di 26 racconti inquietii (“Dall’altra parte”, Cut Up) sono invece palesemente dalla parte delle storie brevi, e ho antologie come “Testi e note” di Isaac Asimov tra i miei punti di riferimento. Lode alla Casa editrice Aracne che ha invece pubblicato la raccolta, sperando che lo faccia ancora con altre. Qui di seguito trovare il testo della mia introduzione, che spiega meglio tutto.
Signori, in carrozza!
di Moreno Burattini
Il mezzo di trasporto più antico, rapido ed efficace è il racconto. Più antico ancora della scrittura e della pittura, che sono successive forme di veicolazione del racconto stesso (e veicolazione si rivela parola quanto mai congrua in questo contesto). La narrativa nasce infatti con le prime tecniche affabulatorie evolutesi insieme prime manifestazioni del linguaggio: di ritorno da una battuta di caccia, i nostri progenitori si narravano l’un l’altro l’accaduto e, probabilmente, ognuno ci aggiungeva del proprio. I più bravi a raccontare (con i gesti, oltre che con i versi gutturali) finivano per essere, allora come ai giorni nostri, i più ascoltati. Ogni racconto, se coinvolgente, riesce a trasportare l’ascoltatore in una dimensione diversa da quella in cui realmente si trova. La persona a cui viene narrata una “fabula” ci finisce dentro, parte per un viaggio fantastico. Quando i racconti assunsero una forma poetica, prima orale, poi scritta, il talento dell’affabulatore poté perpetuarsi al di là della sua dimora e della sua esistenza in vita. Omero, o chi per lui, continuò a cantare i suoi poemi dovunque giunsero i suoi versi, e tutti poterono leggerli o udirli per secoli e secoli dopo la sua morte, in punti lontanissimi del mondo. Chiunque li lesse e li udì, dovunque si trovasse, venne trasportato sotto le mura di Troia o sull’isola di Itaca. Ancora oggi, aprire un libro è recarsi altrove. Verso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, per esempio. Oppure si può partire per un giro attorno al mondo da farsi in ottanta giorni. Ma ci può anche ritrovare a Milano durante la peste del Seicento, piuttosto che nella Giungla Nera che cresce sul delta del Gange. A ciascuno il suo viaggio, fino ai confini della Galassia se vogliamo raggiungere Terminus e la Fondazione Seldon che vi ha sede. Nessun treno, nessun aereo, nessuna astronave può farci viaggiare più velocemente di una storia nel cui ascolto ci imbarchiamo. Perciò, l’abbinamento fra mezzi di trasporto e racconti, proposto da questa antologia, è quanto mai azzeccato e stimolante. Ma c’è di più. I mezzi di trasporto di cui parliamo non sono quelli di proprietà di un singolo, particolarmente ricco o fortunato da poter contare su una fuoriserie personale o di un apparecchio fantastico a sua disposizione (come per esempio il Nautilus del Capitano Nemo), ma quelli pubblici, usati da tutti, quelli cioè su cui molto spesso i passeggeri leggono per ingannare il tempo di un viaggio non di rado scomodo che fanno tutti i giorni, magari più volte. Una lettura, quella fatta durante gli spostamenti in treno, in autobus o in metropolitana, che serve appunto per uscire da lì e viaggiare altrove, verso destinazioni diverse e più accattivanti. Chi non ha da leggere, spesso rimpiange di non avere quella via di fuga e si sorprende a sbirciare il libro, la rivista o il fumetto in mano al passeggero accanto, cercando di immaginare che cosa sia che lo fa sorridere o sgranare gli occhi. I racconti, più brevi di un romanzo, sono particolarmente piacevoli da gustare nei tragitti più corti: quelli contenuti in questa antologia sono appunto della lunghezza giusta per essere iniziati e finiti fra una fermata e l’altra, della metro o del tram, senza dover essere lasciati a metà, e ognuno può decidere se ci sia il tempo di leggerne un altro. Singolare il gioco di specchi che ne verrà fuori se davvero deciderete di fare l’esperimento di sfogliare le pagine che seguono viaggiando in un vagone o seduti in un autobus: starete viaggiando ma viaggerete altrove ritrovandovi in un altro vagone e in un altro veicolo, alle prese con un’avventura fantastica che rischia di farvi confonderete sogno e realtà. Realtà che poi, dopo esservi tornati, guarderete con occhi diversi, sperando o temendo che qualcosa di insolito possa accadere anche a voi. Elio Marracci, che ha raccolto i ventotto racconti di questo volume, non ha fatto distinzione fra autori già noti ed esordienti ancora sconosciuti, che è andato cercando uno per uno: del resto, chi viaggia su un mezzo pubblico non sa accanto a chi si troverà seduto. E talvolta, capita di incontrare gente interessante, con storie interessanti da raccontare.
Nel luglio 2012 lo sceneggiatore ed editor di Zagor Moreno Burattini scriveva sul suo blog "Freddo cane in questa palude": " ...nel gennaio 2012, nella collana Libellule di Mondadori è apparsa la raccolta "Il diavolo, certamente".
RispondiEliminaQuesta antologia contiene trentatré storie di Andrea Camilleri brevissime (quattro-cinque pagine appena, ciascuna), efficaci e fulminanti.
Potrebbe essere una sfida divertentissima quella di invitare un gruppo di scrittori esordienti e non a licenziare racconti della stessa brevità, in grado di essere letti tra una fermata e l'altra della metropolitana, e farne una collana di libretti del genere (magari ciascuno con un tema diverso).
Se fossi il responsabile di una Casa editrice che pubblica libri, ci farei un pensierino...".
Quattro anni dopo, con una gestazione degna di un tirannosaro rex, esce per Aracne editrice "I racconti della metro", un’antologia di piccole storie, tanto brevi da poter accompagnare il lettore tra una fermata della metro e l’altra.
Questo il post incriminato (le righe che mi hanno fatto venire in mente il tema si possno trovare nel paragrafo dal titolo L'INCIPIT): http://morenoburattini.blogspot.it/2012/07/il-primo-coso-bello.html
RispondiEliminaCorreggi però il nome di Giacomo che è Miniussi e non Miniassi....
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