Italo Calvino
SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE
Mondadori
Brossurato, 2021
266 pagine, 14 euro
Azzeccata la foto che fa da copertina dell’edizione negli Oscar Moderni di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino (1923-1985): una porta aperta su una stanza dove se ne apre un’altra su una seconda stanza e così via in una fuga apparentemente infinita. Infatti, il romanzo è un continuo trasferirsi, da parte del lettore che segue lo scrittore, in un susseguirsi di racconti incompiuti alla ricerca dei finali mancanti. E’ lo stesso Calvino, in una conferenza tenuta a Buenos Aires nel 1984 (un cui estratto è pubblicato nel corredo critico introduttivo) a spiegare nel modo migliore il senso della sua opera: “E’ un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l’inizio di dieci romanzi di autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro: un romanzo tutto sospetti e sensazioni confuse; uno tutto sensazioni corpose e sanguigne; uno introspettivo e simbolico; uno rivoluzionario esistenziale; uno cinico-brutale; uno di manie ossessive; uno logico e geometrico; uno erotico-perverso; uno tellurico-primordiale; uno apocalittico-allegorico. Più che identificarmi con l’autore di ognuno dei dieci romanzi, ho cercato di identificarmi con il lettore: rappresentare il piacere della lettura d’un dato genere, più che il testo vero e proprio. Pure in qualche momento mi sono sentito attraversato dall’energia creativa di questi dieci autori inesistenti. Ma soprattutto ho cercato di dare evidenza al fatto che ogni libro nasce in presenza d’altri libri, in rapporto e confronto ad altri libri”. Per quanto tutti e dieci gli “inizi di romanzo” siano godibili di per se stessi (e peccato non continuino) e formino, con i loro titoli letti di seguito, un altro incipit, è la cornice narrativa che li contiene e li giustifica a essere la parte migliore dell’opera. Le trovate grazie alle quali il Lettore (l’anonimo protagonista) si trova di fronte uno dopo l’altro dieci libri che si interrompono dopo poche decine di pagine sono geniali, o comunque degne di Calvino, il quale è protagonista a sua volta dato che, in qualità di Autore, si rivolge direttamente a chi lo sta leggendo, commentando con lui quanto viene letto. C’è però anche una Lettrice, che invece ha un nome Ludmilla (e una sorella, Lotaria), una donna che ogni Lettore vorrebbe avere come compagna. Così scrive l’autore rivolgendosi alla Lettrice: “Questo libro è stato attento finora a lasciare aperta al Lettore che legge la possibilità d’identificarsi col Lettore che è letto: per questo non gli è stato dato un nome che l’avrebbe automaticamente equiparato a una Terza Persona (mentre a te, in quanto Terza Persona, è stato necessario attribuire un nome, Ludmilla) e lo si è mantenuto nell’astratta condizione dei pronomi, disponibile per ogni attributo e ogni azione. Vediamo se di te, lettrice, il libro riesce a tracciare un vero ritratto, partendo dalla cornice per stringerti da ogni lato e stabilire i contorni della tua figura. Sei apparsa per la prima volta al Lettore in una libreria, hai preso forma staccandoti da una parete di scaffali, come se la quantità di libri rendesse necessaria la presenza di una Lettrice. La tua casa, essendo il luogo in cui tu leggi, può dirci qual è il posto che i libri hanno nella tua vita, se sono una difesa che tu metti avanti per tener lontano il mondo di fuori, un sogno in cui sprofondi come in una droga, oppure se sono dei ponti che getti verso il fuori, verso il mondo che t’interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso i libri”. In altre pagine del romanzo Calvino descrive le tipologie dei lettori e quelle del libri: libri che non hai letto, libri che puoi fare a meno di leggere, libri fatti per altri usi che la lettura, libri già letti prima ancora d’essere stati scritti, libri che prima ne dovresti leggere degli altri, libri troppo cari che potresti aspettare a comprarli quando saranno rivenduti a metà prezzo, e così via. Come si vede, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è una sorta di hellzapoppin, o di festa happening, in cui però l’apparente caos e la presunta trasgressione delle regola, perfino i toni più umoristici e grotteschi, corrispondono a una struttura geometricamente costruita, a un gioco intellettuale dove niente capita per caso. Gioco intellettuale che fa pensare agli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau (di Queneau, Calvino tradusse il quasi intraducibile “I fiori blu”), dove un episodio assolutamente insignificante della vita quotidiana viene raccontato per 99 volte con altrettanti stili letterari diversi. L’edizione Oscar propone, alla fine del romanzo, una interessante postfazione di Giovanni Raboni.
SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE
Mondadori
Brossurato, 2021
266 pagine, 14 euro
Azzeccata la foto che fa da copertina dell’edizione negli Oscar Moderni di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino (1923-1985): una porta aperta su una stanza dove se ne apre un’altra su una seconda stanza e così via in una fuga apparentemente infinita. Infatti, il romanzo è un continuo trasferirsi, da parte del lettore che segue lo scrittore, in un susseguirsi di racconti incompiuti alla ricerca dei finali mancanti. E’ lo stesso Calvino, in una conferenza tenuta a Buenos Aires nel 1984 (un cui estratto è pubblicato nel corredo critico introduttivo) a spiegare nel modo migliore il senso della sua opera: “E’ un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l’inizio di dieci romanzi di autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro: un romanzo tutto sospetti e sensazioni confuse; uno tutto sensazioni corpose e sanguigne; uno introspettivo e simbolico; uno rivoluzionario esistenziale; uno cinico-brutale; uno di manie ossessive; uno logico e geometrico; uno erotico-perverso; uno tellurico-primordiale; uno apocalittico-allegorico. Più che identificarmi con l’autore di ognuno dei dieci romanzi, ho cercato di identificarmi con il lettore: rappresentare il piacere della lettura d’un dato genere, più che il testo vero e proprio. Pure in qualche momento mi sono sentito attraversato dall’energia creativa di questi dieci autori inesistenti. Ma soprattutto ho cercato di dare evidenza al fatto che ogni libro nasce in presenza d’altri libri, in rapporto e confronto ad altri libri”. Per quanto tutti e dieci gli “inizi di romanzo” siano godibili di per se stessi (e peccato non continuino) e formino, con i loro titoli letti di seguito, un altro incipit, è la cornice narrativa che li contiene e li giustifica a essere la parte migliore dell’opera. Le trovate grazie alle quali il Lettore (l’anonimo protagonista) si trova di fronte uno dopo l’altro dieci libri che si interrompono dopo poche decine di pagine sono geniali, o comunque degne di Calvino, il quale è protagonista a sua volta dato che, in qualità di Autore, si rivolge direttamente a chi lo sta leggendo, commentando con lui quanto viene letto. C’è però anche una Lettrice, che invece ha un nome Ludmilla (e una sorella, Lotaria), una donna che ogni Lettore vorrebbe avere come compagna. Così scrive l’autore rivolgendosi alla Lettrice: “Questo libro è stato attento finora a lasciare aperta al Lettore che legge la possibilità d’identificarsi col Lettore che è letto: per questo non gli è stato dato un nome che l’avrebbe automaticamente equiparato a una Terza Persona (mentre a te, in quanto Terza Persona, è stato necessario attribuire un nome, Ludmilla) e lo si è mantenuto nell’astratta condizione dei pronomi, disponibile per ogni attributo e ogni azione. Vediamo se di te, lettrice, il libro riesce a tracciare un vero ritratto, partendo dalla cornice per stringerti da ogni lato e stabilire i contorni della tua figura. Sei apparsa per la prima volta al Lettore in una libreria, hai preso forma staccandoti da una parete di scaffali, come se la quantità di libri rendesse necessaria la presenza di una Lettrice. La tua casa, essendo il luogo in cui tu leggi, può dirci qual è il posto che i libri hanno nella tua vita, se sono una difesa che tu metti avanti per tener lontano il mondo di fuori, un sogno in cui sprofondi come in una droga, oppure se sono dei ponti che getti verso il fuori, verso il mondo che t’interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso i libri”. In altre pagine del romanzo Calvino descrive le tipologie dei lettori e quelle del libri: libri che non hai letto, libri che puoi fare a meno di leggere, libri fatti per altri usi che la lettura, libri già letti prima ancora d’essere stati scritti, libri che prima ne dovresti leggere degli altri, libri troppo cari che potresti aspettare a comprarli quando saranno rivenduti a metà prezzo, e così via. Come si vede, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è una sorta di hellzapoppin, o di festa happening, in cui però l’apparente caos e la presunta trasgressione delle regola, perfino i toni più umoristici e grotteschi, corrispondono a una struttura geometricamente costruita, a un gioco intellettuale dove niente capita per caso. Gioco intellettuale che fa pensare agli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau (di Queneau, Calvino tradusse il quasi intraducibile “I fiori blu”), dove un episodio assolutamente insignificante della vita quotidiana viene raccontato per 99 volte con altrettanti stili letterari diversi. L’edizione Oscar propone, alla fine del romanzo, una interessante postfazione di Giovanni Raboni.
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