Jean-Luc Seigle
INVECCHIANDO GLI UOMINI PIANGONO
Feltrinellib
INVECCHIANDO GLI UOMINI PIANGONO
Feltrinellib
brossurato, 2013
180 pagine
Il romanzo, pubblicato in Francia da Flemmarion nel 2012 e in Italia da Feltrinelli l’anno successivo, ha vinto il Gran Prix del Salone del Libro di Parigi. Jean-Luc Seigle, scrittore, sceneggiatore cinematografico e drammaturgo (1955-2020), è autore anche di altri titoli di successo, come “Ti scrivo al buio” (2015). “Invecchiando gli uomini piangono" ha la caratteristica di svolgersi tutto nell’arco di un solo giorno, il 9 luglio 1961. Protagonisti ne sono un operaio di cinquantatrè anni, Albert Chassaing, e la sua famiglia: la moglie Suzanne, il figlio Gilles, l’anziana madre Madeleine, che soffre di demenza senile. Un altro figlio, Henri, è a combattere in Algeria. Siamo a Clermont, in Alvernia, un piccolo borgo un tempo agricolo che però sta vedendo sempre più abitanti impiegarsi nel vicino stabilimento della Michelin, come appunto Albert. Il romanzo è appunto attraversato dal senso della trasformazione, dei tempi che cambiano. Chassaing non riconosce più il suo mondo: quello rurale in cui è nato sta scomparendo, così come l’uso del dialetto del luogo, sostituito dal francese. Suzanne invece vive nell’ansia della modernità, vorrebbe trasferirsi in città e intanto attende, proprio per a quel giorno, l’arrivo del primo televisore che le permetterà di vedere suo figlio Henri intervistato con altri soldati in un servizio del notiziario della sera. La realtà tragica della guerra, messa davanti agli occhi della madre dalle immagini sul piccolo schermo, però, la sconvolgono. Suzanne e Albert non hanno più intimità, il loro matrimonio è finito, ma lei è ancora una donna piacente e c’è chi le fa la corte. Quel 9 luglio segna anche il suo primo tradimento del marito. Gilles, intanto, passa il tempo leggendo: lo vediamo immerso in un romanzo di Balzac, intento a farsi domande sul rapporto tra la vita e la letteratura. I genitori non sembrano capire l’ossessione del figlio per i libri, ma Albert capisce che cosa fare: affidarlo a un insegnante in pensione loro vicino, perché prenda ripetizioni e soprattutto venga guidato verso un futuro migliore dei suoi nonni contadini e del padre operaio. Fin dalla prima pagina ci viene svelato il proposito di Albert di togliersi la vita: “Alber non pensava a morire, aveva il desiderio di farla finita”. La decisione, ormai presa, lo accompagna per tutta la giornata, un giorno qualunque degli anni Sessanta che però, come tuti i giorni della Storia, sono parte del grande racconto dell’umanità. In quarta di copertina è riportata una frase da una recensione de “L’express”: “Alcuni libri possiedono una grazia misteriosa. E’ il caso del romanzo di Jean-Luc Siegle, magnifico e sconvolgente”. Tra le pagine più belle, e forse più inquietanti, quelle in cui Albert deve lavare la vecchia madre, nuda davanti a lui e sotto le sue mani.
180 pagine
Il romanzo, pubblicato in Francia da Flemmarion nel 2012 e in Italia da Feltrinelli l’anno successivo, ha vinto il Gran Prix del Salone del Libro di Parigi. Jean-Luc Seigle, scrittore, sceneggiatore cinematografico e drammaturgo (1955-2020), è autore anche di altri titoli di successo, come “Ti scrivo al buio” (2015). “Invecchiando gli uomini piangono" ha la caratteristica di svolgersi tutto nell’arco di un solo giorno, il 9 luglio 1961. Protagonisti ne sono un operaio di cinquantatrè anni, Albert Chassaing, e la sua famiglia: la moglie Suzanne, il figlio Gilles, l’anziana madre Madeleine, che soffre di demenza senile. Un altro figlio, Henri, è a combattere in Algeria. Siamo a Clermont, in Alvernia, un piccolo borgo un tempo agricolo che però sta vedendo sempre più abitanti impiegarsi nel vicino stabilimento della Michelin, come appunto Albert. Il romanzo è appunto attraversato dal senso della trasformazione, dei tempi che cambiano. Chassaing non riconosce più il suo mondo: quello rurale in cui è nato sta scomparendo, così come l’uso del dialetto del luogo, sostituito dal francese. Suzanne invece vive nell’ansia della modernità, vorrebbe trasferirsi in città e intanto attende, proprio per a quel giorno, l’arrivo del primo televisore che le permetterà di vedere suo figlio Henri intervistato con altri soldati in un servizio del notiziario della sera. La realtà tragica della guerra, messa davanti agli occhi della madre dalle immagini sul piccolo schermo, però, la sconvolgono. Suzanne e Albert non hanno più intimità, il loro matrimonio è finito, ma lei è ancora una donna piacente e c’è chi le fa la corte. Quel 9 luglio segna anche il suo primo tradimento del marito. Gilles, intanto, passa il tempo leggendo: lo vediamo immerso in un romanzo di Balzac, intento a farsi domande sul rapporto tra la vita e la letteratura. I genitori non sembrano capire l’ossessione del figlio per i libri, ma Albert capisce che cosa fare: affidarlo a un insegnante in pensione loro vicino, perché prenda ripetizioni e soprattutto venga guidato verso un futuro migliore dei suoi nonni contadini e del padre operaio. Fin dalla prima pagina ci viene svelato il proposito di Albert di togliersi la vita: “Alber non pensava a morire, aveva il desiderio di farla finita”. La decisione, ormai presa, lo accompagna per tutta la giornata, un giorno qualunque degli anni Sessanta che però, come tuti i giorni della Storia, sono parte del grande racconto dell’umanità. In quarta di copertina è riportata una frase da una recensione de “L’express”: “Alcuni libri possiedono una grazia misteriosa. E’ il caso del romanzo di Jean-Luc Siegle, magnifico e sconvolgente”. Tra le pagine più belle, e forse più inquietanti, quelle in cui Albert deve lavare la vecchia madre, nuda davanti a lui e sotto le sue mani.
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