Andy Weir
SOPRAVVISSUTO – THE MARTIAN
Newton & Compton
2014, cartonato
380 pagine
SOPRAVVISSUTO – THE MARTIAN
Newton & Compton
2014, cartonato
380 pagine
Si dice, di solito, che “era meglio il libro”. Nel caso di “The Martian”, pubblicato negli USA nel 2014 (dopo una prima edizione autoprodotta in ebook uscita nel 2011) e tradotto in italiano nello stesso anno, non sono così certo che si possa ripetere la frase fatta. Questo soprattutto perché la forza delle immagini della versione cinematografica che Ridley Scott ha tratto nel 2015 dal romanzo aggiunge e non toglie emozioni alle pagine di Andy Weir (classe 1972). Ma, di certo, “The Martian” è un gran bel libro, e se una volta tanto forse è “meglio il film” è per i meriti della pellicola e non per demerito del racconto scritto. Che, anzi, approfondisce di più gli aspetti scientifici di ogni singola soluzione trovata dall’astronauta Mark Watney, interpretato sullo schermo da Matt Damon. Astronauta creduto morto durante una tempesta di sabbia che costringe i suoi compagni, giunti in missione esplorativa sul Pianeta Rosso, a lasciare il suolo marziano in modo drammatico e frettoloso. Ma Watney in realtà è vivo e si trova solo su Marte, impossibilitato persino, inizialmente, a comunicare con la Terra. Si tratta indubbiamente di una versione spaziale del Robinson Crusoe di Daniel Defoe, con un naufrago che cerca di sopravvivere con i pochi mezzi a sua disposizione. Weir descrive minuziosamente gli stratagemmi di Mark per ricavare una scorta di acqua, di ossigeno, di cibo, sulla base di tecnologie e procedimenti scientificamente plausibili. Seguiamo Watney nel suo (riuscito) tentativo di coltivare patate nel terreno del pianeta alieno, e ci viene in mente il racconto “I fondatori” (Founding Fathers) scritto da Isaac Asimov nel 1965 in cui sono i cadaveri degli astronauti naufragati su un pianeta inabitabile a fertilizzare il terreno e a creare le condizioni per la terraformazione grazie alle specie vegetali da loro coltivate. Ma tra i precedenti c’è anche il romanzo “Martirio lunare” (The Moon is Hell!”, 1950) di John W. Campbell, che descrive la lotta per sopravvivere in un ambiente ostile, quello lunare, di un gruppo di astronauti in attesa di una spedizione di soccorso. Spedizione di soccorso che anche Mark Watney attende per centinaia di “sol” (così sono chiamati i giorni marziani), dovendo percorrere migliaia di chilometri sul suolo di Marte per raggiungere il punto da cui venire prelevato. Ciò che colpisce è non soltanto la lucidità con cui il naufrago affronta uno alla volta i problemi che gli si parano davanti, ma anche la sua incrollabile fiducia di riuscire a superarli. Mancano, e questo un po’ dispiace, le pagine che indaghino invece sui dubbi e lo sgomento dell’uomo di fronte alla concreta possibilità di una morte imminente. Mark sembra non avere una famiglia a cui pensare (ha due genitori a malapena citati), una donna che lo aspetta, un gruppo di amici di cui avere nostalgia, a parte l’equipaggio di colleghi a cui cerca di ricongiungersi. Questo anche perché la descrizione di ciò che Watney fa è affidata a quanto lui stesso racconta in un diario giornaliero in cui si limita ad annotare i fatti e non le emozioni. Il narratore diventa invece impersonale quando lo scrittore descrive ciò che accade sulla Terra. Comunque sia, è meglio il film, ma anche il romanzo è tanta roba.
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