John McCabe
MR. LAUREL & MR. HARDY
Sagoma Editore
2017, brossurato
300 pagine, 18 euro
"L'unica biografia autorizzata di Stanlio e Ollio",
recita il sottotitolo. Non vuol dire che non sia veritiera o che taccia chissà
che, ma che fu scritta nel 1961 quando Stan Laurel era ancora in vita (morì nel
1965, mentre Oliver Hardy era scomparso nel 1957), ed è basata sul suo
fondamentale contributo. Quasi in ogni capitolo vengono riferiti i lucidi
ricordi di prima mano del grande comico inglese, che fu la mente del duo.
McCabe, critico teatrale specializzato nella produzione shakespeariana, era riuscito, in realtà, a intervistare anche Babe Hardy (Babe era il
nomignolo con cui tutti chiamavano Ollio al di fuori del set) nel 1954, ma
questi se la cavò dicendo che per raccontare la sua vita ci sarebbe voluto poco
tempo: c'era poco da scrivere su di lui. E spiegava: "Stan potrebbe
parlarle di tutto il materiale comico che abbiamo realizzato nei film, e per
quanto riguarda la mia vita non è stata molto interessante: io non ho fatto
altro che recitare un sacco di gag davanti a una cinepresa e giocare a golf nel
tempo che rimaneva". Non è così, naturalmente: anche Norvell Hardy (Oliver
era il nome di suo padre) fu protagonista di una vicenda umana piena di
avvenimenti. Fu giocatore di football (il migliore della squadra), arbitro
sportivo, tenore in grado di esibirsi in do di petto che strappavano gli
applausi degli ascoltatori e come tale cantante in una compagna di musicanti
della Georgia (dov'era nato nel 1892), proprietario di cinema, attore
specializzato nelle parti del cattivo in decine di film prima di cominciare a
far coppia con Laurel, perfezionista sul set e dotato di una memoria prodigiosa
nell'imparare i copioni. Tuttavia è vero che dopo aver girato un film tornava a
occuparsi dei suoi hobby mentre Stan, che già si era occupato del copione,
restava a seguire il montaggio. Il vero cognome di Stanlio era Jefferson:
decise di cambiarselo quando si accorse che il nome Stan Jefferson era composto
da tredici lettere (gli attori di teatro, com'era lui, sono sempre
scaramantici). Scelse "Laurel" solo perché suonava bene. Era nato a
Ulverston, bei pressi di Glasgow, nel 1890. Suo padre era un attore, e anche il
figlio volle seguirne le orme, entrando a far parte di compagnie di vaudeville,
allo stesso modo del quasi coetaneo Charlie Chaplin (più vecchio di lui di un
solo anno), con cui si trovò a lungo a recitare e di cui, anzi, fu spesso in
sostituto sulle scene. I due viaggiarono insieme verso l'America, per una
turnee che poi li avrebbe visti restare nel Nuovo Mondo e quindi lavorare in
California nella nascente industria cinematografica. Cresciuto alla scuola del
teatro comico e dell'avanspettacolo, Stan era uno straordinario gagman: fu
principalmente per scrivere gag che il produttore Hal Roach (quello che Mack
Sennett riteneva il suo unico vero concorrente nel realizzare comiche) lo
scritturò, così come, in separata sede, aveva scritturato Oliver Hardy. Il
saggio di John McCabe ripercorre tutte le tappe dell'avvicinamento di Stan e
Oliver, fino al loro casuale esordio in coppia in una comica qualunque,
"Get 'Em Young", del 1926. Roach capì che quei due non avrebbero più dovuto venire divisi. Il resto è storia del cinema, e storia di tutti noi spettatori
che con Stanlio E Ollio abbiamo riso fino alle lacrime, in barba a tutti i critici
paludati che li hanno snobbati (i due hanno vinto un solo Oscar, nel 1932, per
il miglio cortometraggio: "The Music Box"). Infinite sono state le
loro invenzioni visive e sonore (Laurel e
Hardy seppero intuire le potenzialità comiche del rumori, oltre che delle loro
buffe voci), ma soprattutto straordinaria è la loro poetica. McCabe dimostra
come le gag non fossero banali ma frutto di studi, prove, calcolo del tempi
sulla base delle risate previste. Per lungo tempo Stan e Oliver non si resero
conto di quanto fossero diventati popolari: solo quando, dopo una decina di
anni dal loro primo film, fecero un viaggio insieme in Europa per quella che
doveva essere una vacanza, scoprirono di non poter muovere un passo senza
essere assediati da masse di ammiratori. E la cosa è durata anche dopo il
passaggio dai cortometraggi ai film lunghi e dopo la fine della collaborazione
con Hal Roach (fu Stan a litigarci) e la negativa esperienza con la 20h Century
Fox. Nell'ultima parte della loro carriera girarono il mondo con dei tour
teatrali che fecero ovunque il tutto esaurito: sembrava che avessero smesso di
fare film il giorno prima. Le loro comiche venivano trasmesse in TV e Stan si
lamentava della pubblicità che le interrompeva: ci aveva sudato sette camicie
per fare un certo ritmo al montaggio e tutto quel lavoro veniva sciupato così.
Stan e Oliver erano tutto l'opposto, nella vita reale, di quel che appariva
sullo schermo: Ollio che fa il gradasso e il so-tuto-io in realtà era un
signore timido e riservato, un marito dolce e fedele; Stanlio stupidello
piagnucoloso era un lavoratore instancabile in grado di tener testa a registi e
produttori e di vivere travolgenti storie d'amore passando da un matrimonio
all'altro. Una cosa però li accomunava e assomigliava ai loro personaggi: la
bontà d'animo e la gentilezza verso chiunque. Furono inoltre veri amici, sempre. Non è vero che morirono poveri,
anche se non hanno mai visto un cent dello sfruttamento economico
pluridecennale dei loro film. Pagati una volta, pagati per sempre. Però seppero
investire i loro guadagni e morirono da benestanti. Il libro di McCabe si apre
con l'orazione funebre letta da Dick Van Dyke al funerale di Stan, che si
conclude con una poesia composta da Stan stesso: "Dio benedica i
clown".
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