Georges Simenon
UN DELITTO IN OLANDA
Adelphi
1996, brossurato
146 pagine, 10 euro
Nei suoi primi romanzi, Maigret viene spesso inviato da Simenon in trasferta fuori Parigi. A volte in località sperdute (sul mare o in campagna) della Francia, a volte, come nel caso di "Delitto in Olanda", addirittura all'estero. L'indagine olandese di Maigret è l'ottava (su settantacinque) della serie, ed è datata 1931. Va detto che proprio a Delfzijl, la località dei Paesi Bassi dove è ambientato il racconto, Simenon ideò nel 1929 il suo celebre personaggio (la cui prima inchiesta è datata 1930). E proprio a Delfzijl è stata eretta una statua in bronzo dedicata al commissario parigino più famoso del mondo. Il paesino è da cartolina, con i suoi canali, le sue chiuse, il porto sul Mare del Nord. E' un luogo "dove tutti sono felici, o quasi, e soprattutto dove tutti controllano i propri istinti perché questa è la regola se si vuole vivere nella società". La stessa situazione che ritroviamo in un altro celebre libro di Simenon (senza Maigret), "L'uomo che guardava passare i treni", con un inizio proprio nella terra dei tulipani (e un finale a Parigi) in cui compare un protagonista, Kees Popinga, che ha lo stesso cognome della vittima di "Delitto in Olanda", Conrad Popinga. In entrambi i romanzi la molla che fa scattare l'implacabile trama (molto più avvincente, va detto, nel caso de "L'uomo che guardava passare i treni") è nascosta nel perbenismo, nell'ipocrisia che nasconde il cesto dei serpenti interiori. Se c'è una innovazione che Simonen ha portato nel genere poliziesco europeo è l'abbandono del giallo "all'inglese", cioè con indagini in ville e castelli, con delitti perfetti e vittime e sospetti altolocati che uccidono in biblioteca e in cui si dubita del maggiordomo. Simenon introduce ambientazioni piccolo borghesi se non popolari, e il "metodo Maigret" è basato su una immersione nell'ambiente in cui il crimine è stato commesso più che sull'indizio da trovare con la lente di ingrandimento sul tappeto del salotto. Contano le motivazioni umani, le pulsioni dei personaggi. Ciò detto, nonostante anche "Delitto in Olanda" rientri nella "poetica" simenoniana scavando dietro la facciata del perbenismo di provincia, non si può dire che si tratti del miglior Maigret. Anzi, il confronto fra i sospettati che Simenon organizza nel finale sa un po' di Ellery Queen e le deduzioni indiziarie del commissario sono quantomeno forzate. Il tutto è confezionato comunque nel migliore dei modi, per carità, e si lascia leggere con interesse. Un altro tassello nella saga, senza lode e senza infamia. Maigret viene mandato in Olanda per indagare su un delitto in cui è coinvolto un professore francese, Jean Duclos, ospite di un collega olandese, appunto Conrad Popinga, che lo ha invitato per una conferenza. Ma Conrad viene ucciso nel guardino di casa e Duclos finisce, avendo ritrovato la pistola fumante ed essendo stato sorpreso con quella in mano, fra i sospettati. Maigret non tarda a scoprire che Popinga aveva una relazione con una procace ragazzotta del luogo descritta peraltro con una certa libidine da parte dello scrittore, noto cultore di bellezze femminili, il che offre un movente a più persone: il padre-padrone della fanciulla, un altro pretendente di lei, la moglie di Popinga, altre donne ugualmente corteggiate (e illuse) dall'intraprendente dongiovanni. C'è anche il mistero di un berretto da marinaio trovato in una stanza. Alcuni spunti di interesse sono offerti dal confronto fra il capo della polizia locale e Maigret, dapprima snobbato poi in grado di prendere i comando dell'inchiesta e di mettere in imbarazzo il collega olandese. Il tutto, complicato dalla differenza di lingua (Maigret non parla la lingua del posto) ma reso affascinante dalla ricostruzione dei luoghi.
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