Michael
Crichton
LA
GRANDE RAPINA AL TRENO
romanzo
- Garzanti Editore
Collana
Gli Elefanti
Prima
edizione - 1995
brossurato
- 240 pagine - lire 16.000
Alla
fine dell'avvincente lettura, un solo dubbio: ma è tutto vero oppure no? La
domanda non è peregrina perché il romanzo di Michael Crichton si ispira a un
fatto di cronaca ottocentesco. Nel 1855 l'Inghilterra manda al suo esercito
impegnato in Crimea lingotti d'oro costuditi in casseforti a prova di bomba:
caricate su un treno sorvegliatissimo, le paghe per i soldati dovrebbero
giungere a Parigi ma una delle spedizioni si volatilizza durante il viaggio. Il
clamoroso furto sollevò un tale clamore nel bel mezzo dell' epoca vittoriana,
che il suo eco è arrivato fino a noi, e se c'è una "grande rapina al treno"
per antonomasia, è di quella che si parla. Ed è proprio di questa che ci
racconta lo scrittore americano, futuro autore di "Jurassic Park": lo
fa con sapienza e ironia, descrivendo non solo le manovre e i colpi di genio di
Edward Price per procurarsi copia delle chiavi necessarie a introdursi nel
vagone adibito al trasporto dei valori, ma anche fornendo un ritratto
accattivante e convincente della realtà sociale e culturale dell'epoca. Le
mosse di Price vengono seguite facendo costante riferimento alle dichiarazioni
rese durante il processo che gli fu intentato dopo la cattura: dunque, l'
impressione è che Crichton scriva essendosi attentamente documentato, nulla o
quasi lasciando all'invenzione e alla fiction. Però i colpi di scena, le
difficoltà da superare, gli imprevisti, le azioni mozzafiato sono tali e tante,
e il romanzo è così ben congegnato da far credere che lo scrittore ci abbia
messo un bel po' del suo. E' così oppure no? Catturato per la soffiata della
donna di uno dei suoi copplici, Price (rapinatore geniale al punto che perfino
la regina Vittoria espresse il desiderio di vederlo) fu condannato
all'ergastolo ma riuscì a evadere prima di essere rinchiuso nel penitenziario.
Il bottino non fu mai recuperato e tutto lascia credere che l'artista del furto
abbia potuto goderselo. Meritatamente, verrebbe da dire. Ed è questo il fatto
strano: Crichton ci parla di una rapina e di un rapinatore, però vien fatto di
tifare per lui anziché per la polizia. Perché? Innanzitutto perché
l'intelligenza che contraddistingue il personaggio non può non affascinare; in
secondo luogo perché a venire rapinati non sono i risparmi di un privato, ma il
denaro dello Stato usato per finanziare una guerra odiosa; terzo, perché Price
agisce in un'epoca romantica in cui c'è ancora spazio per l'homo faber fortuna
suae, in tempi in cui le regole del gioco erano molto diverse dalle attuali.
"Lei è accusato di un odioso crimine" dice un giudice al rapinatore.
E Price risponde, riferendosi a lord Cardigan, quello che guidò al massacro la
"Carica dei Seicento": "Io non ho ucciso nessuno; ma se avessi
ammazzato cinquecento inglesi per la mia totale stupidità, mi avrebbero subito
impiccato". Dal romanzo di Crichton è stato tratto il film “1855 - La prima grande rapina al treno” (1979),
diretto da Michael Crichton, interpretato da Sean Connery, Donald Sutherland e
Lesley-Anne Down. Personalmente, dalla lettura del libro ho preso ispirazione
per un racconto di Zagor intitolato “Colpo da maestro” e Price è diventato il
mio Mortimer.
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