MEGLIO QUI CHE IN RIUNIONE
a cura di Eugenio Alberti Schatz e Marco Vaglieri
Rizzoli
prima edizione novembre 2009
brossura,
180 pagine, 14 euro
Di che si tratta? Lo spiega abbastanza bene il sottotitolo:
"224 autoepitaffi di italiani celebri e non del nostro tempo". In
pratica, i curatori hanno chiesto ad alcune centinaia di persone più o meno
illustri, contattandole una per una, di scriversi da soli il proprio epitaffio,
vale a dire la frase da incidere sulla propria pietra tombale. Le risposte
giunte sono state raccolte in un volume. Ora, a me non l'hanno chiesto (ma non
gliene faccio una colpa). Peccato, perché finora di epitaffi me ne sono già
scritti quattro e non escludo
di compilarne altri da qui al momento dell'effettivo trapasso, allo scopo, è
ovvio, di scegliere il migliore sul letto di morte. Per ora, il mio preferito è
"Fate come se non ci fossi". Prego Alberti Schatz e Vaglieri di
tenerlo presente nel caso di un secondo volume o di una ristampa rivista e
corretta del primo. Tuttavia, leggere le oltre duecento frasi contenute
nel libro è estremamente divertente (peraltro, tre o quattro dei personaggi
sono effettivamente morti nel frattempo, come Candido Cannavò). Il volume si
divora in mezz'ora, al termine del quale si può però dire di aver letto a tutti
gli effetti un libro, e anche un libro in grado di far riflettere, colto,
divertente, commovente e persino poetico. Cito alcuni degli epitaffi. Il
giornalista Viviano Domenici: "Nato per soffrire, non ne volle
sapere". La scrittrice Elena Loewenthal: "Si farà viva lei". Lo
scrittore Aldo Nove: "Dopo una vita da precario, ha trovato il posto
fisso". Il regista Riccardo Piferi: "Volevo scrivere qualcosa di
intelligente, ma la morte mi ha colto di sorpresa". L'illustratrice Chiara
Rapaccini: "Finalmente so che cosa c'era dopo. Ma non ve lo dico". Il
viaggiatore Augusto Golin: "Qui si ferma per un po' Augusto Golin, almeno
sapete dove trovarlo".
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