CELL
Sperling & Kupfer
Prima edizione marzo 2006
cartonato - 520 pagine - euro 18,00
Un giorno d’ottobre (per l’esattezza il primo, alle 15.03) tutti i cellulari del Maine (e presumibilmente anche di altri Stati degli USA) squillano contemporaneamente e trasmettono un misterioso “impulso”. Chi risponde e lo riceve, impazzisce e si getta con istinti omicidi sulle persone vicine. Chi non ha un cellulare in tasca o non risponde, si salva dall’impulso ma deve poi fare i conti con i “cellulati” - come verranno poi chiamati i folli. La civiltà come la conosciamo noi finisce in un istante e la città brucia, in tutti i sensi, quello reale e quello metaforico. Tre tra i sopravvissuti a Boston uniscono le loro forze per sopravvivere: sono un disegnatore di fumetti, Clay Riddell, un uomo d’affari di nome Tom McCourt e una giovanissima ragazza, Alice Maxwell. Clay ha una moglie e un figlio di cui non sa niente, perché ovviamente ogni sistema di comunicazione è saltato. Tom e Alice lo accompagnano nella ricerca volendo comunque anche loro cercare di raggiungere un posto dove i folli non rappresentino un pericolo, se c’è. Nei giorni successivi il comportamento dei “cellulati” comincia a cambiare. Non si scagliano più indistintamente contro chiunque, ma più o meno, gradatamente, solo verso i “normali”. E cominciamo ad agire in modo tutti uguale, come se ricevessero istruzioni. Da pazzi scatenati che erano, coloro che hanno subito l’impulso si fanno piano piano più intelligenti, ma hanno perso comunque la loro identità e la loro individualità, il loro cervello è stato resettato e un nuovo programma scrive norme di comportamento nuove, che di comunica telepaticamente. I pazzi si muovono solo di giorno, di notte scompaiono e i sopravvissuti possono uscire allo scoperto. Tutti cercano scampo verso il confine, e corrono strane voci sulle frontiere chiuse e sui soldati che sparano contro chi cerca di valicarle. Clay, Alice e Tom scoprono che cosa fanno i “cellulati” durante la notte: si radunano in grandi spiazzi (come gli stadi) e si stendono a dormire uno accanto all’altro, ricaricandosi le energie in modo misterioso. Con l’aiuto di altri due sopravvissuti, i tre uccidono con il fuoco, durante la “ricarica”, più di un migliaio di pazzi. L’iniziativa ha tragiche conseguenze anche su di loro perché improvvisamente scoprono di essere “segnati” anche presso i sopravvissuti: tutti sognano di loro e li evitano come appestati perché questo è l’ordine che danno i “cellulati” ormai in grado di interagire telepaticamente con i “normali” e condizionarne il comportamento, facendoli radunare tutti verso un unico luogo (almeno quelli di una certa zona). Intanto, il comportamento dei pazzi subisce un ulteriore cambiamento ma in peggio: qualcosa, come un virus telematico, deve aver infettato i cervelli di chi ha ricevuto l’impulso e costo regrediscono e tornano a uccidersi fra loro. Pare la soluzione della storia perché senza la capacità di organizzarsi che sembravano aver acquisito, i “cellulati” non supereranno indenni il rigido inverno del Maine. In realtà la parola “fine” non risolve la storia. Non si sa che sarà del mondo, non si sa che cosa ha scatenato l’impulso e che cosa sarebbe successo senza il virus che ha compromesso i piani originari di chi ha organizzato i folli. Se nel 2006 King usava i cellulari come metafora della fine della civiltà, chissà che cosa pensa oggi dei social. Il romanzo non può certo annoverarsi tra i migliori di King. Però Stephen è sempre Stephen e leggerlo è comunque interessante. C’è l’eco dell’Ombra dello Scorpione (anche lì c’è la fine della civiltà e il radunarsi di persone sopravvissute contattate telepaticamente verso un luogo preciso), l’eco di Zombi (che viene citato direttamente nelle pagine del romanzo), l’eco di The Ring, ma il deja vu non basta a reggere un romanzo gradevole ma che alla fine lascia perplessi.
Nessun commento:
Posta un commento