Harry Thompson
QUESTA CREATURA DELLE TENEBRE
Nutrimenti
2006, brossura
752 pagine, 19.50
Settecentocinquanta pagine e non sentirle. Si leggono con gli occhi che corrono fra una riga e l’altra senza stancarsi mai, rimandando magari l’ora della cena pur di andare avanti e vedere che succede. Tutto ciò senza che l’autore racconti un intrigante giallo o intrecci trame piene di misteri e colpi di scena studiati a tavolino o si inventi personaggi romanzeschi. L’argomento di “Questa creatura delle tenebre” è una storia vera, e la narrazione è basata sulle testimonianze dei protagonisti, senza che nulla di ciò che accade sia frutto di invenzione. Quasi un docufilm. Thompson premette una semplice frase: “Questo romanzo si basa fedelmente su eventi reali che ebbero luogo tra il 1828 e il 1865. La storia di cui stiamo parlando è sostanzialmente quella Robert FitzRoy (1805-1865), dei suoi sue due viaggi di esplorazione a bordo del brigantino Beagle della marina inglese, quale comandante del vascello passato alla storia per aver permesso a Charles Darwin (1809-1982) il viaggio attorno al mondo (1831-1836) che fornì a quest’ultimo le osservazioni alla base della teoria dell’evoluzione. Personaggio straordinario, quello di FitzRoy, al pari di Darwin: tra i due sorsero continui contrasti dovuti principalmente alle profonde convinzioni religiose dell’ufficiale a proposito della veridicità del racconto biblico della creazione, messe continuamente alla prova dalle evidenze scientifiche riscontrate dal naturalista. Contrasti che continuarono anche dopo il ritorno in Inghilterra, negli anni in cui FitzRoy inventò la meteorologia studiando tecniche di previsione dei fenomeni atmosferici, con l’intento soprattutto di salvare le vite ai marinai in navigazione, anticipando l’arrivo delle tempeste. Ma anche contrasti che, in qualche misura, contribuirono alla tragica fine (suicida) di FitzRoy, la cui personalità forte ma contrastata è perfettamente scandagliata da Harry Thompson (1960-2005), scrittore memorabile purtroppo prematuramente scomparso e di cui, incredibilmente, pochissimo è stato tradotto in italiano. Impossibile leggere “Questa creatura delle tenebre” senza provare la voglia di andare a vedere di persona i luoghi visitati dal Beagle: io infatti non ho resistito e mi sono recato in Terra del Fuoco, oltre ad aver reso FitzRoy e Darwin protagonisti di due avventure di Zagor. Ma non soltanto del comandante e del naturalista racconta Thompson. Straordinaria è anche la vicenda di alcuni fuegini imbarcati sul Beagle e portati a Londra al termine del primo viaggio del brigantino, e ricondotti in Sud America durante il secondo: Jemmy Button, York Minster, Fuegia Basket e Boat Memory. Il vero nome di Jemmy Button era Orundellico, così come lo avevano chiamato i suoi genitori alla sua nascita nel 1815 (più o meno). Fu però ribattezzato Jemmy Button (“Bottone di madreperla”) dai marinai del Beagle. Catturato in circostanze avventurose (il tentativo di recuperare una lancia rubata dai fuegini, in cui ci scappò anche il morto), Jemmy fu portato in Europa assieme agli altri tre indigeni imbarcati con lui. Fitzroy, convinto assertore della necessità di civilizzare i popoli ritenuti primitivi, volle tentare di fare dei quattro dei perfetti inglesi, dando loro una buona educazione. Con Jemmy e Fuegia (una ragazzina all’epoca del rapimento) i tentativi sembrarono andare a buon fine, dato che divennero modelli di buone maniere e furono addirittura ricevuti dalla regina. Boat Memory si ammalò e morì prestissimo di vaiolo, lo scontroso York Minster non fu mai del tutto civilizzato. L’intento di FitzRoy era quello di riportare i fuegini nella loro terra in modo che parlassero agli altri abitanti della Terra del Fuoco dei vantaggi della vita civile e insegnassero loro l’inglese, così che in futuro i contatti e gli scambi fra europei e indigeni fossero facilitati. Quando il Beagle ripartì dall’Inghilterra con a bordo anche Darwin (che parla dei fuegini nel suo diario), i tre ex-selvaggi furono imbarcati per tornare a casa. Con loro c’era anche un missionario. Le cose non andarono però come previsto. La missione fu saccheggiata e il missionario, terrorizzato dall' "inciviltà" dei nativi, ripartì con la nave. Alcuni mesi più tardi il Beagle tornò sul posto e trovò Jemmy di nuovo nudo come quando era stato catturato, con i capelli lunghi e il visto pitturato. Darwin racconta che si vergognava dello stato in cui era e attribuì il suo rifiuto di tornare in Inghilterra alla "giovane e affascinante moglie", Lassaweea. Basket e York Minster erano invece scappati dal villaggio. Circa venti anni dopo un gruppo di missionari, incontrò un fuegino che conosceva alcune parole di inglese: quasi certamente si trattava di Jemmy. Ci furono anche altri incontri di occidentali con Fuegia Basket divenuta vecchia e vedova di York, anche lei non ricordava più l’inglese. In pratica, il tentativo di Fitzroy fallì: lo stato di natura aveva richiamato i tre “rapiti” dal Beagle alla loro condizione originaria. Una storia vera assolutamente romanzesca.
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