domenica 26 novembre 2023

DELITTO IN UNA CAMERA CHIUSA

 


Michael Crombie
DELITTO IN UNA CAMERA CHIUSA
Polillo Editore
Brossurato, 2021
208 pagine, 16 euro
 
Confesso di aver acquistato il libro solo perché attirato dal titolo, “Delitto in una camera chiusa”, senza nulla sapere dell’autore e della trama (non ho neppure letto i risvolti di copertina). Sono infatti un cultore e collezionista del genere “camera chiusa”. Wikipedia ben spiega che “con la locuzione enigma della camera chiusa o mistero della camera chiusa viene indicata una particolare varietà di romanzo o racconto poliziesco in cui l'indagine si svolge intorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili come quello scoperto in una camera chiusa dall'interno”. Ciò significa che non è tanto importante chi sia il colpevole e perché qualcuno abbia commesso l’omicidio (elementi comunque che fanno la differenza, quanto a risultato e qualità del racconto), quanto il “come” ci sia riuscito. Il maestro indiscusso di questo tipo di giallo è, come sapete (dato che in questo spazio se ne è parlato più volte), John Dickson Carr, ma naturalmente anche altri autori si sono cimentati nell’impresa di fornire spiegazioni convincenti (e nel mio piccolissimo anch’io ci ho provato in un racconto di Zagor). Anche Michel Crombie (pseudonimo di James Ronald, 1905-1972), giallista scozzese, di Glasgow, a lungo vissuto negli Stati Uniti ma poi tornato in patria sul finire dei suoi anni, amava giocare con i “misteri impossibili” e nei suoi quaranta romanzi ne propose diversi. Tuttavia, in “Delitto in una camera chiusa”, il delitto in una camera chiusa viene scoperto soltanto a pagina 178 (sulle 199 dell’edizione italiana), e quindi l’enigma di come sia stato possibile assassinare una vecchia signora (testimone di un altro omicidio) nella sua stanza chiusa a chiave dall’interno è soltanto un tassello marginale di un poliziesco che avrebbe potuto (e forse dovuto) avere un altro titolo. La storia racconta di uno zio criminale, Godfrey Winter, tutore di due nipoti, Eric e Patricia, che uccide il primo e tenta di far fuori anche la seconda, senza riuscirsi solo per un caso fortunato (per lei, che viene presa sotto tutela dal fidanzato Alan). Non faccio spoiler perché che il cattivo sia Godfrey lo si scopre già a pagina 15 e il giallo consiste soprattutto nel seguire le indagini di un coraggioso giornalista, Larry Milner, per vedere come, inizialmente non creduto e anzi licenziato dal suo stesso giornale, riesca a incastrare il colpevole della morte di Eric (e dell’eliminazione successiva di due testimoni scomodi). Eric e Patricia devono morire, nei piani dello zio, perché lui possa ereditare le loro sostanze, lasciate ai due dai genitori prematuramente scomparsi. Il romanzo è movimentato e divertente come un film poliziesco degli anni Quaranta (“The Sealed Room Murder” è del 1934), con molta azione e vari colpi di scena. Quando Milner si trova di fronte alla camera chiusa praticamente siamo agli sgoccioli della storia. Buffo che, per risolvere l’enigma, il giornalista si rivolga a tutti gli scrittori di gialli di sua conoscenza (giustamente, i delitti nelle camere chiuse non avvengono mai nella realtà e sono i giallisti i massimi esperti). La soluzione gli viene però suggerita da un prestigiatore, che quando fa sparire le persone dopo averle chiuse in una scatola con quattro solide pareti, ci riesce perché una delle pareti non è poi così solida.

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