Georges Simenon
LA TRAPPOLA DI MAIGRET
Adelphi
Brossurato, 2004
160 pagine, 10 euro
Benché la caratteristica principale di Jules Maigret, il burbero commissario parigino nato dalla sempre ispirata penna di George Simenon, sia quello di usare un metodo psicologico nella conduzione delle sue indagini, sempre basate sullo studio delle personalità degli indagati, probabilmente nessun romanzo è così psicanalitico come questo. “La trappola di Maigret” (1955), quarantottesimo giallo della saga, chiama in causa le teorie di Freud e gli studi sulle nevrosi e sulle dinamiche mentali degli psicolabili fin dai primi capitoli, quando il commissario chiede consiglio a uno psichiatra per ricostruire un identikit psicologico di un serial killer che da sei mesi colpisce nottetempo per le strade di Montmartre e che ha già ucciso cinque donne, aggredite mentre si trovavano in giro da sole. Su consiglio dell’esperto, Maigret si convince che l’unica soluzione possibile sia sfidare l’assassino a farsi di nuovo vivo fingendo l’arresto di un colpevole immaginario, impersonato da un poliziotto: in questo modo, si ritiene, il killer avrebbe desiderato rivendicare la propria inafferrabilità dimostrando di essere ancora a piede libero. In giro per Montmartre vengono dunque fatte girare delle volontarie addestrate in autodifesa, a fare da esca, e dovunque ci sono poliziotti pronti a intervenire. La trappola funziona: l’assassino tenta di colpire di nuovo, ma fallisce e si dà alla fuga. I pur pochi indizi lasciati sul campo permettono però a Maigret di arrestare Marcel Moncin, un architetto arredatore, che però si dichiara innocente. In effetti, servirebbe una confessione: spettacolare il modo in cui Maigret lo incalza con la ricostruzione del perché, per sfuggire a una madre assillante e una moglie più forte di lui, Moncin abbia sfogato le sue frustrazioni uccidendo delle donne scelte a caso. Un lavoro da fine psicologo! Ma Moncin è davvero colpevole? Un colpo di scena sembra scagionare l’arrestato: una sesta vittima cade per strada con modalità del tutto simili a quelle usate dal serial killer. Qualcuno vuole proteggerlo? E chi? E di nuovo la psicologia si rivela la chiave per risolvere definitivamente il caso.
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