Gabriele Romagnoli
SOLO BAGAGLIO A MANO
Feltrinelli
2017, brossurato
90 pagine, 9 euro
SOLO BAGAGLIO A MANO
Feltrinelli
2017, brossurato
90 pagine, 9 euro
Più che leggere il libro (peraltro molto breve) sembra di ascoltare una conferenza, quella di un viaggiatore che ha viaggiato in 75 paesi di quattro continenti e vissuto in otto diverse città del mondo. Una conferenza sicuramente affascinante ma certamente non un saggio di psicologia basato su studi clinici o un manuale strutturato lungo un percorso compiuto. Il giornalista Gabriele Romagnoli (1960) salta di palo in frasca incuriosendo i suoi lettori raccontando aneddoti, ricordando avvenimenti, citando letture. L’intento, esposto nel primo capitolo, è questo: “trarrò qui alcune conclusioni dai miei viaggi e traslochi dandone per certa una e basta: cercate di portare soltanto il bagaglio a mano”. Del resto, viene citato un proverbio napoletano secondo il quale “l’ultimo vestito è senza tasche”. Viaggiare leggeri è una scelta di vita che impone di decidere quali sono le cose davvero importanti, e quali inutili zavorra. Il grande viaggiatore è quello con il piccolo bagaglio. Il consiglio è quello di sfrondare e ridurre all’essenziale persino la rubrica dei numeri salvati sul telefonino. Un esempio del vantaggio del resettare, liberare spazio, non accumulare il superfluo è dato dall’incubo che rappresenta per tutti l’esperienza di un trasloco: “il peggior trauma dopo un lutto”. Un trauma liberatorio, perché fa scoprire la quantità di cose inutili da cui siamo appesantiti. Possedere significa in realtà essere posseduti. Accumulare, secondo l’autore, è una malattia socialmente pericolosa. Persino riguardo ai ricordi: ricordare tutto fa male. A un certo punto Romagnoli arriva a paragonare il vantaggio dell’essere “maneggevole e veloce” alla necessità di rappresentare un bersaglio mobile sotto il tiro dei cecchini. Chi è più lento viene ucciso. Conta che nessuno e niente ci ancori. “Perché accettare situazioni o rapporti che ti impongono di essere ciò che non sei? Di un oggetto di valore, facile da reimmettere sul mercato, si dice: è un assegno circolare. Circolare, muoversi, scambiare, cambiare. Ne hai il diritto. Oggi se questo, sei qui. Domani potresti voler provare a essere un altro e altrove. Portando con te chi conta e quel che conta. O facendoti portare da loro, giacché tu per primo non devi essere una zavorra”. Del bagaglio a mano, però, deve far parte quello che Romagnoli chiama “Piano B”. Qualcosa che prevede una via d’uscita in caso di necessità. Fin qui, ho cercato di riferire il senso di “Solo bagaglio a mano” riducendo la valigia rappresentata dalla dissertazione a un borsellino per gli spiccioli, però credo che potrei scrivere un pamphlet lungo, ovviamente, il doppio in difesa della consolazione rappresentata dagli oggetti, dalle abitudini, dalle persone, dai libri che ci somigliano e di cui perciò tanti di noi si circondano. E’ vero che l’ultimo vestito è senza tasche, ma che bello averne tante in tutti quelli precedenti, da riempire di sassi e legnetti, figurine e spaghi.
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