MORTALITA'
di Christopher Hitchens
Piemme,
2012, 100 pagine
cartonato, 12 euro
"Tra le più lucide e illuminanti pagine sulla condizione umana": così il New York Times ha recensito questo aureo libretto che raccoglie gli ultimi scritti di Hitchens, giornalista, polemista, intellettuale e conferenziere. Di lui, Richard Dawkins ha detto: "era il più grande oratore del nostro tempo", per la sua capacità di catturare e infiammare le platee. Ne abbiamo parlato, qui e sul blog, a proposito del libro "Processo a Dio", che raccoglie la discussione svoltasi durante un celebre dibattito televisivo dello scrittore con Tony Blair a proposito della religione, e ancora dopo parlando del saggio "La posizione della missionaria" in cui Hitchens puntava l'indice contro Madre Teresa di Calcutta (potete ritrovare tutte e due le mie recensioni da qualche parte nel mare magnum di "Freddo cane in questa palude"). Ma, soprattutto, Hitchens è l'autore del fondamentale "Dio non è grande" (fondamentale anche per chi crede, perché non si può prescindere dal considerare le idee dello scrittore, e nel caso replicare). Nel giugno 2009, mentre era impegnato nel tour promozionale della sua autobiografia "Hitch 22" (anch'essa imperdibile, edita in Italia da Einaudi), al giornalista viene diagnosticato un tumore all'esofago andato in metastasi. Nei successivi diciotto mesi, Hitchens racconta su "Vanity Fair" tutte le fasi della lotta contro il male (anche se scrive: "non sono io che combatto il cancro, è il cancro che combatte contro di me"), mettendo per scritto in modo lucido e impietoso sia le descrizioni delle sofferenze sia il dipanarsi delle sue riflessioni sulla vita e sulla morte. Gli articoli sono stati appunto raccolti in questo libro, e non smentiscono in nulla il grande talento dell'autore sia come polemista (formidabili le sue risposte a chi sosteneva che la sua malattia fosse una punizione divina e ne gioiva) sia come indagatore in campo letterario, filosofico, sociologico, politico. Commoventi gli ultimi appunti rimasti incompleti, raccolti nel capitolo conclusivo, tra cui questo aforisma che racconta tutto di lui: "Se mi converto sarà perché è meglio che muoia un credente che un ateo". Hitchens è morto nel dicembre 2011.
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