Emily Dickinson
SILENZI
Poesia - Feltrinelli
2016 - brossurato
212 pagine - 9.50 euro
Barbara Lanati, traduttrice e selezionatrice delle circa 140 poesie raccolte in questa antologia (delle oltre 1700 scritte dalla Dickinson), è anche l'autrice di un saggio introduttivo molto interessante, che serve a illuminare l'opera della schiva poetessa americana, nata ad Amherst (Massachussetts) nel 1830 e lì morta nel 1886, praticamente senza mai essersene allontanata. "Io non mi spingo oltre il giardino di mio padre, non vado a casa di nessuno, non vado in nessun'altra città", scrive la stessa Dickinson in una lettera del 1869 a Thomas Higginson, redattore di una rivista a cui aveva sottoposto in visione alcune sue poesie. Emily fu sempre timida, introversa, impaurita. La sua vita trascorse nell'attesa di un qualcosa o di un qualcuno che non arrivò mai, ritirata in una stanza, consumata nella lettura, nell'introspezione, nel silenzio dei pomeriggi spesi a lavorare a quelle brevi poesie che solo a quattro anni dalla morte lo stesso Higginson avrebbe dato alle stampe. Dopo averle, beninteso, edulcorate e corrette in nome di una considerazione della poesia femminile come composta e controllata. Cosa che i versi della Dickinson non sempre erano, e non solo l'atteggiamento equivoco di Emily nei confronti della religione ("Non mi sentirò a casa, lo so / nei cieli lulinosi. / Il Paradiso non mi piace / perché è domenica tutti i giorni / e l'intervallo non arriva mai" - poesia 413). C'è di più. Scorrendo i brevi componimenti raccolti in questa antologia ci si accorge subito di come la "vergine di Amherst" espliciti nei suoi versi un grande fermento, una grande passione, addirittura una grande sensualità. "Notti selvagge! Notti selvagge! / Fossi io con te / notti selvagge sarebbero / la nostra passione": così recita la poesia 249. E c'è da notare che il verso finale, tradotto fin troppo castigatamente dalla Lanati (che ha tolto anche il punto eclamativo), in inglese suona: "Our luxury!". Ed ecco la 162: "Il mio fiume scorre verso di te / Azzurro Mare! Mi accoglierai? / Il mio fiume aspetta una risposta / Oh Mare, siimi benevolo / ti porterò ruscelli da angoli lontani / Ehi Mare, prendimi!". (Bellissima in inglese: "My Rivers runs to thee / Blue Sea! Wilt welcome me? / My Rivers waits reply / Oh Sea - look graciously / I'll fetch thee Brooks / From spotted nooks / Say - Sea - Take Me!"). Scrive la Lanati: "La poesia della Dickinson trascrive l'esperienza di una donna che seppe abbracciare la condizione della solitudine e farne un provocatorio strumento di conoscenza e avvicinamento all'uomo, una donna che visse nell'ostinata interrogazione del silenzio e a quel silenzio riuscì a dare un corpo: la parola poetica". Dunque, vita ritirata e schiva, ma grande impeto interiore sfogato unicamente nella poesia. Poesia che comunque, parla soltanto di lei stessa, è soggettiva, chiusa nel suo piccolo. L'introspezione della poesia dickinsoniana porta talvolta Emily a una scriuttura allusiva e astratta, verrebbe da dire comprensibile solo a lei stessa. Tuttavia, al contrario di molti altri poeti volutamente criptici, anche le poesie più ostiche suonano affascinanti e inquietanti allo stesso tempo. E c'è da notare come la Dickinson nell'originale inglese sia comunque sempre più chiara e più immediata della sua traduzione italiana. "I'm Nobody! Who are you? / Are you Nobody too? / Then there's a pair of us!" ("Io sono Nessuno! Tu chi sei? / Sei Nessuno anche tu? / Allora siamo in due!").
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