sabato 27 marzo 2021

BREVI CENNI SULL'UNIVERSO E TUTTO IL RESTO

 

 
Tiziano Sclavi
Giorgio Pontrelli
BREVI CENNI SULL'UNIVERSO E TUTTO IL RESTO
Sergio Bonelli Editore
2020, cartonato
68 pagine, 19 euro


Della serie a fumetti "I racconti di domani", scritta per la libreria da Tiziano Sclavi e affidata ogni volta a un disegnatore diverso, abbiamo già parlato, in questo stesso spazio, commentando i primi due volumi. Qui la recensione di quello d'esordio:
https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../il-libro...
Questo terzo titolo è forse il migliore dei tre, per il motivo spiegato dalla giornalista Eliza Kazan nell'ultima pagina: "Dylan Dog, il sedicente Indagatore dell'Incubo, è morto, e non ha potuto essere presente in questo numero dei Racconti di Domani. Tornerà nel prossimo". Ovviamente non è vero che Dylan Dog è morto (mai credere alle notizie dei TG), ma è vero che è del tutto assente nel volume. Il che, a ragion veduta, è un bene, perché le storie possono occupare tutto il breve spazio a disposizione (60 pagine) senza bisogno degli onirici raccordi con Dylan che continua a leggere il misterioso libro trovato nella bottega dell'ancor più misterioso Hamlin. La cosa bella della serie di Sclavi sono appunto le storie brevi di argomento (e protagonista) sempre diverso, di Dylan (che può vivere avventure tutte sue anche altrove) tutto sommato non c'è bisogno. La sua assenza permette di far posto a qualche racconto in più, che in totale sono dieci, di lunghezza diversa. In un paio di ritrovano sviluppate in modo differente idee già presenti nelle opere dello Sclavi scrittore, come "Zapping", che prende spunto da alcune pagine di "Non è successo niente", là dove il telespettatore, da casa, facendo fuoco con la pistola contro lo schermo televisivo, può uccidere chi compare in TV. Del testo, anche Eliza Kazan, in "Tigì", dice: "Riassumo quindi le notizie di oggi: non è successo niente". In "Gli alieni" torna la tematica già affrontata nel secondo volume dei "Racconti di domani" (là dove in un ospedale di Pavia veniva ricoverato un paziente piovuto dal nulla, che non sa chi è e non capisce neppure il dialetto del luogo), quella del giovane che, prigioniero di una provincia che non gli assomiglia, si sente un extraterrestre sul pianeta sbagliato, non trova di avere niente in comune neppure con i genitori. Si tratta, con ogni probabilità, di una sorta di autoritratto dello stesso Sclavi. Alcuni racconti sono inquietanti senza che gli accadimenti abbiano una spiegazione logica, in altri tutto ha un (drammatico) senso, come "La felicità", o "L'anomalia", i miei preferiti. In ogni caso, tanto di cappello al talento sclaviano come affabulatore e sceneggiatore: efficacia, sintesi, dialoghi, sono magistrali. Non da meno i disegni puliti di un Giorgio Pontrelli perfettamente a suo agio come virtuoso strumentista che, interpretando uno spartito, lo fa suo ma al tempo stesso si lascia dirigere da un ispirato direttore d'orchestra.

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