“Un pianeta con due soli e due lune: in questo fantastico scenario si svolge il romanzo di Paul Anderson che riprende il mito millenario delle Amazzoni – donne sessualmente desiderabili e terrificanti nello stesso tempo – per aggiornarlo in modo spettacolare. Le libere guerriere di Freetoon devono fare i conti con un imprevisto che viene dallo spazio. Un imprevisto odiato, temuto e aspettato… una minaccia chiamato uomo”. Questo il riassunto in quarta di copertina, dove si può leggere anche una breve biografia di Paul Anderson: “E’ nato nel 1926 e ha sposato la poetessa Karen Kruse. Uno dei nomi più popolari nel campo della fantascienza, è autore di cicli famosi come quelli dei Mercanti delle Stelle e dell’agente terrestre Dominic Flandry. Le Amazzoni (Virgin Planet) è un romanzo del 1959”. Nel frattempo Anderson ci ha lasciati nel 2001. Chissà se Max Bunker non ha tratto proprio da questo romanzo il nome del pianeta su cui vive la sua indimenticabike eroina Gesebel. L’idea di partenza di Anderson è davvero buona: trecento anni prima l’epoca della narrazione, una astronave con a bordo soltanto donne, destinate a congiungersi con i loro uomini su una lontana colonia, fa naufragio su un pianeta simile alla Terra, senza alcuna possibilità di comunicazione. Alcune di loro, quelle dotate di conoscenze mediche, iniziano a praticare la partenogenesi, fecondando le compagne che partoriscono figlie geneticamete identiche alle madri. Così, le donne si riconoscono per essere divise in “specie” riconoscibili dal cognome: le Whitley, le Burke, le Latval e così via, ciascuna con caratteristiche proprie e predisposizioni congenite. Si formano varie tribù, alcune composite, altre omogenee. I ricordi della madre Terra si fanno sempre più sfumati man mano che passa il tempo, si creano leggende e miti, fra cui quelle dell’Uomo, visto come una sorta di razza divina. Per sopravvivere le donne diventano cacciatrici, quindi guerriere, e la mancanza di supporti tecnologici crea una civiltà quasi barbarica. Tutte le Amazzoni sono comunque succubi dei Dottori rimasti presso i resti dell’astronave-madre, dove si recano per la fecondazione. Quando l’esploratore Bertram Davis atterra sul pianeta, primo maschio dopo trecento anni, inizialmente viene scambiato per un Mostro e catturato (dell’Uomo le Amazzoni hanno una visione idealizzata), poi, allorché si va delineando la sua vera identità, scatta la reazione dei Dottori che temono di perdere il loro potere. Alla fine Davis ha partita vinta, grazie soprattutto all’aiuto di due Amazzoni, entrambe innamorate di lui, Barbara e Valeria Whitley, e apprestandosi a ricongiungere le donne guerriere con la civiltà promiscua del genere umano, deve perfino scegliere quale delle due “cugine” preferire (chissà se in questo oggi potremmo leggere del sessismo). Intrigante come impalcatura, il romanzo è però scritto in modo privo di vero mordente per i gusti e i ritmi di oggi, e bisogna acconrentarsi. Ma lo si fa volentieri, tutto sommato, in attesa di un remake.
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