domenica 25 settembre 2022

OMICIDIO A LERICI

 


Claudio Nizzi
OMICIDIO A LERICI
Adelmo Iaccheri Editore
brossurato, 2022
208 pagine, 16.90 euro


Ho già detto che la scrittura di Claudio Nizzi è ipnotica? No, in realtà non l’ho ancora detto (ono andato a rileggermi le altre recensioni dei suoi romanzi pubblicate su questo blog), quindi lo posso dire adesso senza timore di ripetermi. Commentando il libro precedente, “L’orrendo delitto del vicolo Babbini”, il sesto della serie dedicata al pingue maresciallo dei carabinieri Lello Caruso, avevo però scritto: “Tutti i romanzi sono divertenti e gradevoli, scritti peraltro in punta di penna, utilizzando un linguaggio elegantissimo e puntuale, con frasi brevi in cui non c'è mai una parola di troppo ma che sono in grado di restituire l'efficacia di ogni scena come se la si vedesse scorrere davanti agli occhi un una pellicola in bianco e nero, essenziale ma ficcante, di un film degli anni giovanili di Nino Manfredi o Ugo Tognazzi”. Recensendo “L’americano” (il quarto con Caruso) avevo accennato invece a un possibile paragone con Andrea Vitali, per la ricostruzione della vita quotidiana di un paese di provincia negli anni del Dopoguerra, paese che nel caso di Nizzi si chiamo Borgo Torre, località inventata ma collocata nel Frignano, sulle montagne modenesi. Adesso azzardo un paragone invece con Ed McBain, lo scrittore della serie dell’87° distretto, non tanto per l’intreccio del giallo, quanto per la bravura nello scrivere i dialoghi. Non porto oltre l’argomento, mi basterà aver fatto capire quanto apprezzi il modo di scrivere dell’autore di Fiumalbo (sì, è evidente che Borgo Torre è Fiumalbo sotto falso nome). Ogni scrittore, ovviamente, ha il proprio stile: Nizzi irretisce e intriga con il suo periodare semplice ed essenziale e una volta rimasti incantati si divora il libro quasi senza accorgersene. Nel settimo romanzo della serie, come già nel sesto, Borgo Torre però non c’è. Se ne “L’orrendo delitto di vicolo Babbini” il maresciallo Caruso era andato a indagare in trasferta a Pavullo (località del Frignano realmente esistente), questa volta lo seguiamo in vacanza a Lerici, in Liguria, impegnato, con la moglie Erminia, nel trastullo dei nipotini, in un alloggio affittato vicino alla casa dei cognati. Sennonché, nei pressi del residence “Le Colombaie” (una serie di villini disposti in cerchio attorno a un parco in comune) viene trovato morto il giovane Manlio Bonaiuti, figlio di un notaio che abita proprio in quel complesso. Il maresciallo Calicò, della locale stazione dei carabinieri, coinvolge subito nelle indagini il collega in ferie, ritenendo che l’assassino possa nascondersi proprio fra i residenti del residence. In tutto, otto famiglie, più un custode. Ben presto si scopre che almeno quattro persone, fra i vicini di casa, avrebbero avuto ottimi motivi per uccidere Manlio (anche il lettore lo trova detestabile, del resto). Nizzi tratteggia da par suo le diverse personalità del teatrino di personaggi, abile in questo quanto nel caratterizzare quelli delle sue storie di Tex (di cui è stato uno dei più prolifici sceneggiatori). La soluzione del giallo convince, ma il romanzo si fa leggere soprattutto per come viene narrato da un affabulatore gradevole mai sopra le righe.

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