Simon Sebag Montefiore
SCRIVERE LA STORIA
Mondadori
2024, brossura
296 pagine
“Lettere che hanno cambiato il mondo”, promette il sottotitolo. E, in buona parte, il contenuto mantiene. Emozionante, per esempio, poter leggere la lettera scritta dal reverendo John Stevens Henslow a Charles Darwin, il 24 agosto 1831, con la quale il giovane naturalista viene informato di un posto libero a bordo del brigantino “Beagle” che di lì a poco sarebbe partito per un lungo viaggio di esplorazione attorno al mondo. Posto lasciato libero, per la cronaca, da Marmaduke Ramsay, designato in un primo momento ma inopinatamente morto durante i preparativi della spedizione. Henslow scrive: “Non accampate dubbi o timori dovuti a modestia riguardo le vostre qualifiche, mio caro Darwin, perché vi assicuro che vi considero proprio l’uomo che il capitano FitzRoy sta cercando”. Simon Sebag Montefiore (1965), scrittore e saggista britannico, raccoglie una settantina di lettere private, rintracciate scartabellando libri e archivi di tutto il mondo e di tutte le epoche, scritte da personaggi quali, solo per citarne alcuni, Bolivar, Churchill, De Sade, Gandhi, Che Guevara, Flaubert, Kafka, Lenin, Lincoln, Machiavelli, Mao, Mozart, Michelangelo, Ramses, Solimano il Magnifico, Stalin, Truman, Wilde. Lettere private, cioè non destinate, quando vennero scritte, alla pubblicazione, dunque non documenti ufficiali ma messaggi che mettono a nudo le personalità, i sentimenti, i vizi, i gusti, il coraggio, la bontà, la saggezza ma anche la spietatezza o perfino la stupidità di figure storiche di cui ci è concesso scoprire aspetti sconosciuti e talvolta insospettabili. Tra i documenti raccolti da Montefiore, commentati uno per uno e inquadrati nel loro contesto, ce ne sono alcuni scritti originariamente in caratteri cuneiformi (come la lettera del re siriano Annurapi al sovrano di Cipro, risalente al 1190 avanti Cristo), altri vergati su papiro o su pergamena, infine su carta, in latino, inglese, arabo, russo, francese, tedesco, e altre lingue ancora. Di alcune lettere, come quella a Darwin citata in apertura, è chiaro il perché Montefiore ritenga che abbiano cambiato la Storia, al pari di quella di Lincoln a Grant scritta il 13 luglio 1863 o quella di Rosa Parks a Jessica Milford datata 26 febbraio 1956, in altri casi si fatica a capirlo ma tutto rientra nella logica secondo la quale lo scritto confidenziale trapelato e giunto fino a noi illumina di nuova o maggior luce l’intimo di un personaggio che nella Storia ha rivestito una qualche importanza. Molto curiose sono le missive, piuttosto numerose, in cui si parla di sesso, mentre altre ci meravigliano per come palpitano d’amore, etero o omosessuale (colpisce quella di Giacomo I al Duca di Buckingham, del 17 maggio 1620). Alcune lettere sono strazianti, scritte in punto di morte (Alan Turing a Norman Routledge, 1952; Franz Kafka a Max Brod, 1924; Leonard Cohen a Marianne Ihlen, 2016), altre buffe e imbarazzanti (Mozart che racconta la sua gara di peti). Insomma, ogni lettera suscita sorpresa e interesse. Potrei citarle tutte, mi limiterò ad altre due scritte da personaggi che non conoscevo. La prima, quella di Manuela Sàez al marito James Thorne, datata 1823, in cui la coraggiosa donna ecuadoriana che fu amante (la più amata, forse, fra le tante) di Simon Bolivar, dice addio al consorte inglese che era stata costretta a sposare: “Ah! Io non vivo seguendo le convenzioni sociali inventate dagli uomini per recarsi mutuo tormento”. Ma soprattutto colpiscono le parole rivolte ai figli nel 961 da Abd al-Rahman III, governante arabo di al-Andalus, regno musulmano di Spagna: “Ho ormai regnato per più di cinquant’anni. Ricchezze e onori, potere e piaceri, tutto ho avuto di ciò che desideravo, e in apparenza nessuna fortuna terrena mi è mancata. In questa situazione, ho diligentemente conteggiato i giorni di pura e vera felicità di cui ho potuto godere: ammontano a quattordici!”.
2024, brossura
296 pagine
“Lettere che hanno cambiato il mondo”, promette il sottotitolo. E, in buona parte, il contenuto mantiene. Emozionante, per esempio, poter leggere la lettera scritta dal reverendo John Stevens Henslow a Charles Darwin, il 24 agosto 1831, con la quale il giovane naturalista viene informato di un posto libero a bordo del brigantino “Beagle” che di lì a poco sarebbe partito per un lungo viaggio di esplorazione attorno al mondo. Posto lasciato libero, per la cronaca, da Marmaduke Ramsay, designato in un primo momento ma inopinatamente morto durante i preparativi della spedizione. Henslow scrive: “Non accampate dubbi o timori dovuti a modestia riguardo le vostre qualifiche, mio caro Darwin, perché vi assicuro che vi considero proprio l’uomo che il capitano FitzRoy sta cercando”. Simon Sebag Montefiore (1965), scrittore e saggista britannico, raccoglie una settantina di lettere private, rintracciate scartabellando libri e archivi di tutto il mondo e di tutte le epoche, scritte da personaggi quali, solo per citarne alcuni, Bolivar, Churchill, De Sade, Gandhi, Che Guevara, Flaubert, Kafka, Lenin, Lincoln, Machiavelli, Mao, Mozart, Michelangelo, Ramses, Solimano il Magnifico, Stalin, Truman, Wilde. Lettere private, cioè non destinate, quando vennero scritte, alla pubblicazione, dunque non documenti ufficiali ma messaggi che mettono a nudo le personalità, i sentimenti, i vizi, i gusti, il coraggio, la bontà, la saggezza ma anche la spietatezza o perfino la stupidità di figure storiche di cui ci è concesso scoprire aspetti sconosciuti e talvolta insospettabili. Tra i documenti raccolti da Montefiore, commentati uno per uno e inquadrati nel loro contesto, ce ne sono alcuni scritti originariamente in caratteri cuneiformi (come la lettera del re siriano Annurapi al sovrano di Cipro, risalente al 1190 avanti Cristo), altri vergati su papiro o su pergamena, infine su carta, in latino, inglese, arabo, russo, francese, tedesco, e altre lingue ancora. Di alcune lettere, come quella a Darwin citata in apertura, è chiaro il perché Montefiore ritenga che abbiano cambiato la Storia, al pari di quella di Lincoln a Grant scritta il 13 luglio 1863 o quella di Rosa Parks a Jessica Milford datata 26 febbraio 1956, in altri casi si fatica a capirlo ma tutto rientra nella logica secondo la quale lo scritto confidenziale trapelato e giunto fino a noi illumina di nuova o maggior luce l’intimo di un personaggio che nella Storia ha rivestito una qualche importanza. Molto curiose sono le missive, piuttosto numerose, in cui si parla di sesso, mentre altre ci meravigliano per come palpitano d’amore, etero o omosessuale (colpisce quella di Giacomo I al Duca di Buckingham, del 17 maggio 1620). Alcune lettere sono strazianti, scritte in punto di morte (Alan Turing a Norman Routledge, 1952; Franz Kafka a Max Brod, 1924; Leonard Cohen a Marianne Ihlen, 2016), altre buffe e imbarazzanti (Mozart che racconta la sua gara di peti). Insomma, ogni lettera suscita sorpresa e interesse. Potrei citarle tutte, mi limiterò ad altre due scritte da personaggi che non conoscevo. La prima, quella di Manuela Sàez al marito James Thorne, datata 1823, in cui la coraggiosa donna ecuadoriana che fu amante (la più amata, forse, fra le tante) di Simon Bolivar, dice addio al consorte inglese che era stata costretta a sposare: “Ah! Io non vivo seguendo le convenzioni sociali inventate dagli uomini per recarsi mutuo tormento”. Ma soprattutto colpiscono le parole rivolte ai figli nel 961 da Abd al-Rahman III, governante arabo di al-Andalus, regno musulmano di Spagna: “Ho ormai regnato per più di cinquant’anni. Ricchezze e onori, potere e piaceri, tutto ho avuto di ciò che desideravo, e in apparenza nessuna fortuna terrena mi è mancata. In questa situazione, ho diligentemente conteggiato i giorni di pura e vera felicità di cui ho potuto godere: ammontano a quattordici!”.
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