Guy Delisle
FUGGIRE
MEMORIE DI UN OSTAGGIO
Rizzoli Lizard
2017, brossurato
432 pagine, 22 euro
Guy Delisle è il mio graphic journalist preferito. L'ho deciso anni fa dopo aver letto "Cronache di Gerusalemme" (o forse era "Pyongyang"?) e non ho più cambiato idea. Il talento di Delisle nel descrivere con pochi segni e poche parole, in assoluta e solo apparente levità, una realtà drammatica è straordinario e coinvolgente. A differenza di altri cronisti, il disegnatore non ha bandiere da sventolare o armamentari ideologici a cui far ricorso per interpretare la realtà. Appunta ciò che vede con gli occhi puri di uno che quasi se ne meraviglia, ascolta tutti, resta perplesso al pari dei suoi lettori. Dopo aver descritto la vita un punti problematici de mondo, adesso (nel 2016) ci racconta della Cecenia. Un paese davvero inquietante, stando a quel che ci viene mostrato narrando la vicenda di Christopher André, un attivista francese di Medici Senza Frontiete in una missione umanitaria in Inguscezia (una microscopica repubblica della Federazione Russa). Christopher viene rapito dal suo letto una notte di luglio del 1997 da una banda di ceceni che lo trasportano oltreconfine, nella loro terra, e lo tengono prigioniero per alcuni mesi. Lo scopo dei banditi è, a quanto pare, quello di chiedere un riscatto (e chiederlo a dei medici che curano chi ne ha bisogno, e che magari hanno curato anche qualche loro parente o amico). André però non sa niente delle trattative in corso: nessuno dei rapitori parla la sua lingua e le giornate per lui trascorrono lente e tutte uguali, con un polso legato a un termosifone in una stanza vuota. In questa situazione ogni minimo avvenimento è degno di nota: le voci che giungono dalle stanze accanto, i pochi minuti concerti per mangiare o per lavarsi. Il cervello di Christopher macina progetti, piani di fuga, ipotesi sul futuro, speranze, delusioni. Il racconto che ne fa Delizie, frutto di una lunga intervista con André, è ipnotico e coinvolgente benché fatto di disegni che sembrano tutti uguali come tutti uguali sono i giorni del rapito. Non ci sono disamine sull'ideologia dei criminali o sulla situazione politica in Cecenia. Quel che della Cecenia si capisce basta e avanza nella descrizione dei banditi e in ciò che accade ad André quando, per un caso fortuito (una distrazione dei sorveglianti) riesce a fuggire. Una volta fuori, nessuno sembra in grado di dargli aiuto e anche il suo recupero da parte di Medici Senza Frontiere deve essere clandestino, come se fosse una operazione militare in terra nemica: i ceceni sembrano assolutamente conniventi con i rapitori. In realtà c'è una famiglia che soccorre il fuggiasco, ma lo fa con tutta la prudenza che serve nel maneggiare una patata bollente e infatti, a causa delle minacce di cui è fatta oggetto, deve chiedere asilo in Francia. Il risultato della bella impresa dei banditi è la chiusura della missione umanitaria nel Caucaso di cui Christopher faceva parte. Il numero di pagine può apparire spropositato per una storia in cui non succede quasi niente (le sequenze del rapimento e della fuga sono davvero una piccola parte del libro) ma è proprio nel fluire del niente che si capisce il dramma della prigionia di un ostaggio raccontata dal suo punto di vista.