sabato 29 febbraio 2020

L'ISTITUTO



Stephen King
L'ISTITUTO
Sperling & Kupfer
2019, cartonato,
566 pagine, 21.90 euro


Nella "Nota dell'autore" pubblicata in appendice al libro, Stephen King ricorda la figura di Russ Dorr, che da medico della sua famiglia si è trasformato nel suo più fedele collaboratore ricercando notizie, fornendo documentazione, controllando fatti, luoghi e persone. "Mi ha aiutato a ottenere quel che è sempre stato il mio scopo: rendere plausibile l'impossibile", scrive King. Ecco, credo che questo sia lo scopo di ogni scrittore, anche quelli che scrivono storie "realistiche", perché qualunque storia, non essendo accaduta, è impossibile. Ciò che i lettori chiedono è di crederci, di poterci credere. Anche se si parla di una Compagnia dell'Anello o di un Impero Galattico. La parte meno plausibile de "L'istituto", secondo me, è il finale: una resa dei conti con i buoni che vanno ad affrontare i nemici a casa loro, prendendo perfino un aereo per risolvere la questione tutta in una notte, approfittando di un tempo che sembra dilatarsi a dismisura. Mai contestare, comunque, le scelte narrative di uno scrittore (men che mai di Stephen King), dato il libro lo ha scritto lui e non chi lo legge. Si può solo dire: mi è piaciuto, non mi è piaciuto. E sicuramente, chiudendo l'ultima pagina, "L'istituto" mi è piaciuto parecchio. E' uno di quei romanzi che quando li cominci a leggere poi non ti stacchi più finché non lo hai finito, e tanto basta. E pensare che comincia parlando d'altro, cioè di Tim Jamieson, un ex poliziotto in fuga dal suo passato, che si trasferisce in un microscopico paesino del Sud degli Stati Uniti, dove è finito per caso, e trova lavoro come guardiano notturno. Poi entra in scena un ragazzino di Minneapolis dal QI superiore alla norma, Luke Ellis, che oltre a essere straordinariamente dotato intellettualmente, possiede blandi poteri telecinetici. All'improvviso, un commando fa irruzione in casa di Luke, stermina la sua famiglia e lo rapisce. Il ragazzo si ritrova prigioniero in una sorta di prigione-ospedale nel Maine, dove altri bambini come lui vivono reclusi e sono sottoposti a test ed esperimenti tesi a verificare ed esercitare le loro facoltà ESP. 
King si cimenta insomma in un'altra storia con dei protagonisti bambini, ragazzi e adolescenti, un'altra delle sue tematiche ricorrenti ("Stand by me", "It", "La bambina che amava Tom Gordon", "Chi perde paga"). Attraverso prove ed esperienze che rompono l'incanto dell'infanzia e fanno perdere l'innocenza, si cresce e ci si forma.
Nell'Istituto i ragazzi subiscono violenze e maltrattamenti, ma soprattutto a un certo punto, uno a uno (ne arrivano comunque sempre di nuovi) vengono spostati in un misterioso secondo edificio da cui nessuno fa più ritorno. Anche Luke ci finirebbe, se non trovasse il modo di fuggire, grazie alla sua intelligenza superiore e l'aiuto da parte di una sorvegliante, che ben sa la sorte che subiscono i reclusi una volta che siano stati spremuti dei loro poteri mentali, usati da un dipartimento degenerato del Governo federale per scopi politici e militari, di condizionamento della politica internazionale. Il mondo è in pericolo e solo Luke può salvarlo, se non si fa riprendere. A questo punto rientra in scena Tim, che ci chiedevamo appunto che cosa c'entrasse. Vale la pena di leggere e di scoprirlo.

domenica 23 febbraio 2020

DIVENTARE PIU' GRANDI DI DIO





Richard Dawkins
DIVENTARE PIU' GRANDI DI DIO
Mondadori
cartonato, 2019
250 pagine, 21 euro


"Una guida all'ateismo per principianti", recita il sottotitolo. In effetti, il volume si configura come una sorta di guida in breve che riassume, in modo chiaro, quanto già esposto dall'autore in un altro suo celebre libro, "L'illusione di Dio", del 2007. Chi abbia già letto il precedente saggio non troverà grandi novità se non, appunto, una argomentazione più veloce, accattivante e sintetica. Grande divulgatore com'è, e come ha dimostrato in classici della biologia evolutiva spiegata ai non iniziati quali "Il gene egoista" e "L'orologiaio cieco", Dawkins si ascolta sempre volentieri comunque la si pensi. Il suo è un argomentare misurato, logico, razionale e consequenziale, che personalmente trovo affascinante e che credo possano trovare affascinante anche i credenti che vogliano confrontarsi con i motivi dello scetticismo altrui verso il trascendente di atei e agnostici. Sarebbe anzi interessante poter leggere altrettante esposizioni di buon senso, da parte di chi, invece, vuole spiegare i motivi della propria fede. Dawkins illustra come, secondo lui, i libri sacri di ogni religione che vengono ritenuti dettati da Dio siano in realtà scritti dagli uomini, come non ci sia necessità di essere credenti per stabilire cos'è il bene e cos'è il male e comportarsi di conseguenza, come l'evoluzione spieghi la vita sulla Terra senza bisogno di ricorrere a un creatore, ad Adamo e a Eva. Lo scienziato argomenta il suo parere, ciascuno poi ne trarrà le conclusioni che più ritiene giuste.

sabato 22 febbraio 2020

INFERNO BIANCO



Andy Hall
INFERNO BIANCO
Corbaccio
cartonato, 240 pagine
2014, 19.90 euro


Ho una particolare predilezione per i libri di alpinismo, e ogni tanto cerco di leggerne qualcuno - scegliendo fra quelli non del tutto tecnici e per iniziati, ma che raccontino di uomini, di sfide, di situazioni estreme. "Inferno bianco" è una ricostruzione puntuale, documentata e fedele di una tragedia che nel 1967, fece strage di un gruppo di dodici alpinisti: ben sette morirono, e di quattro di loro non si sono mai ritrovati i corpi. La vetta che la spedizione, guidata da Joe Wilcox, intendeva scalare era il McKinley, chiamato Denali dai nativi, in Alaska: 6193 metri, con nevicate sopra i duemila in tutte le stagioni dell'anno e una parete verticale di quattromiladuecento. Andy Hall descrive la montagna e fa la storia dei tentativi di scalata precedenti al 1913, anno della prima conquista, per poi passare a descrivere l'organizzazione della spedizione Wilcox, messa insieme potendo contare su pochissimi fondi a disposizione. Seguire la fatica del trasporto dei materiali e delle scorte di cibo da un campo base all'altro, portato a spalla come di regola dagli alpinisti (o dai loro sherpa, che qui non c'erano), e poi il superamento di mille difficoltà, rende dolorosa la lettura per chi già sappia del finale infausto dell'impresa. Dodici uomini con indole diverse, che litigano fra loro, che soffrono, poi si rincuorano, poi giungono alle stremo delle forze, poi le recuperano... Hall, pur non romanzando nulla, ci fa entrare in empatia, come se anche noi facessimo parte della spedizione. Poi, a tragedia avvenuta (causata da una delle più improvvise e imponenti bufere di neve di tutti i tempi da quando sul McKinley se ne tiene il conto), si indaga su cosa poteva essere fatto per evitare la strage, e si fanno ipotesi sulla sorte occorsa agli scomparsi nel nulla. Lettura coinvolgente ed emozionante.

venerdì 21 febbraio 2020

LA CASA DEL SONNO





Jonathan Coe
LA CASA DEL SONNO
Feltrinelli
brossurato, 312 pagine


Psichedelico. Potrebbe essere questo l’aggettivo che meglio qualifica “La casa del sonno” dello scrittore britannico Jonathan Coe (1961). Il quale potrebbe essere definito, d’altro canto, come poliedrico. Difatti spazia fra musica, poesia, teatro, umorismo, sociologia, dramma e inquietudine. Ho letto che Daniel Pennac, in una sua conferenza, abbia giudicato il romanzo di Coe come “uno dei più belli dell’ultimo decennio del Novecento”. Pubblicato per la prima volta nel 1997 e ambientato in Inghilterra nell’arco della quindicina d’anni che va dall’inizio degli Ottanta alla metà dei Novanta, il romanzo alterna di continuo il passato e il presente di un piccolo microcosmo di personaggi che hanno avuto tutti a che fare con Ashdown, un secolare ed austero edificio in pietra vicino a una università in cui un tempo alloggiavano gli studenti e che poi uno di loro, Gregory Dudden, ha trasformato in una clinica privata dove si curano i disturbi del sonno. E di disturbi del sonno soffrono per l’appunto almeno due degli universitari ospitati ad Ashdown, Sarah Tudor e Terry Worth, la prima narcolettica e non in grado di distinguere i sogni dalla realtà, il secondo, famoso critico cinematografico, che sembra non dormire mai. La clinica del professor Dudden nasconde nel sottosuolo dei laboratori in cui lo psichiatra conduce esperimenti inquietanti sulla privazione del sonno, su cavie animali ma anche su volontari umani, uno dei quali ne rimane vittima. Nonostante questi laboratori lascino nel lettore un latente senso d’ansia, mai il romanzo si trasforma in horror, neppure nel finale quando Dudden impazzisce e finisce per sottoporre se stesso alla sperimentazione. L’inquietudine accompagna la lettura anche riguardo alla sorte di Robert, personaggio decisamente border line innamorato di Sarah, la quale lo considera il suo miglior amico ma non può sceglierlo come compagno perché lesbica. Scopre di esserlo proprio alla fine di una relazione da incubo con Gregory, pieno di manie, allorché si mette con Veronica, attivista politica destinata a rinnegare i propri ideali e a divenire una yuppie e ad andare incontro a un tragico destino. I destini di tutti i personaggi si intrecciano fra loro, in un perfetto gioco a incastri, nonostante tutti abbiano preso strade diverse, fino alla soluzione del mistero di chi sia in realtà la dottoressa Madison, la principale assistente di Dudden. La scrittura di Coe non è mai sopra le righe nonostante la matassa inquieta da dipanare e in certe pagine indulge perfino all’umorismo, come nel pezzo di bravura di una recensione cinematografica di Terry il cui senso viene completamente travisato (con risultati esilaranti) dal “salto” di una nota a fondo pagina.

giovedì 20 febbraio 2020

OH! IL LIBRO DELLE MERAVIGLIE




Leo Ortolani

OH! IL LIBRO DELLE MERAVIGLIE
Bao
cartonato, 2017
250 pagine, 18 euro


Diventato ormai autore da libreria e dimenticate le edicole, Leo Ortolani ripropone in versione aggiornata e ampliata, grazie a Bao, un suo vecchio albo Panini del 2006 ("Le meraviglie del mondo") che a sua volta raccoglieva materiali cominciati a realizzare fin dal 1993, quando Ortolani era allo step ancora precedete a quello dell'edicola. Si tratta di una sorta di enciclopedia in cui ogni capitolo indaga, approfondisce e spiega un tema, spiritosamente appartenete a due categorie: le meraviglie della Natura e le meraviglie della Tecnica. Il talento sia grafico che umoristico di Ortolani è fuori discussione, per cui inutile dire (ma lo dico) che anche "Oh! Il libro delle meraviglie" fa molto ridere. Quel che colpisce è quanto sembrino felicemente cattive le gag e la scelta degli argomenti, a distanza di decenni dalla prima realizzazione. Si comincia parlando di aborto, con un notevole humour nero, si prosegue trattando di naziskin, di mafia, di droga, di AIDS, di handicap, di morte, di pedofilia, di educazione sessuale. Va detto che neppure Ortolani riesce a essere davvero politicamente scorretto fino in fondo, perché tutto sommato, per fare un esempio, non si scherza sui musulmani, e ne siamo tutti contenti, ma facciamocelo bastare.