venerdì 25 agosto 2017

PORRETTANA IN GIALLO



E' appena uscita una antologia di quindici racconti intitolata "Porrettana in giallo" (Edizioni Atelier), caratterizzati dall'essere ambientati ciascuno in una diversa stazione della Porrettana, una delle più antiche linee ferroviarie italiane, quella tra Pistoia e Porretta Terme. A quindici scrittori è stata commissionata una storia di delitto, crimine, e mistero, e chi è stato fortunato (i primi ad aver aderito) hanno potuto scegliersi la fermata preferita. Io ho scelto la stazione di Pracchia, località che conosco molto bene fin da bambino: è la più vicina al mio paese natale. Il mio racconto si intitola "Scartamento ridotto". I ventitré lettori del sottoscritto sono avvisati.

Perché "scartamento ridotto"? Perché proprio a Pracchia la ferrovia Porrettana si intersecava con una linea secondaria, appunto a scartamento ridotto, cioè con binari più stretti, che passando per vari paesi della montagna pistoiese raggiungeva San Marcello e infine Mammiano: era la FAP (Ferrovia Alto Pistoiese), un percorso, peraltro molto pittoresco, rimasto attivo tra gli anni Venti e i Sessanta del secolo scorso. Il mio racconto si svolge tutto in viaggio: i protagonisti partono da Pistoia, scendono a Pracchia e cambiano treno per salire sul trenino verso San Marcello. Siamo negli anni, o forse nei mesi, immediatamente prima dell'entrata in guerra dell'Italia nel Secondo conflitto mondiale, e c'è di mezzo una fabbrica di munizioni per l'esercito (realmente esistente) che sorgeva a Campo Tizzoro (località attraversata dalla FAP).


Il libro è stato presentato lunedì 14 agosto 2017 alle ore 17,30 presso Villa Chiara, proprio a Pracchia (PT). Seguiranno altre presentazioni in altre località lungo la linea ferrata inaugurata il 2 novembre 1864 da Vittorio Emanuele II, che costituisce una importante opera ingegneristica con 47 gallerie e 35 tra ponti e viadotti.  

Scrive il curatore Giuseppe Previti nella sua introduzione: "Punto ispiratore per molti è stato il passato, per altri la guerra, per altri ancora l'aria da belle epoque tipica delle località termali. Altri invece hanno impostato delle vere e proprie storie gialle, anche moderne nell'ambientazione temporale. Protagonisti di questa raccolta gli scrittori, ma in questa nota vogliamo ricordare ancora il ruolo di co-protagoniste le stazioni di Pistoia, Valdibrana, Piteccio, Corbezzi, Il Castagno, San Mommè, Biagioni Lagacci, Molin del Pallone, Ponte alla Venturina, Porretta. Stazioni visitate da chissà quante migliaia e migliaia di persone in cento e più anni, da reali a nobili, da cittadini a montanari, da villeggianti a frequentatori delle terme, da pendolari a studenti, territorio montano tra Toscana e Emilia che attraversa un vasto territorio tra Pistoia e Bologna"

Peraltro, pare che anche Sherlock Holmes abbia usato la Porrettana (è oggetto di discussione da parte dei cultori del canone) dopo lo scontro finale con il suo mortale nemico Moriarty alle cascate di Reichenbach, quando volle eclissarsi e raggiunse Firenze.


Rilegatura : Brossura
Prezzo : Euro 15
Dimensioni : mm 146 x mm 12 x mm 206

Il libro è acquistabile scrivendo una mail ad Edizioni Atelier di Pistoia info@atelierantiquario.it (verrà spedito all'indirizzo del richiedente per posta con modalità piego libri) oppure tramite internet per mezzo del canale IBS

giovedì 24 agosto 2017

MICKEY - UOMINI E TOPO



Tito Faraci
MICKEY
UOMINI E TOPO
Add Editore
2016, 140 pagine
brossurato, 12 euro

Un libro insolito e straordinario, questo breve saggio di Tito Faraci. Ma, a guardar bene, perché “saggio”? Non è uno studio su Topolino, come il titolo potrebbe lasciar pensare (anche se in realtà non c’è trucco e non c’è inganno). Di Mickey Mouse si parla dall’inizio alla fine, in effetti, e si accenna a Walt Disney, a Gottfredson, a Romano Scarpa e ad altri autori del Topo più famoso del mondo, dando anche coordinate spazio-temporali e suggerendo letture indispensabili. Però non si traccia una storia strutturata dell’evoluzione dell’icona disneyana, né si fa una disamina delle implicazioni ideologiche o filosofiche del personaggio (benché se ne accenni). Faraci, uno dei più importanti e originali sceneggiatori di Topolino degli ultimi decenni, racconta piuttosto del suo amore verso Mickey, e del suo quotidiano rapporto con lui, tanto stretto da finire per crederlo un amico reale da cui attendersi una telefonata. Attraverso aneddoti, ricordi, svelamenti di retroscena, sprazzi autobiografici, puntinatura delle “i”, Tito smonta alcuni luoghi comuni, spiega perché Topolino non sia affatto meno ribelle e più borghese di Paperino, spezza una lancia in favore della produzione disneyana realizzata in Italia anche ai giorni nostri, niente affatto inferiore qualitativamente rispetto a quella del passato, parla di alcuni suoi colleghi e della vita in redazione, tira le orecchie o agli aspiranti autori che pretendono di scrivere storie del Topo senza conoscerlo abbastanza o ai sedicenti lettori che si piccano di esprimere giudizi dimostrando di non aver letto quello che intendono criticare. Il tutto senza mai eccedere nei toni e, anzi, risultando accattivante e gradevole anche nel momento della garbata polemica. Un libro molto personale, autobiografico, divertente e commovente come molte delle storie disneyane di Faraci, al punto che leggere “Mickey” finisce per essere quasi come leggere una di quelle belle e lunghe avventure in due puntate pubblicate su “Topolino”.

mercoledì 16 agosto 2017

L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI


Jean Giono
Tullio Pericoli
L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI
Salani Editore
cartonato, 64 pagine
16.80 euro

Pubblicato nel 1953, "L'uomo che piantava gli alberi" raccontanta una storia che comincia prima della Grande Guerra e finisce nel 1947 con la morte del protagonista, il pastore solitario Elzéard Bouffier. In tutto sono una ventina di pagine appena, tradotte però in tutto il mondo con grande successo e, in questa bella edizione della Salani, illustrate da par suo da Tullio Pericoli (le sue tavole però sono poste tutte in fondo al testo, raddoppiando lo spessore del volume, come se si trattasse di due libri separati: questo, secondo me, è un peccato: racconto e illustrazioni avrebbero dovuto essere fuse in un unicum). La sensazione che si ha è che la storia sia vera: l'io narrante, un camminatore solitario che incontra per caso il pastore durante una sua lunga escursione nell'alta Provenza, pare essere lo stesso Giorno e all'esistenza di Bouffier fa a tal punto piacere credere che non si fatica a immaginare il racconto come reale. Nel 1957, però, lo scrittore ha rivelato che no, non è così: "Mi dispiace deludervi, ma Elzéard Bouffier è un personaggio inventato. L'obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi". Intento perfettamente riuscito. Elzéard ogni giorno della sua vita, da quando si è ritirato in eremitaggio sulla montagna dopo la morte della moglie, pianta cento piantine di albero sulle nude e brulle cime che l'uomo ha lasciato deforestare e che per questo sono state abbandonate dai suoi abitanti dopo che è venuta a mancare anche l'acqua non più trattenuta dalle foreste. In trent'anni ha fatto crescere una selva di chilometri e chilometri di estensione che ha riportato la vita nella regione, modificandone il regime idrico e il clima. Bellissimo leggere la favola di come ci sia riuscito.

mercoledì 2 agosto 2017

L'ORDINE DEL TEMPO





Carlo Rovelli
L'ORDINE DEL TEMPO
Adelphi
2017, 210 pagine, 
brossurato, 14 euro

Dopo "Sette brevi lezioni di fisica", Carlo Rovelli (sicuramente uno dei maggiori fisici teorici italiani e forse del mondo) ci consegna un altro aureo libretto con il quale, in poche pagine e senza formule matematiche (se non una, quella su cui si basa il concetto di entropia), smonta la nostra concezione del mondo e ci dimostra quanto sia limitato il punto di vista dell'essere umano sulla realtà delle cose che ci circondano. Quella che soprattutto viene rasa al suolo è la nostra abituale concezione del tempo e del suo scorrere. Siamo abituati a pensare che il tempo proceda in un'unica direzione e a una precisa e immodificabile velocità, quella per esempio per la quale siamo certi di poter dare un appuntamento a qualcuno a un'ora stabilita. La verità è che il tempo scorre a velocità diverse (e con differenze facilmente verificabili) sul pavimento piuttosto che all'altezza del soffitto, perché è subisce l'influsso della gravità. Non solo: non esiste un tempo che consenta di dire "ora" in tutto l'universo e, in ogni caso, tutte le principali equazioni che descrivono la realtà, le leggi della fisica, non prevedono la variante temporale. Sono valide comunque anche in assenza del tempo o con il tempo che scorre indifferentemente in un senso o nell'altro. L'unica legge che prevede un cambiamento unidirezionale e dunque rende valido il concetto di tempo è quella dell'entropia, ovvero del calore che si diffonde dal caldo verso il freddo, il cui moto non può essere invertito. Ma anche l'entropia pare essere un fenomeno, se non locale, quantomeno registrabile soltanto per una scarsità di visione prospettica che non tiene conto dell'infinita complessità di ciò che sfugge al nostro sguardo. Il fatto che ci sia una tendenza al disordine nelle nostre vicinanze non significa che, su scala maggiore, ci sia un ordine diverso. Rovelli conclude ipotizzando che sia la percezione umana a creare il tempo, che non esiste in assoluto. Insomma, la realtà non è come ci appare (per citare il titolo di un altro - ben più ponderoso -saggio del fisico). Personalmente me ne faccio una ragione, tenendone conto ogni volta che qualcuno propone verità assolute.

martedì 1 agosto 2017

SARO' BRE





Gianni Fantoni con "Sarò bre"
E' uscito da qualche settimana un mio nuovo libro. Si tratta di "Sarò bre", edito da Allagalla (160 pagine, 10 euro). E' una antologia di aforismi segue il successo di un’altra, uscita del 2015 con il titolo “Utili sputi di riflessione”: quasi 1500 copie vendute. 

"Sarò bre" raccoglie oltre mille aforismi corredati da venti divertenti illustrazioni di James Hogg, con una copertina di Stefano Babini e una prefazione  di Tito Faraci (scusate se è poco). Si può trovare in libreria (lì dove c'è, se no non ci sono problemi a ordinarlo), ma anche su Amazon e su altri siti di vendita on line, compreso quello della Casa Editrice (basta un clic qui sotto).



Presentando quella silloge in giro per l’Italia ho spiegato di aver sempre collezionato gli aforismi degli altri, con una predilezione per quelli più cinici e cattivi, e di aver voluto cimentarmi anch’io in un genere che ha attraversato la storia della letteratura fin dalle origini. Già ai tempi del liceo avevo cominciato ad annotare su un grosso quaderno tutte le frasi citabili che incontravo nel corso delle mie letture. Con il crescere della mia biblioteca, è cresciuta anche la mia collezione di libri di massime, che ormai occupa due interi ripiani. Fra questi ci sono i due volumi dei Meridiani Mondadori intitolati “Scrittori italiani di aforismi”, che cominciano raccogliendo testi del Duecento fino ad arrivare al Novecento. Chiaramente, il mio preciso intento è fare in modo di essere contemplato in una eventuale nuova edizione di quell’opera (senza dubbio incompleta senza di me). 

Raul Cremona con "Sarò bre"
Dato che pubblicando in Rete le mie riflessioni, facezie, arguzie e stupidaggini ho finito per avere un pubblico che li apprezza e addirittura le attende o le va a cercare, credo si sia ormai capito, e non serva ribadirlo più di tanto, come tutto ciò che scrivo vada considerato una provocazione, un pungolo, una puntura e non ci siano verità rivelate o tesi propugnate. Anzi, sono gradite le contraddizioni perché dai contrasti nascono i dibattiti e gli arrovellamenti d’idee. Mi piace l’idea che da un concetto, talvolta paradossale, si possano trarre lunghe riflessioni. Talvolta i miei aforismi riescono a mettere a nudo la mia anima, anzi, in certi casi che la scarnificano. Del resto si sa che Arlecchino si confessò burlando. Mi diverte anzi dipingermi peggio di come sono per la soddisfazione di sentirmi dire: “ma no, non è vero che sei così”. E che delusione quando non me lo dicono e temo di essere così davvero. Poiché ai buffoni si perdona tutto, anche le parolacce, mi sono permesso di usarne qualcuna a scopo ludico: tenete però il libro fuori portata dai bambini, mi raccomando. In ogni caso, come scrisse Stan Laurel in una sua poesia, God bless all clowns: Dio benedica i clown. Non è obbligatorio pensarla come me su Dio, Patria e Famiglia per apprezzarne la mia presa in giro che fa parte degli stilemi del genere. Del resto neppure io la penso come me. 

Permettetemi di commentare l’illustrazione di copertina opera di Stefano Babini. Si può facilmente intuire come dietro la metafora del messaggio in bottiglia che va alla deriva verso un destinatario sconosciuto si nasconda, e neanche tanto, il concetto stesso di aforisma. Ma c’è dell’altro, un secondo piano di lettura. La bottiglia è in primo piano contro un orizzonte. E il verbo greco horízo, “separo”, è alla base della parola “orizzonte”: in pratica, “aforisma” e “orizzonte” hanno lo stesso etimo. Apó e horízo significano “separo da” ma anche “circoscrivo” e dunque aphorismós  vale come “definizione”. L’orizzonte è ciò che lo sguardo circoscrive separandolo dal tutto, e l’aforisma è ciò che poche parole possono contenere in uno spazio limitato. “Ci sono certi scrittori che riescono a esprimere già in venti pagine cose per cui talvolta mi ci vogliono due righe”: così Karl Kraus in Detti e contraddetti (Adelphi, 1992), uno dei miei livres de chevet. Gli aforismi sono una forma d’arte paragonabile alla poesia: ogni singola parola ha un peso enorme e il loro significato va incredibilmente al di là delle dimensioni del testo con cui lo si esprime. Gesualdo Bufalino, del resto, diceva: “un aforisma ben fatto sta in otto parole”. Non ne servono molte di più per colpire immediatamente nel segno con più efficacia di qualunque lungo discorso. Del resto, “quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma”, concludeva il solito Kraus. 



ISTRUZIONI PER L’USO

Gran parte degli aforismi di "Sarò bre" sono stati pubblicati sul mio profilo Twitter tra il 2015 e il 2017, anche se alcuni sono comunque inediti. I miei più fedeli lettori (sono certo di averne più di venticinque) potranno divertirsi a scoprire quali. Non importa, anzi è sconsigliato, leggerli nell’ordine con cui li ho disposti. Il modo migliore per fruire del libro è saltare di pagina in pagina passando da un argomento all’altro in modo casuale. Non è necessario essere d’accordo con il senso dell’aforisma per apprezzarne la forma. La suddivisione per argomenti è partita dal principio che le singoli “voci” dovessero essere diverse da quelle contenute in “Utili sputi di riflessione”. Se mai verrà fatta una raccolta complessiva dei due libri avremo così un dizionario completo.


Spero mi si creda in buona fede affermando che si tratta sempre e comunque di farina del mio sacco: se qualche aforisma assomiglia (o addirittura coincide) con qualcosa di altrui, si tratta di un caso. Del resto, le idee sono nell’aria ed è capitato anche a me di vedere attribuito ad altri quel che sono certo aver scritto io.


Un affettuoso ringraziamento va a Stefano Babini, illustratore della bellissima copertina realizzata appositamente per quest’opera, e a James Hogg, mio sodale e complice nelle vignette che da anni ormai pubblichiamo sul “Vernacolire” e su “Enigmistica Più”, autore dei venti disegni che corredano il testo: i lavori di questi due artisti valgono da soli il prezzo del libro. Un grazie particolare all’amico Tito Faraci per la sua prefazione che in alcun modo va considerata un endorsement verso i contenuti dei singoli aforismi, di cui mi prendo tutta la responsabilità. Un grazie anche a Valentina Uccheddu che mi ha aiutato in modo sostanziale nella scelta, nella suddivisione e nell’editing. Se però fossero rimasti dei refusi, e ne saranno rimasti di sicuro, la colpa è soltanto mia. Del resto si sa che la battaglia contro i refusi è pirsa in partonza.


DICONO DI ME


Un distillato di arguzia e ironia” 
(Giuseppe Pollicelli, “Libero”)


“Burattini è approdato a un genere letterario a metà strada fra il frammento e la boutade, nel quale troviamo il singolare modo di scrivere di sé dell’autore” 
(Daniela Gori, “La Nazione”)


“Le sue battute hanno bensì un valore intrinseco, ora umoristico, ora didascalico, ora provocatorio, ora corrosivo, ora beffardo e perfino filosofico, ma al tempo stesso sono un esempio colto di questa tipologia di opere, delle quali troviamo disseminata tutta la storia della letteratura: fin dalla Bibbia, e poi Guicciardini, Montaigne, Einstein, e tanti altri, fino a Papini e Flaiano.” 
(Gianni Brunoro, “Fumo di China”



La copertina di "Sarò bre" sul tavolo da lavoro di Stefano Babini













STEFANO BABINI

Stefano Babini nasce a Lugo (RA) nel 1964. Dopo aver studiato presso l’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna, inizia la sua attività nel mondo del fumetto come inchiostratore per alcune testate erotiche della Edifumetto. Entra in contatto con Hugo Pratt e frequenta il suo studio in Svizzera. Nel 1993 approda alla casa editrice Sergio Bonelli e disegna la storia “Pendolare del tempo”, apparsa sul numero 10 della testata Zona X. Inizia quindi una collaborazione che continua tuttora con la Rivista Aeronautica, per la quale scrive e disegna vari episodi riguardanti la storia dell’aviazione, dando vita a un personaggio proprio, l’aviatore Attilio Blasi. Nel 2001 crea la strip “Mirna” per il settimanale femminile Donna Moderna, in collaborazione con Giovanni Fanti. Realizza le chine per alcuni racconti di Niccolò Ammaniti disegnati da Davide Fabbri e sceneggiati da Daniele Brolli, poi raccolti nel volume “Fa un po’ male” (Einaudi 2004). Nel 2006 entra a fare parte dello staff di Diabolik, prestando le sue matite al prologo e all’epilogo dell’episodio “Gli Occhi della Pantera” (Il Grande Diabolik, 1-2008). Nel 2009 pubblica per Dada Editore il graphic novel autobiografico Non è stato un pic nic!. Nel 2010 esce il suo secondo libro, uno sketchbook sempre per Dada,  dal titolo “Welcome bye bye”, che contiene in appendice una storia inedita a fumetti. Collabora al progetto Cinquanta x Cento in occasione del centenario della C.G.I.L., insieme a Vittorio Giardino e Ivo Milazzo, pubblicato da Ediesse. Inizia una collaborazione con la rivista Vanity Fair e nel 2011 pubblica il volume “Cielo di Fuoco” (Dada Editore) che raccoglie le storie uscite sulla rivista Aeronautica. Realizza un manifesto della Turandot e varie copertine di dischi, è ospite di svariate convention fumettistiche e nel 2012 prende parte alla Biennale d’Arte di Venezia. Nello stesso anno realizza un portfolio a tiratura limitata edito da Il Grifo dal titolo "Effe" contenente illustrazioni dedicate alla bellezza femminile. Nel 2013, oltre ad essere ospite in festival del fumetto di mezza Europa, realizza un albo speciale (fuori collana) di Diabolik, occupandosi anche dei testi e della sceneggiatura, intitolato "Colpo alla Little Nemo" (edito dalla omonima galleria d'arte). Nell’estate del 2013, dopo aver preso parte alla trasmissione televisiva Fumettology, crea un nuovo personaggio, Lord Caine e pubblica, con il proprio marchio editoriale Dark Crow, un portfolio a tiratura limitata, dopo aver realizzato il volume edito da Il Grifo dal titolo "Paper Girls". Nel 2015 viene insignito del Romics d’Oro, realizza un racconto sulle Frecce Tricolori e assieme all’amico Lele Vianello pubblica un libro di illustrazioni sui nativi americani dal titolo “Indians” (Dark Crow). Attualmente sta lavorando alla stesura della storia che darà inizio alla saga di Lord Caine.

Stefano Babini


JAMES HOGG

James Hogg, discendente dell’omonimo scrittore e poeta scozzese del ‘700, nasce a Firenze nel 1964 ed esordisce professionalmente come disegnatore  per la “Corrado Tedeschi Editore” di Firenze nel 1987. Oltre a disegnare copertine di libri e dischi negli anni’90 si dedica anche al fumetto sia di genere realistico che umoristico lavorando per “Demon Story”, “L’Intrepido” e “Nick Carter” su testi di Vincenzo Perrone, Adriano Carnevali e Bonvi. Nel 1997 inizia il sodalizio con Massimo Cavezzali sui testi del quale disegna il personaggio di Ava sulle pagine di “Lupo Alberto”, storie libere per “Totem” e vignette per il settimanale “Musica di Repubblica”. Dagli anni 2000 lavora stabilmente come illustratore e fumettista per lo studio E’unidea di Milano. Divide la  sua passione per il disegno con quella per la musica scrivendo fin dagli anni Ottanta testi in inglese per svariati gruppi rock italiani che lo porta negli anni a partecipare alla realizzazione di più di venti album di artisti quali: Strana Officina, Sabotage, Death SS, Bud Tribe, Ancillotti, Nuova Era. Recente è la collaborazione come vignettista e disegnatore di strisce con il mensile satirico “Il Vernacoliere” e il settimanale di Cairo Editore “Enigmistica più” su testi di Moreno Burattini. Inoltre ha pubblicato fumetti, vignette ed illustrazioni  su: “Il Giornale dei Misteri”, “Visto”, “Sorrisi e Canzoni TV”, “Settimana Sudoku”, “Comix”, “Prezzemolo”,“La Nazione”, “Corriere della Sera”, “ La Repubblica”.


James Hogg