LETTERA AL DOTTOR HYDE
di Robert Louis Stevenson
Sellerio
1994, brossura,
70 pagine, 10.000 lire
Attenzione a non cadere in inganno: la lettera non è a Mister Hyde, personaggio immaginario nato dalla penna dello stesso Stevenson, ma a un omonimo Dottore, realmente esistente. Ma anche pensando che lo scrittore abbia voluto indirizzare una missiva, come gioco letterario, a una delle sue più celebri invenzioni, non si resta delusi scoprendo la verità sul caso (reale e non strano) e le circostanze concrete dell'invio di una lettera autentica come quella pubblicata da Sellerio. L'esaustiva introduzione di Athos Bigongiali serve e capire tutto. Innanzitutto siamo nel 1888, nell'ultimo periodo della vita di Stevenson, quando l'autore, per guarire dalla malattia che lo minava, aveva investito gran parte dei suoi averi nel noleggio di un panfilo con cui viaggiare, il più a lungo possibile, nei Mari del Sud. L'aria balsamica delle isole del Pacifico si rivelò in effetti un toccasana: lo scrittore riuscì a vivere fino 1894, portando con sé la famiglia che gli rimase vicina per tutto il tempo. Durante questo periodo visse alcuni mesi alle Hawaii, dove scrisse molti dei suoi più bei racconti brevi, e volle andare a visitare l'isola lebbrosario di Molokai. Lo fece a suo rischio e pericolo, imbarcandosi sulla nave che portava suore, medici e ammalati, convinto di dover vedere personalmente quel luogo di dolore, sinceramente colpito da quanti vi lavoravano per assistere gli sfortunati che vi erano confinati, oltre che dalle sofferenze delle vittime del male che, all'epoca, era ancora incurabile. Recandosi sul posto conobbe la storia di un missionario, Padre Damiano, che aveva lasciato il segno nei cuori di tutti. Costui era riuscito, con metodi talvolta non ortodossi, a ottenere aiuti per i suoi assistiti, a costruire ricoveri, a migliorarne le condizioni, condividendone la vita e poi morendo anche lui contagiato. Tuttavia, le invidie e le maldicenze, nate anche per il carattere poco accomodante che Padre Damiano manifestava nei confronti delle autorità, avevano dato vita a una campagna di discredito. Per esempio, si diceva che il missionario si era ammalato perché aveva rapporti sessuali con una indigena infetta. A Stevenson capitò di leggere un articolo pieno di queste dicerie scritte dal dottor Charles McEwen Hyde, direttore di una scuola di teologia che istruiva i giovani hawaiani al ministero protestante. Era noto per i suoi sermoni severi e castigati e sferzava il lassismo e la promiscuità degli indigeni. Proprio il contrario dell'atteggiamento di Padre Damiano, con cui era entrato in conflitto, al punto da imbastire una crociata contro di lui, da fare della distruzione della sua memoria una sorta di scopo della vita. E' dunque contro Hyde che Stevenson si scaglia nella sua lettera scritta in difesa di Damiano, argomentando punto per punto e smontando tutte le accuse. "Voi probabilmente non sapete neppure dove si trovi Molokai sulla carta", scrive Stevenson dando prova di scrittura potente e di arte oratoria degna del miglior avvocato. Straordinaria lettura, la difesa del missionario "sporco e rozzo", che si rimboccava le maniche e aiutava i malati, contro il teologo dandy e schifiltoso, moralista e bigotto. Da inserire tra i migliori scritti di Robert Luis.