venerdì 27 settembre 2019

LA VERITA' SUL CASO HARRY QUEBERT



Joël Dicker 
LA VERITA' SUL CASSO HARRY QUEBERT
Bompiani
2013, brossurato
780 pagine, 14 euro


Se un libro vende centinaia di migliaia di copie vale sempre la pena chiedersi perché. Dunque, mi sono convinto a leggere il caso editoriale che ha spopolato in mezzo mondo. Si tratta sostanzialmente di un giallo: nel 1975 una ragazza di 15 anni, Nola Kellergan, scompare in circostanze misteriose nei boschi attorno alla cittadina di Aurora, nel New Hampshire, e i suoi resti vengono ritrovati nel 2008 sepolti nel giardino di casa di un celebre scrittore, Harry Quebert, che di lei era stato segretamente l'amante trentatré anni prima. Un allievo di Quebert, Marcus Goldman, anche lui scrittore di successo, indaga sul caso per scagionare il maestro, convinto della sua innocenza. Le premesse per una lettura appassionante ci sono tutte, e dico subito che, in effetti, una volta presi nel meccanismo narrativo (fin dalle prime pagine) se ne resta coinvolti e si vuol sapere come vada a finire. Tuttavia, se per arrivare in fondo, tutto sommato, ci vuol poco (si procede di gran carriera,  la prosa è scorrevole, la scrittura fluida e non c'è niente che costringa a tornare indietro per cercare di capire meglio qualcosa di poco chiaro), si tratta davvero del grado zero della narrativa. Facciamo del grado uno, considerando che c'è anche Fabio Volo. Insomma, l'inchiesta è intrigante e il mistero ben congegnato, ma ci sarebbe voluta la penna di qualcun altro per scrivere il romanzo. Se ci si abitua a Simenon, ma anche a Stephen King, si storce la bocca davanti a Dicker (classe 1985). Lì per lì il paragone viene con Stieg Larsson, l'autore della trilogia di "Millennium", che però era uno che sapeva scrivere in modo chiaro ma non banale e ha finito per consegnarci tre romanzi capolavoro, con un personaggio indimenticabile come Lisbeth Salander. Anche ne "Il caso Harry Quebert" come in "Uomini che odiano le donne" ci sono tanti personaggi, un caso complicato, una ragazza scomparsa molti anni prima, uno scrittore che indaga in una località isolata. Però, in confronto non regge perché Dicker, qui alla sua terza prova, in confronto a Larsson lascia a desiderare non tanto come ideatore di trame quanto come capacità di affabulare. Già non si capisce perché uno svizzero debba inventarsi un giallo ambientato negli USA, come se di thriller americani non ce ne fossero già abbastanza. Ma poi, sono proprio molti degli avvenimenti a risultare ingenui e incredibili, tirati per i capelli, a cominciare dall'innamoramento di Quebert (già adulto) per l'adolescente Nola. La ragazza fa la cameriera in un locale, rivolge allo scrittore due frasi sciocchine e per lui è il colpo di fulmine. Non è che se la voglia solo portare a letto (le scene di sesso fra i due sono sottintese e non se ne accenna mai), proprio ritiene di non poter vivere senza di lei e crede che la ragazzina possa essere la donna con cui fuggire per viverci insieme tutta la vita. Davvero si strabuzzano gli occhi e si scuote la testa perplessi. Poi c'è il fastidio provocato dal fatto che sia Querbert che Goldman siano due grandi scrittori, tutti e due autori di libri che hanno venduto milioni di copie, ed entrambi andati a finire ad Aurora per scrivere romanzi destinati essere capolavori: una forzatura del genere non sta in piedi neppure con le stampelle e se la inserissimo in un fumetto noi sceneggiatori saremmo linciati dai lettori. In conclusione: se si chiude un occhio sui mille punti che non tornano e sulle forzature in cui si inciampa a ogni piè sospinto, si scopre alla fine come sono andate realmente le cose e si può perfino annuire in segno di approvazione, ma bisogna davvero sorvolare su parecchi particolari.

domenica 15 settembre 2019

ALLA RICERCA DELLE COCCOLE PERDUTE




Giulio Cesare Giacobbe
ALLA RICERCA DELLE COCCOLE PERDUTE
Ponte alle Grazie
2004, brossurato
220 pagine, 12.50 euro

I libri dello psicologo e psicoterapeuta (con devianze buddiste) Giulio Cesare Giacobbe (Genova, 1941) sono sempre di gradevole lettura anche quando affrontano temi seri come le nevrosi e la sofferenza psichica, e se ne possono ricavare buoni consigli pratici pure quando il tono si fa così scherzoso da spingerci a chiederci cosa ne pensino i suoi colleghi dal tono più paludato. Tuttavia i manuali di Giacobbe, a partire "Come smettersi di farsi le seghe mentali e godersi la vita", pur mancando di propositi accademici, riescono a farci riflettere sulle dinamiche mentali comuni a tutti quanti (chi per un verso, chi per un altro). Soprattutto, sono estremamente chiari, al limite della brutalità (pur stemperata da una ironia disarmante). Trovo questo "Alla ricerca delle coccole perdute" il migliore della serie (almeno, quella dei cinque o sei titoli che ho letto). L'assunto di fondo è che ciascuno di noi può essere inserito in una di queste tre tipologie: il Bambino, che ha sempre bisogno di qualcuno a fargli le coccole; l'Adulto, che si fa le coccole da solo; il Genitore, che è l'unico in grado di fare le coccole agli altri. In un normale sviluppo della personalità, si attraversano, crescendo, tutte e tre le tipologie. I problemi sorgono quando non si è in grado di passare dall'una all'altra a seconda delle circostanze, ma si resta pietrificati in una soltanto. E i problemi si complicano quando due pietrificati in una tipologia soltanto fanno coppia fra di loro. Nascono nevrosi di tutti i tipi. La coppia sana è quella formata da due persone che sanno essere, fra di loro e nei rapporti con gli altri, Bambini in certi momenti, Adulti in altri, Genitori in altri ancora.

sabato 14 settembre 2019

CELESTINO E LA FAMIGLIA GENTILISSIMI



Achille Campanile
CELESTINO E LA FAMIGLIA GENTILISSIMI
Rizzoli
2004, brossurato
240 pagine, 8 euro

Se accettate un consiglio, fatevi un regalo e leggete questo libro. Io ho trattenuto a stento le risa (soffocandole in singhiozzi inconsulti) durante un viaggio in treno, osservato con perplessità dai passeggeri attorno. Datato 1941, scritto da uno dei massimi umoristi italiani (Achille Campanile, 1899-1977), "Celestino e la famiglia Gentilissimi", oltre a essere un esercizio di stile che vede l'autore portare avanti il racconto senza io narrante ma producendo lettere, telegrammi, e testimonianze di informati sui fatti alternati a sketches da avanspettacolo, è anche una esilarante denuncia delle ipocrisie della famiglia perbenista. Il destro Celestino, non si sa bene invitato da chi, forse per propria iniziativa, si presenta nella villa al mare dei conti Gentilissimi e, benché tutti in casa vorrebbero godersi le vacanze senza seccatori fra i piedi, nessuno osa dirgli di andarsene (per non sfigurare, in rispetto delle convenzioni sociali). Così il giovanotto si autonomina ospite a vita e segue dovunque i Gentilissimi, i quali cercano in tutti i modi di liberarsene, beninteso, senza mai figurare e, anzi, ostentando benevolenza assoluta. Ma qualunque trucco, stratagemma, inghippo, trappola, atto criminale messo in atto contro Celestino si ritorce contro i Gentilissimi in un susseguirsi di episodi sempre più divertenti. Che ne sanno, gli autori degli ignobili meme che imperversano sui social, di Achille Campanile.