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venerdì 19 gennaio 2018

L'ULTIMO CATONE



Matilde Asensi
L'ULTIMO CATONE
Rizzoli
2015, brossurato
600 pagine, 12 euro


"Il bestseller mondiale che ha inventato il genere del 'Codice Da Vinci'", recita una dicitura sulla copertina del romanzo. In effetti Matilde Asensi ha scritto "L'ultimo Catone" nel 2001, Dan Brown "Il Codice Da Vinci" nel 2003. Tuttavia credo che il genere esistesse già, dato che "Angeli e Demoni" (in cui compare Robert Langdon e c'è la stessa ambientazione romana della prima parte del romanzo della Asensi) è del 2000. Ma in ogni caso romanzi misteriosi con società segrete, prove da superare, enigmi legati alla storia, testi della letteratura che celano verità nascoste, se ne erano già visti. Volendo, persino "Il pendolo di Foucault" di Umberto Eco (1988) rientra nel novero. Sia come sia, è vero che quello della scrittrice spagnola (di Alicante, classe 1962) è un bestseller internazionale. Ed è vero che appartiene al "genere" del "Codice Da Vinci", ovvero propone una lettura alternativa di capolavori dell'arte e della letteratura, ha a che fare con la religione e il Vaticano, propone una caccia al tesoro fra i monumenti di varie città rieleggendone la storia in funzione del racconto. La differenza con Dan Brown è che allo scrittore americano si riesce persino, accettando la sua proposta letteraria, a crederci: è, tutto sommato, plausibile. Alla fine ci si chiede pure se non possa aver, in qualche modo, persino ragione. Dan Brown è un prestigiatore che fa il suo n numero e ti meraviglia, il trucco c'è ma non si vede. Alla Asensi non ci si crede mai, è tutto troppo sopra le righe e così improbabile che vabbè, si va avanti perché ci si diverte. Perché effettivamente ci si diverte, e va riconosciuta all'autrice lo sforzo di documentazione. La  rilettura del "Purgatorio" di Dante in chiave iniziatica (la purificazione del Sommo Poeta nella sua ascesa verso il Paradiso Terrestre nasconderebbe la descrizione di sette prove da superare per accedere al covo segreto di una setta religiosa) è intrigante; il suo vorticoso giro per l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa (Egitto ed Etiopia) fa persino venir voglia di visitare certe chiese e certi palazzi. Però poi la prosa è il grado uno della scrittura, la storia d'amore fra la protagonista Ottavia Salina, una suora che lavora in Vaticano, e un archeologo egiziano è la negazione dell'introspezione psicologica (alla fine lei gliela dà, ma quanto la fa lunga), il coinvolgimento della mafia nella vicenda fa cadere le braccia, e la scoperta di una enorme città sotterranea abitata da migliaia di settari adoratori della "vera croce (gli "staurophylakes"), governata da un capo periodicamente rinnovato ma sempre chiamato Catone (da qui il titolo) e rimasta segreta per secoli è da B movies di fantascienza. Restano mille dubbi e mille domande sul'implausibilità del tutto (non si capisce perché gli staurophylakes debbano tenere in piedi un ambaradan complessissimo, costoso e improbabile per far superare prove mortali a chi si vuole affiliare, compresi i tre protagonisti che non sono mossi da propositi di adesione ma di indagine poliziesca, né perché mai per affiliarsi si debba rischiare la vita in quel modo: magari gente di fede muore nell'intento e avventurieri senza scrupoli sopravvivono). In compenso come romanzo d'avventura è avvincente e gradevole, come certi rocamboleschi libri di Clive Cussler. È probabile che alla base del successo ci sia anche una sensibilità femminile che fa piacere certe sfumature alle lettrici donne. Seicento pagine che si leggono in tre giorni.