giovedì 25 novembre 2021

HOMO CAELESTIS

 


Tommaso Ghidini
HOMO CAELESTIS
Longanesi
cartonato, 2021
224 pagine, 18 euro

Un libro di cui è facile innamorarsi, se si è sognatori, se si crede nel progresso dell'umanità, se ci si incanta davanti al cielo stellato, se si è affamati di nuove scoperte e di nuovi orizzonti. Tommaso Ghidini, con la penna intinta nel cosmo, racconta con entusiasmo contagioso, da abile affabulatore e da competente qual è (ingegnere spaziale e portavoce dell'ESA), l'avventurosa storia delle esplorazioni astronautiche e prospetta quelle, incredibili, che ci aspettano nei prossimi anni (spero di vivere abbastanza a lungo di assistere alle più vicine). Vengono narrati successi e fallimenti, tragedie e imprese leggendari, ma soprattutto si smontano una per una le assurde teorie di chi vorrebbe bloccare i programmi spaziali perché ci sono problemi da risolvere sulla Terra. Come se la ricaduta tecnologica dei progetti astronautici non avesse contribuito (e continui a contribuire) allo sviluppo dell'intero pianeta, come se i progressi nella conoscenza e nella scienza non aiutassero il progresso complessivo dell'umanità, come se non ci si dovesse preparare a un futuro (e probabilissimo) impatto di qualche colossale meteorite, e via dicendo. "Dallo spazio non si vedono i confini", disse un astronauta guardando la Terra dall'alto. Dovrebbe bastare questa visuale dall'alto a mettere tutti d'accordo.

domenica 21 novembre 2021

PRETI

 
 
 

 
 
 
Astutillo Smeriglia
PRETI
Mondadori
brossurato, 2021
144 pagine, 17.80 euro


"Astutillo Smeriglia è bravissimo e 'Preti' è il suo capolavoro", scrive Saverio Raimondo nella sua prefazione, e si può dargli torto soltanto nella seconda parte della sua affermazione, nel senso che manca della parola "finora". Mi aspetto, infatti, altri capolavori a venire. Con una perfetta sintesi grafica, Smeriglia (non è dato ai profani sapere il suo vero nome, o almeno io non lo conosco) mette in scena la convivenza in canonica fra due preti, uno anziano e uno appena uscito dal seminario, mandato da lui a fare del praticantato. I surreali dialoghi fra i due danno voce alle domande che un po' tutti ci facciamo: se Dio è onnisciente, che senso ha pregare? O anche: se l'omosessualità è immorale perché contro natura, il sesso furi del matrimonio non dovrebbe essere morale dato che è secondo natura? Se della Sindone si inizia a parlare nel Trecento, una bolla papale dice che è di un artista del Trecento, gli esami di laboratorio con il carbonio 14 dicono che è del Trecento, la faccia sembra un dipinto del Trecento, perché non dovrebbe essere del Trecento?
I dubbi del prete giovane sono espressi con candore, le risposte del più anziano sono frutto di esperienza plurisecolare nell'eludere le domande. "Perché le madonne appaiono solo alla gente poco istruita? Sono come gli UFO, mai che appaiano agli scienziati", dice il primo. E i secondo: "Appaiono anche a loro, solo che le scambiano per allucinazioni". Il teatrino di vita quotidiana fra i due preti è esilarante anche quando i protagonisti sono alle prese con le pratiche professionali come la confessione o il dire messa, ma Smeriglia non trascende mai, la sua satira è misurata e garbata e, ne sono convinto, potrebbe divertire anche gli esponenti del clero. Niente di offensivo, nulla di blasfemo, scambiamoci una risata di pace.

sabato 20 novembre 2021

AMMAZZANDO IL TEMPO


 
 
 
Tiziano Sclavi
Davide Furnò
AMMAZZANDO IL TEMPO
I RACCONTI DI DOMANI 5
Sergio Bonelli editore
cartonato, 2021
66 pagine, 19 euro


Proseguono, e continueranno domani, i "Racconti di domani" di Tiziano Scavi. Ogni volume propone più o meno una decina di storie brevi a fumetti (otto in questo), inquietanti e folgoranti come nella poetica dello sceneggiatore, dalla cui penna è uscito Dylan Dog.. Dylan Dog è comparso, in effetti, in tre delle cinque raccolte, in una vicenda chiamata a fungere da pretesto, o da cornice: è lui a leggere i racconti su un misterioso libro acquistato in un negozio, "Safarà" (ben noto ai lettori delle sue storie), che non esiste (o meglio, che appare e scompare). In "Ammazzando il tempo" l'Indagatore dell'Incubo non c'è. Non se ne sente la mancanza, del resto, nel senso che i racconti vivono di vita propria, anche in mancanza di un narratore che li presenti. In ogni volume vediamo all'opera un disegnatore di diverso, che dona alle storie la propria interpretazione aggiungendovi valore. Fino ad adesso si è sempre trattato di autori molto talentuosi, Davide Furnò non è da meno, anzi. 
"Il meraviglioso futuro che non c'è mai stato" parla di illusioni infrante, quelle di chi ripone speranze in un mondo migliore, potenziale solo nei sogni. "Edizione straordinaria" è appunto un sogno, quello di una realtà (che non c'è) in cui l'uscita di un nuovo libro di un grande scrittore suscita più entusiasmo di una partita di Champions League. "Doppelgänger" è una variazione sul tema dei doppi e della crisi di identità. Altra variazione su tema è "Il cadavere ingombrante", un filone che ha fra i suoi precursori Edgar Allan Poe con "Il cuore rivelatore". "La piccola Sally e la giustizia" smonta l'illusione che le persone buone vengano ripagate per il bene che fanno. "Variazione sulla macchina del tempo" è appunto ciò che dice il titolo. "Scendendo" è la visualizzazione di un incubo ma anche la metafora di certi destini e di certe vite. 
Se volete inquadrare "Ammazzando il tempo" nel contesto della serie portata avanti da Sclavi, ecco le precedenti recensioni apparse in questo spazio.

1. Il libro impossibile

https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2020/08/il-libro-impossibile.html


2. Della morte e del cielo

https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2021/01/della-morte-e-del-cielo.html

 
3. Brevi cenni sull'universo e tutto il resto

https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2021/03/brevi-cenni-sulluniverso-e-tutto-il.html


4 - Varie ed eventuali

https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2021/07/i-racconti-di-domani-4-varie-ed.html

venerdì 19 novembre 2021

LA CONQUISTA DEL WEST

 
 
 


 
Jacques Chastenet
LA CONQUISTA DEL WEST
Odoya
brossurato, 2016
272 pagine, 18 euro


Il saggio originale di Chastenet, "En avant vers l'Ouest" è del 1967, e viene riproposto dunque da Odoya come un classico sempreverde. Del resto, l'approccio storico alla materia è moderno, in quanto critico verso gli aspetti più deleteri della colonizzazione del Nord America (di questo, sostanzialmente, si parla, anche della conquista dell'Est), quelli dello sterminio dei nativi e dell'usurpazione delle lotro terre, contrapposti però anche alle istanze di progresso e alla ricerca incessante di un futuro migliore da parte di milioni di immigrati. Senza enfasi, senza retorica, senza trarre bilanci ideologici o politici, Chastenet racconta (in sintesi, ma con efficacia) i fatti salienti e i protaginisti di quattrocento anni di avanzata degli europei dalla costa atlantica a quella pacifica. La prima data citata è quella del 1497, con lo sbarco di Caboto sull'isola di Terranova, fino ad arrivare al 1896 con l'elezione alla Casa Bianca di William McKinley. Dalla fondazione delle prime tredici colonie inglesi, passando per l'acquisizione della Louisiana, le esplorazioni, l'annessione del Nuovo Messico e della California,l'epopea dei Mormoni, la febbre dell'oro, le guerre indiane, la schiavitù, l'epopea delle carovane e dei cowboy... tutto viene raccontato in modo agile, fornendo un buon quadro d'insieme. Poi, chi vuole, approfondirà. Tra le tante storie narrate, mi ha colpito (come sempre accade, quando qualcuno la racconta) quella di Sacajaewa, la shoshone che fece da interprete a Lewis e Clark durante il loro viaggio lungo il Missouri e oltre, fino alla costa pacifica. Una donna coraggiosa, forte, in grado da fare da guida alla spedizione portadosi appresso un bambino appena nato, giustamente ammirata dai bianchi con cui viaggiava. Il simbolo, secondo me, di una collaborazione che avrebbe potuto unire (ma così non fu) uomini di ogni etnia.

domenica 14 novembre 2021

SUPERMIKE!

 
 

 
Guido Nolitta
Gallieno Ferri
SUPERMIKE!
Sergio Bonelli Editore
cartonato, 2021
306 pagine, 27 euro


Continua la serie di volumi cartonati di grande formato con cui la Bonelli ripropone in edizioni di pregio, destinati alla libreria, i classici di Zagor, inanellando un capolavoro dopo l'altro. "Supermike!" presenta, a colori e in un unico tomo, una storia di Guido Nolitta (Sergio Bonelli) e Gallieno Ferri datata 1975, uscita originariamente su tre albi rimasti impressi in modo indelebile nel cuore dei lettori. A corredo del racconto a fumetti, un apparato critico introduttivo di una decina di pagine, curato dal sottoscritto.
A proposito di Supermike, Sergio Bonelli ha dichiarato, in una intervista: “Tutti gli eroi si sentono fare, prima o poi, l’obiezione che vincono sempre, non le prendono mai, e via dicendo. Allora mi venne in mene l’idea di qualcuno che addirittura scalzasse Zagor”. Insomma, Supermike nacque per mettere in difficoltà lo Spirito con la Scure nel modo più clamoroso possibile, minandone cioè il carisma e l’autorevolezza, dopo essere riuscito anche ad assestargli più volte colpi sopra e sotto la cintura. L’avversario che Nolitta immaginò è uno spaccone arrogante e presuntuoso, Mike Gordon, che si autodefinisce “super” perché riesce a ottenere il massimo risultato in qualunque attività in cui si cimenti. Freddo e calcolatore ma anche animato dal gusto della sfida tesa a dimostrare a se stesso e al mondo la sua superiorità, dopo aver ricevuto una sonora lezione da parte del Re di Darkwood decide di impegnarsi nella sistematica demolizione del credito che il nostro eroe si è guadagnato nella sua foresta, facendone quasi una ragione di vita. Un villain così originale e tanto ben caratterizzato non poteva che entrare di prepotenza nel cuore del lettori, che ne hanno chiesto a lungo un ritorno, venendo accontentati con una seconda storia uscita nel 1984, nove anni dopo la prima.
Probabilmente, alla base dell'idea delle sette prove che vedono impegnati Zagor e Supermike c'è il ricordo di un film, "Le tre sfide di Tarzan", del 1963, sicuramente noto al cinefilo Bonelli.
Chi sono gli invitati ad assistere alla serie di sfide in cui i due contendenti intendono cimentarsi, in una gara che potrebbe avere un esito mortale? Una rapida carrellata mostra capi indiani e autorità militari di tutta Darkwood, a cui lo Spirito con la Scure si rivolge così: “Tra poco sarete testimoni e giudici di una sfida che potrebbe avere sconvolgenti conseguenze per l’intera foresta! Dopo molti anni, durante i quali io ritengo di essermi guadagnato la vostra stima, oggi un nuovo personaggio vuole dimostrare di potermi sostituire grazie alle sue superiori qualità fisiche”. Nolitta e Ferri ci permettono di riconoscere, assisi nell’arena di pietra, alcuni dei selezionati spettatori: fra essi ci sono, per esempio, il colonnello Clark (protagonista di “Territorio indiano”) e il suo collega Faulkner (visto in “Indian Circus”). Ma in realtà, non ha nessuna importanza identificarli tutti. Volutamente, sono stati lasciati per la maggior parte anonimi e indistinti: narrativamente, rappresentano soltanto un simbolo, e per giunta bivalente. Innanzitutto incarnano Darkwood e le sue diverse anime, chiamate a giudicare se il loro Re debba essere deposto; ma certamente danno anche voce alle istanze dei lettori, che assistono al drammatico spettacolo attraverso i loro occhi. Ed è facile immaginare come i commenti che si levano dalle improvvisate tribune al termine della settima prova, quella all’ultimo sangue, siano proprio quelli della platea zagoriana.

martedì 9 novembre 2021

MAL DI PIETRE

 
 
 
 
 
 
 
Milena Agus
MAL DI PIETRE
Nottetempo
2006, 120 pagine


Mentre il film che ne è stato tratto nel 2016 dà un nome alla protagonista (Gabrielle, interpretata da Marion Cotillard), nel romanzo di Milana Agus, del 2006, si parla di lei solo come “la nonna”. Del resto, nel libro non ci sono altri nomi ma solo definizioni come “il nonno”, “il reduce”, “papà”, “la zia”. Vero è che il film non è fedele al testo ma una libera trasposizione ambientata in Francia (la pellicola è infatti francese), mentre la vicenda originaria è sarda, e sarda fino in fondo. Del resto, “Mal di pietre” (pur finalista a Stresa, al Campiello, allo Strega) non ha avuto un successo di vendite paragonabile a quello ottenuto oltralpe. Il romanzo ricostruisce la (fittizia) storia famigliare dell’anonima narratrice, nipote di quella nonna la cui vita, in pratica, fa da asse portante a tutta la narrazione, dagli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale fino ai primi del nuovo millennio. Una nonna davvero strana, forse bizzarra, sicuramente particolare. Ritenuta matta dai parenti, fin da bambina, per i suoi comportamenti sopra le righe ritenuti un disonore per una famiglia di compassati sardi, al punto da far progettare un internamento in manicomio. La nonna scriveva racconti e poesie, dipingeva, manifestava una libido vivacissima, non sapeva tenere la testa bassa e frenarsi, cercava disperatamente l’amore al di fuori delle convenzioni sociali, con il risultato di far fuggire, nonostante il bell’aspetto e le forme procaci, tutti i pretendenti, suoi e delle sorelle (che imparentarsi con una pazza non voleva nessuno). Finché giunge il nonno, un uomo taciturno e paziente, che accetta di sposarla senza amore, come per risolvere la situazione, sua (è rimasto vedovo in seguito al bombardamento di Cagliari) e di lei. Il nonno riesce a farsi volere bene, alla fine. La nonna, per ripicca alla costrizione famigliare, per un po’ rifiuta ogni rapporto sessuale, poi, incuriosita dalle visite del marito alle case chiuse, quasi per gioco si propone di imparare a fare meglio e di più ogni prestazione. Riuscendoci benissimo. Il “mal di pietre”, cioè la calcolosi renale, di cui soffre la nonna, le impedisce di avere figli: un soggiorno in una località termale del continente sembra rimettere le cose a posto, almeno per un po’, e nasce un bambino, futuro musicista (il padre della narratrice). La storia della nonna è immaginata come recuperata dalle annotazioni su un quaderno ritrovato dopo la sua morte: lì è narrata una storia d’amore e di sesso vissuta alle Terme, con un Reduce anche lui in cura presso lo stesso stabilimento. Quanto c’è di vero e quanto di sognato lo si capisce solo alla fine. E’ bello il ritratto di una donna (sensuale, complessa, arabescata) che la Agus riesce a regalarci, inserito in un contesto storico che cambia: prima la Guerra, poi la riforma agraria, l’emigrazione, il boom economico, la trasformazione della società sarda e italiana. Colpiscono le pagine in cui la nonna e il nonno vanno a trovare gli zii emigrati a Milano: li credono ricchi e felici e li scoprono in una soffitta, più poveri di loro. La felicità degli altri è sempre immaginaria.

lunedì 8 novembre 2021

SECONDA FONDAZIONE

 
 
 
Isaac Asimov
SECONDA FONDAZIONE
Mondadori

“Second Foundation”, uno dei caposaldi della fantascienza, è il terzo romanzo del ciclo della Fondazione in ordine di pubblicazione, e il quinto se si considerano i due prequel posti in un secondo momento da Isaac Asimov. Esistono anche due sequel aggiunti in seguito, per cui la saga risulta composta da sette titoli. Per lungo tempo, però, è stata una trilogia, nota come “Trilogia Galattica”, e “Seconda Fondazione” ne rappresentava l’epilogo. Per anni venne intitolata “L’altra faccia della spirale”, prima che venisse adottato un titolo più simile all’originale. Di “Fondazione”, il primo romanzo a venire pubblicato, (nel 1951) abbiamo già parlato qui:

https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../fondazio...

Di “Fondazione e impero” (1952), il secondo, si è trattato invece qua:

https://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../fondazio...

Dei due prequel, “Preludio alla Fondazione” e “Fondazione Anno Zero” potete leggere qua

http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../preludio...

http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/.../fondazion...

“Seconda fondazione” uscì in volume nel 1953, raccogliendo due racconti lunghi pubblicati originariamente sulla rivista “Astounding” nel 1948 e nel 1949, intitolati, con scelta felice, “Now you see it” e “And Now You Don't”. Anche i precedenti volumi della saga era composti da racconti accorpati (ed è mio parere che Asimov sia insuperabile proprio nella breve/media distanza, più che nei romanzi). Le vicende narrate nella prima parte si riallacciano esattamente a dove si era interrotta la narrazione alla fine del volume precedente, e cioè con il Mulo deciso a scovare la Seconda Fondazione, unico ostacolo al suo dominio assoluto sulla galassia, dopo la sconfitta della Prima Fondazione 
Così Asimov riassume quanto narrato nel primo volume, all’inizio di “Fondazione e Impero”: “L’impero galattico stava crollando. Era un’istituzione colossale che comprendeva milioni di mondi da un capo all’altro dell’immensa doppia spirale chiamata Via Lattea, e data la sua vastità la rovina era tanto imponente quanto lenta a compiersi. La caduta era iniziata da secoli, prima che qualcuno se ne rendesse conto. Questo qualcuno fu Hari Seldon, che rappresentava l’unica scintilla creativa in un mondo intellettualmente inaridito. Fu Seldon a sviluppare la scienza della psicostoria fino al più alto grado. La psicostoria studia le reazioni non del singolo uomo ma dell’uomo in quanto massa. Una massa formata da milioni di esseri umani. Con l’applicazione di questa scienza si possono prevedere con precisione assoluta le reazioni delle masse a determinati stimoli. Hari Seldon studiò i fattori sociologici ed economici dei suoi tempi, ne vagliò gli sviluppi, previde l’inarrestabile decadenza della civiltà e il conseguente periodo di trentamila anni di caos prima che un nuovo impero potesse nascere dalle rovine del precedente. Era troppo tardi per arrestarne la caduta, ma non troppo per ridurre il periodo di barbarie.” 
Nasce dunque il “piano Seldon”, che prevede la costituzione di due Fondazioni, una nota e una segreta (nascosta non si sa dove), con lo scopo di limitare il caos a un periodo di mille anni. La prima Fondazione viene collocata di un piccolo pianeta periferico, Terminus. Pochi conoscono i veri scopi degli scienziati che prendono possesso di Terminus per ordine dello stesso imperatore, che Seldon ha convinto a finanziare la compilazione di una “Enciclopedia Galattica” destinata a raccogliere e tramandare tutto il sapere umano: un lavoro, questo, di copertura. Ma gli stessi enciclopedisti, pur consapevoli di far parte di un piano, nulla sanno di ciò che gli aspetta. I membri della Seconda Fondazione, dovunque siano, conoscono invece qualcosa di più e sono chiamati a controllare che tutto proceda secondo le previsioni.
In “Fondazione e Impero”, però, irrompe sulla scena un elemento imprevisto che sembra mandare a monte il Piano Seldon: l’avvento, appunto imprevedibile, di un mutante, detto il Mulo, in grado di conquistare, grazie ai propri poteri mentali, l’intera galassia. Il Mulo è infatti in grado di plasmare le menti, assoggettando chiunque ai propri voleri e portando dalla propria parte gli stessi generali degli eserciti avversari. Preso il controllo di Terminus, il pianeta periferico su cui Seldon aveva collocato la Prima Fondazione, il Mulo può dominare i resti dell’Impero. Ma la Seconda Fondazione agisce nell’ombra per riportare il Piano sui binari previsti dalla psicostoria.
In “Now you see it” Asimov mostra come gli uomini della Seconda Fondazione riescono a sconfiggere il Mulo attirandolo in una trappola: con una perfetta pianificazione degli eventi gli fanno credere di aver individuato la loro base, ma si tratta di un inganno. Scopriamo che anche gli agenti della Seconda Fondazione hanno maturato, con gli anni e il costante esercizio, la capacità di controllare le menti. La trappola predisposta contro il Mulo è geniale e perfetta, non meno di quella messa in atto subito dopo contro la rediviva Prima Fondazione. Già, perché su Terminus, ritornata la sede del potere, non si è disposti ad accettare di venire eterodiretti da misteriosi individui nascosti chissà dove, che condizionano di nascosto le loro facoltà intellettive. Assistiamo quindi allo scontro fra Prima e Seconda Fondazione in “And Now You Don't”. Ma dov’è nascosta, la Seconda Fondazione? Seldon aveva detto che si trova “sul lato opposto della galassia”. Un indizio molto labile, che aveva portato il Mulo a ritenere possibile che si trattasse del pianeta Tazenda, periferico come Terminus ma, appunto, in posizione opposta. Ma la sezione della spirale galattica è un disco ovale, e indicando un punto sul bordo e facendo il giro, si torna dove siamo partiti. Quindi all’opposto di Terminus c’è Terminus stesso. E’ sul pianeta della Prima Fondazione che gli ex-enciclopedisti credono di individuare la Seconda, i cui agenti sarebbero stati da sempre mescolati fra loro. Ma è davvero così? I colpi di scena si susseguono fino alla sorprendente rivelazione finale, con la prospettiva che il Piano Seldon sia tornato, dopo cinquecento anni, sui binari previsti dalla psicostoria. Proprio il fluire dei secoli è uno degli elementi più affascinanti della saga della Fondazione. Si resta di tanto in tanto perplessi dal fatto che Asimov parli ancora di giornali di carta, di banconote e persino di sigarette, ma è chiaro che non gli importa di questi particolari. Se è per questo non ci sono neppure alieni e robot. I protagonisti sono uomini, con le loro dinamiche mentali. Immaginando la psicostoria, in realtà, lo scrittore ha anticipato l’uso dei Big Data che già oggi forniscono ai matematici modelli in grado di prevedere il futuro.