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mercoledì 8 aprile 2020

DIZIONARIO DELLA STUPIDITA'






Piergiorgio Odifreddi
DIZIONARIO DELLA STUPIDITA'
Rizzoli
cartonato, 2016
380 pagine, 18 euro



Oltre a essere un luminare in campo matematico, Piergiorgio Odifreddi (1950) è anche un bravo divulgatore scientifico e un eccellente polemista. Seguendolo nella sua rubrica su ogni numero de "Le Scienze" e lungo il percorso tracciato con i suoi numerosi libri (i libri di un matematico non possono che essere numerosi) lo si scopre esperto anche in campo filosofico e letterario. Quando polemizza, di solito se la prende con tre bersagli: la religione, gli Stati Uniti d'America e gli esponenti dei partiti politici che non sono ostili alla religione e agli Stati Uniti d'America. Se si riesce, e io ci riesco benissimo, a fargli la tara da questo punto di vista, è sempre interessante e piacevole leggerlo. Uno dei libri a sua firma che mi è piaciuto di più è "La Via Lattea", scritto con Sergio Valzania lungo il cammino di Santiago, percorso dai due autori riportando l'uno le proprie riflessioni da ateo, l'altro le proprie meditazioni da cattolico praticante. Il "Dizionario della stupidità" appartiene al filone polemico odifreddiano, e consiste in trecento voci, di una pagina ciascuna, da "Abitudini" a "Zichichi". Le voci possono essere appunto dedicate a persone (Yeats, Croce, Diderot, Berlusconi, Flaubert, papa Francesco...), a teorie scientifiche, economiche o filosofiche (creazionismo, capitalismo, esistenzialismo, metafisica, omeopatia, new age, etica...), alla religione (Dio, Padre Pio, Lucifero, miracoli, transustanziazione, Sacra Famiglia, Maometto...), a fenomeni sociali o di costume (droga, femminicidio, divorzio, crisi, Grande Fratello), o a quel che gli pare (funerali, donne, coincidenze, burocrazia, incompetenti...). Su ogni argomento, Odifreddi dice la sua evidenziando la stupidaggine di questo o quello e rimandando, nel suo commentare, ad altre voci del dizionario (questi rimandi finiscono per essere fastidiosi). Molti temi avrebbero avuto bisogno di ben più lunghe trattazioni, ma l'autore è inflessibile: qualunque sia la caratura dell'oggetto del contendere, lo spazio è di una pagina. Questo permette una lettura agevole anche andando avanti e indietro a spizzichi e bocconi. Talvolta (il più delle volte, per quanto mi riguarda) capita di essere d'accordo, altre volte verrebbe da obiettare. Ma il libro è di Odifreddi e non nostro, ed è giusto che sia lui a dire la sua. Del resto, nella prefazione l'autore ammette che si è tutti un po' stupidi a turno. Sulla stupidità della società che ci circonda è uscito, un paio di anni dopo, un altro libro: "Scemocrazia", di Massimiliano Parente. Ecco, volendo fare un confronto, il testo di Parente è meglio scritto, meglio argomentato e più divertente. A volte il professore matematico sembra un po' troppo saccente, uno di quelli che son tutti scemi tranne lui: il che magari è vero.

venerdì 18 maggio 2018

SCEMOCRAZIA



Massimiliano Parente
SCEMOCRAZIA
Bompiani
2018, brossurato
210 pagine, 16 euro


"Come difendersi dal pensiero comune", recita il sottotitolo. In effetti si tratta di un esilarante vademecum per tenersi alla larga dalle baggianate, che ricorda il "Dizionario dei luoghi comuni" di Gustave Flaubert. Ancora bambino, infatti, Flaubert annotava in una lettera: «siccome c’è una signora che viene da papà e ci racconta sempre delle sciocchezze le scriverò». Per tutta la vita arricchì il catalogo. Un altro paragone possibile è quello con "La prevalenza del cretino", di Fruttero & Lucenti, che scrivono: «Sconfiggere il cretino è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non lo scalfiscono. Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé». Personalmente sono convinto che guardati da qualche punto di vista siamo tutti cretini (per esempio: perché sto perdendo tempo a scrivere questa recensione invece di lavorare?). Siamo tutti cretini a turno, insomma. Poi ci sono quelli che dimostrano di esserlo costantemente. Massimiliano Parente, scrittore e polemista dalla penna intinta nel cianuro e il gusto (sacrosanto) della provocazione e disperazione, felicemente maestro della scorrettezza politica (lo leggo da anni e mi sorprendo d'accordo con lui anche quando non sono d'accordo) compila un campionario di ritratti di tipi umani in cui è facile non solo riconoscere un sacco di persone attorno a noi (o in cui ci si imbatte in Rete) ma in cui è inevitabile anche riconoscere se stessi. Io infatti rientro assolutamente nella categoria dello "scemo che presenta i libri". Nel novanta per cento dei casi sono del tutto o abbastanza d'accordo con l'autore sul ridere della scemenza altrui (e anche della mia). Come si fa a non dargli assolutamente ragione di fronte allo "scemo omeopatico", "lo scemo vivo per miracolo", "lo scemo astrologico", "lo scemo politicamente corretto", "lo scemo dell'11 settembre", "lo scemo che prega", "lo scemo che l'ha letto su Internet"? Ma anche quando, su qualche posizione di Parente, si resta perplessi o non convinti ("la scema smaltata di rosa", "lo scemo che ama gli animali", "lo scemo palestrato") si ride di gusto. Gli aneddoti abbondano e verrebbe voglia di aggiungerne altri tratti dalla nostra esperienza con i vari complottisti, disinformati convinti di saper tutto loro, i creduloni, quelli che continuano a ripetere fake news smentite e rismentite e per quanto tu possa smentirli di nuovo continuano imperterriti nel loro mantra. Parente ha messo su carta quel che in tanti pensiamo di fronte alla scemenza che domina il mondo, alla cretineria prevalente di Fruttero & Lucenti, al catalogo delle idee chic di Flaubert. E riderne è catartico come, talvolta, lo è essere scemi.

lunedì 18 settembre 2017

IL MANUALE ILLUSTRATO DELL'IDIOTA DIGITALE



Diego Cajelli
IL MANUALE ILLUSTRATO DELL'IDIOTA DIGITALE
Panini Books
2017, cartonato
220 pagine, 16.90 euro

Ottimo nelle intenzioni, questo manuale avrebbe però dovuto intitolarsi "dizionario" perché poi la magna pars è costituita appunto da brevi voci in ordine alfabetico e manca la parte saggistica più consistente e articolata sull'idiozia digitale che uno si sarebbe aspettato (e che io, personalmente, auspicavo). In altre parole, Cajelli ha compilato un testo social, con testi brevi e sparsi, e non si è impegnato in una disamina complessiva del problema. Del resto, una prima versione è stata pubblicata appunto in Rete. Non che la lettura non sia divertente, lo è: dalla voce "autismo" (causato, secondo gli idioti digitali, dai vaccini) a "zoccole" (le vittime degli stupratori italiani) ci si possono riconoscere tutte le perversioni mentali dei naviganti meno illuminati. Però si tratta appunto di un elenco di voci, neppure completo (Cajelli recrimina giustamente per gli insulti rivolti alla Kyenge ma improperi del medesimo tenore vengono rivolti a chiunque anche della parte politica opposta). C'è però un apparato di corredo al dizionario che è la parte migliore del libro ed è quello che lo rende imperdibile: sono le sei leggi del Web contemporaneo ("L'idiota digitale vive la libertà di espressione come suo diritto inalienabile di insultarti e diffamarti, ma se diffami e insulti lui ti denuncia"); l'atlante dei Social Network viventi, estinti e Google + (la maggior parte di questi io non sapevo neppure che esistesse o fosse esistito); e il tutorial "Come identificare un idiota digitale in dieci mosse" ("Condivide, diffonde e cede alle bufale più imbecilli che circolano sul Web").