venerdì 25 febbraio 2022

AGUAS NEGRAS

 

 
 
 
Pasquale Ruju
Giampiero Casertano
AGUAS NEGRAS
Sergio Bonelli Editore
2022, cartonato
50 pagine, 9,90 euro


Dopo aver realizzato insieme le 224 tavole del Texone del 2021, "Old South", Pasquale Ruju (testi) e Giampiero Casertano (disegni) consegnano alle stampe anche questo volume alla francese, "Aguas Negras". "Alla francese" significa cartonato, a colori, di grande formato, di agile foliazione, senza gabbia fissa ma con impaginazione libera della pagina, maggior concentrazione di vignette per ogni tavola, ritmo serrato, livello autoriale. Però, a differenza di quanto accade in Francia, dove i volumi di questo tipo hanno distribuzione libraria, la collana "Tex Stella d'Oro" va in edicola a un prezzo tutto sommato popolare, se commisurato al livello del prodotto. Non si può che esserne soddisfatti. Il veterano Pasquale Ruju milita nello staf di Tex da 2010 (il suo primo albo è il 598, "La prova del fuoco"), dopo aver a lungo prestato servizio (dal 1997) nelle fila degli sceneggiatori di Dylan Dog. Dunque, una garanzia. Giampiero Casertano invece è approdato nel West molto più di recente (anche lui provenendo dalla nebbiosa Londra dell'Indagatore dell'Incubo), ma pare che ci si trovi bene e abbia chiesto di restare, tant'è vero che, nell' introduzione, Davide Bonelli annuncia una sua ulteriore storia di Aquila della Notte, destinata alla serie regolare di Tex. Il suo disegno rotondo e pulito mette da parte la tendenza al grottesco che a volte ben si prestava a certe storie di Dylan Dog che lo richiedevano, e si pone al servizio di un racconto western di stampo tradizionale, in cui molto conta però la recitazione dei personaggi (e qui Casertano ci va a nozze). Tutto ruota attorno allo sbarramento delle acque di un fiume, trattenute per irrigare le terre del bieco possidente Samargo, e sottratte ai contadini che coltivano i campi più a valle. Contadini armati solo di pale e forconi, mentre Samargo ha al suo servizio un mezzo esercito di pistoleri. Ma c'è spazio per una storia d'amore fra Camila, la figlia di Samargo, e Felipe, uno dei popolani. Entrano nella partita un gruppo di banditi incautamente scelti come alleati proprio da Felipe, in un vorticare di situazioni che portano a un finale drammatico e a suo modo sorprendente. Naturalmente Tex e Carson districano la matassa da pari loro. Un ottimo western, fuido e scorrevole, perfetto per chi ama il genere ma godibile anche per i curiosi di passaggio.

domenica 20 febbraio 2022

MAIGRET LOGNON E I GANGSTER

 
 

 

Georges Simenon
MAIGRET, LOGNON E I GANGSTER
Adelphi
2003, brossurato
170 pagine, 10 euro


Il trentanovesimo romanzo (su settantacinque) con protagonista Maigret, pubblicato per la prima volta nel 1952, è decisamente insolito, perché Simenon mette il suo commissario di fronte al sospetto che davvero la polizia francese abbia gioco facile nella sua lotta contro il crimine, avendo a che fare con dei dilettanti. Ben altri avversari sono invece quelli che si trovano di fronte i poliziotti americani: gangster organizzati in associazioni a delinquere che mettono a tacere i testimoni, corrompono i giudici, non parlano se catturati, insomma: dei professionisti. Gente che è meglio non avere come avversari. A Maigret lo ripetono in parecchi, a partire dal ristoratore italo-americano trasferitosi a Parigi, Pozzo: uno che non vede, non sente, non parla quando il Commissario lo va a interrogare a proposito di due killer giunti dagli Stati Uniti, Charlie Cinaglia e Tony Cicero. Killer che Pozzo sicuramente conosce, ma sui quali non apre bocca se non per mettere in guardia il poliziotto sul fatto che sia meglio lasciar perdere, perché da uno scontro con dei professionisti di quel calibro gli uomini della legge francesi non potevano che uscirne con le ossa rotte. E difatti per buona parte del romanzo Cinaglia e Cicero fanno il bello e il cattivo tempo, riuscendo addirittura e ferire gravemente due uomini di Maigret. Con il risultato di farlo infuriare, e spingerlo a usare le maniere forti (anche in barba ai regolamenti) pur di dimostrare che neppure i gangster americani non possono prendersi gioco impunemente di lui. Degna di nota è anche la figura di Lognon, ispettore parigino da cui prende le mosse il caso: una figura lagnoso, lugubre, insopportabile (al pari della moglie), ma appunto per questo irresistibile quando si trova a confronto con Maigret. Come al solito, Simenon è un maestro nel cesellare le psicologie dei suoi personaggi.

domenica 13 febbraio 2022

MAIGRET E L’UOMO DELLA PANCHINA

 
 
 

 
Georges Simenon
MAIGRET E L’UOMO DELLA PANCHINA
Adelphi
2004, brossura
172 pagine, 10 euro


Pubblicato per la prima volta in Francia nel gennaio del 1953 (ma scritto, dicono le note, negli Stati Uniti nel settembre dell’anno precedente), “Maigret et l’homme du banc” è il quarantunesimo romanzo con protagonista il burbero commissario parigino. Leggere i gialli con Maigret riempie sempre di indicibile soddisfazione per qualità della scrittura e la capacità di Simenon di ricostruire ambienti e caratterizzare i suoi personaggi, tuti vividi davanti ai nostri occhi. La soddisfazione resta inalterata anche quando, come in questa inchiesta, il nome dell’assassino è alla fine del tutto marginale e la sua figura è quella, in definitiva, meno indagata, meno importante (lo si scopre, ma è come se fosse estraneo al caso). A tener desta l’attenzione del lettore per tutta la narrazione è la figura della vittima: Louis Thouret. Si tratta, apparentemente, di un uomo qualunque: un dimesso magazziniere, persona gentilissima, padre di famiglia, che fa vita da pendolare viaggiando in treno fra la periferia e il centro di Parigi portandosi al lavoro, in un tascapane, il pranzo preparato dalla moglie. Sennonché, un giorno, qualcuno lo accoltella in un vicolo. La consorte lo riconosce all’obitorio ma nota che ha ai piedi un paio di scarpe gialle che il marito, a suo dire, non possedeva. Chi gliele ha messe addosso? Maigret non tarda a scoprire che la ditta per cui l’uomo lavorava aveva chiuso i battenti da alcuni anni: eppure Thouret non aveva detto niente alla famiglia e continuava a portare a casa i soldi di quello che diceva essere il suo stipendio. Aveva trovato una nuova attività, dunque, ma quale? Doveva trattarsi di qualcosa di remunerativo, visto che gli permetteva di affittare un appartamento e riempire di regali una amante. Ma anche qualcosa che lo lasciava libero gran parte del giorno: in tanti raccontano di averlo visto seduto spesso su una panchina, compresa la figlia Monique e il suo giovane fidanzato Albert Jorisse. Monique ha scoperto che il padre ha una doppia vita, ma ne protegge il segreto perché anche lei è vessata dalla terribile madre, la moglie di cui Louis teme le ire, e da cui la stanza in affitto a Parigi gli consente di fuggire durante il giorno. Thouret, la moglie, Monique, Albert… sono solo alcuni dei tanti personaggi di una indagine intricata e intrigante, in cui Maigret si rivela come al solito acuto, empatico e psicologo.

sabato 12 febbraio 2022

DIARIO SEMISERIO DI UN FUMETTISTA

 


 

 

Sergio Algozzino
DIARIO SEMISERIO DI UN FUMETTISTA
Sac
2018, brossurato
80 pagine, p.n.i.


In questa piccola pubblicazione formato quaderno, Sergio Algozzino (autore poliedrico, musicista e fumettista) compila un divertente elenco di tutte le disgrazie che ostacolano un fumettista alle prese con improrogabili scadenze di consegna: siccome uno lavora in casa, ecco che chiunque può giungere a fargli visita (amici, parenti, fidanzate) o ad affidargli incombenze, come se il processo creativo fosse qualcosa che non richiede, tutto sommato, applicazione o concentrazione, come se le idee fossero disponibili con uno schioccare delle dita e realizzarle non costasse applicazione e fatica. Invece, anche fare fumetti toglie il sonno la notte, se ci sono tempi e impegni da rispettare: per quanto i profani non lo capiscano, costa sudore, richiede tempo e strizza il cervello, riducendo i fumettisti come stracci - sia che si tratti di fumetto seriale (aggiungo io), sia che si realizzino graphic novel (come nel caso di Algozzino). Come al solito, perfetta la padronanza del mezzo espressivo da parte dell'autore.

giovedì 3 febbraio 2022

L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI EUGENIO LICITRA

 

 


 
Francesco Recami
L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI EUGENIO LICITRA
Sellerio
2021, brossurato
310 pagine, 16 euro


Francesco Ghidetti, recensendo "L'educazione sentimentale di Eugenio Licitra", su QN, scrive "Sto per proporvi un capolavoro". Non so se lo si possa definire tale, ma di sicuro è un romanzo divertentissimo, trascinante, entusiasmante come pochi altri. 
Francesco Recami (autore del ciclo, tra l’altro, della "Casa di ringhiera", con gialli ambientati ia Milano), è fiorentino (classe 1956) e ricostruisce una perfetta Firenze anni Settanta, dipinta nel bene e nel male. Per la precisione siano a cavallo tra il 1976 e il 1977, anni di contestazione e di politicizzazione, con la polverizzazione estrema in gruppi e gruppuscoli extraparlamentari in eterna rissa fra di loro all'interno della stessa sinistra. Recami ha facile gioco nel tracciarne un quadro esilarante, per quanto non ci siano dubbi (io c'ero) sul fatto che ironizzi su una realtà che davvero sussisteva. Il protagonista, il diciannovenne Eugenio Licitra, è un giovane siciliano (di Ragusa) che giunge a Firenze per studiare Filosofia (scoprendo tutti corsi incentrati sul marxismo): divide l'appartamento con altri tre studenti fuori sede, tutti abilmente caratterizzati. C'è l'innominabile D. (non è dato di sapere il suo vero nome), il più a sinistra di tutti, che odia quelli del PCI ritenuti troppo di destra, e che riempie la casa di compagni che espropriano proletariarmente le stanze degli altri (compagni pure loro, ma di fazioni diverse); c'è il Saggio, lo studente più anziano che vive nell'immondizia accumulata in anni di mancata pulizia; c'è Loris, romagnolo con la passione delle automobili, che cerca di trasformare la sua Seicento del '63 in una Abarth e perciò puzza perennemente di morchia. Eugenio è il più giovane, il più inesperto, il verginello del gruppo: si fa mille domande sulla filosofia che studia (Recami si fa beffe pure di Hegel, Heidegger, Wittgenstein e Cacciari), cerca di capire il soprasenso dei film che vede (con lui rivediamo "Il cacciatore" e "Il deserto dei tartari"), dei libri che legge ("La nausea") e delle canzoni che ascolta, ma soprattutto cerca di capire le donne, più complicate di ogni teoria filosofica. Il terzetto formato dal Saggio, Loris ed Eugenio (il perfido D. ne è escluso) diventa coeso e vive avventure picaresche da cui si viene inevitabilmente coinvolti. Come si segue ipnotizzati l' "educazione sentimentale" del giovane Licitra, sballottato da esperienze fallimentari, fino alla volta buona, ma senza lieto fine. Alla fine la morale è (secondo me) che la politica e la filosofia deludono, che i film e i libri vanno visti e letti senza cercare per forza il soprasenso, che le donne vanno prese per come sono, che le canzoni più belle sono quelle che cantiamo senza pensieri.