Giovanni Luigi Bonelli – Guglielmo Letteri
EL MORISCO
Arnoldo Mondadori Editore
Collana Oscar Best Seller
Prima edizione giugno 1998
brossurato - 568 pagine - lire 16.000
Quando la Sergio Bonelli Editore non distribuiva ancora i suoi prodotti in libreria (ai tempi, insomma, in cui c'erano ancora le edicole) i volumi destinati al circuito librario venivano, diciamo così, appaltati ad altre Case editrici, tra cui primeggiava la Mondadori. Accanto ai volumi cartonati, c'erano le edizioni Oscar , come questo volumre del 1998 dedicato a Tex, questa volta però con un quinto pard al suo fianco accanto ai soliti altri tre: El Morisco. Nella sua prefazione, Sergio Bonelli così descrive il personaggio: «A rendere vivo e indimenticabile El Morisco, tratteggiandone in maniera magistrale e definitiva i tratti somatici, ha contribuito in maniera sostanziale Gulglielmo Letteri, il disegnatore che ha firmato entrambi gli episodi qui raccolti e che è stato tra i primi ad alternarsi con Aurelio Galleppini, creatore grafico del celebre Ranger, sulle pagine della collana del Tex fin dal lontano 1965. Espediente narrativo di straordinaria efficacia, El Morisco costituisce la chiave con cui Tex, individuo quanto mai razionale e, come suol dirsi, con i piedi per terra, riesce ad accedere alle oscure dimensioni dell’extrasensoriale ma anche per lui altrettanto misteriose frontiere della scienza. Ma chi è, in realtà, El Morisco? Cosa nasconde nella sua strana abitazione, sulla cui facciata svettano inquietanti mascheroni dai denti digrignanti? E perché i suoi compaesani sono convinti, sin quasi all’ossessione, che parlare con lui porti sfortuna? Come scopriranno Tex e Carson ne “Il tesoro del tempio” (l’episodio in cui lo “sciamano” compare per la prima volta) nel corso di un’indagine che, partendo da un banale furto di bestiame, li metterà in contatto con un popolo dimenticato dal tempo, il corpulento individuo dalla pelle brunita che passa le sue giornate studiando volumi polverosi e maneggiando teche ripiene di tarantole, scorpioni e serpenti di ogni genere è, indubbiamente, una figura più unica che rara. Considerato alla stregua di uno stregone dalla popolazione della esolata cittadina di Pilares, dove vive circondati dall’ostilità e dal timore, il misterioso egiziano ha il modo di rivelare, avventura dopo avventura, doti di serio studioso e di accanito ricercatore scientifico, non privo di una salutare dose di ironia. In anni più recenti, Mauro Boselli ne ha svelato il vero nome, Ahmed Jamal, e il passato (sappiamo cioè come e perché è finito in Messico).
Per uno come lui – inguaribilmente curioso e totalmente privo di idee preconcette, e dunque disposto a confrontarsi con qualunque verità, per quanto incredibile possa sembrare – trovarsi coinvolto in casi come quelli che gli propone di volta in volta Tex è un autentico invito a noze. E, al suo fianco, non manca mai il suo “maggiordomo” e fedelissimo servitore, Eusebio: un meticcio messicano dall’aspetto tenebroso che tutti, a Pilares, considerano un rinnegato, essendosi prestato ad aiutare e proteggere uno straniero che intende studiare il mondo indigeno e la sua cultura, mettendone in luce riti e segreti tenuti per secoli gelosamente nacosti». Le due storie scelte da Bonelli sono due classici: “Il Signore degli Abissi” e “Diablero”. La prima, è servita da soggetto per il film di Duccio Tessari. Quando si dice che il fumetto non é un genere, ma un medium dotato di codici propri e perciò non inferiore agli altri mezzi di comunicazione, come il cinema, la musica, la prosa o la poesia, basterebbe citare questa storia per dimostrarlo. Infatti, i risultati di Tessari non sono stati proprio entusiasmanti. Eppure, Tex è un personaggio dal successo ormai cinquantennale, e la storia del Signore degli Abissi è un classico dei classici. Perché sul grande schermo il racconto non dà le stesse emozioni che garantisce sulla carta, considerando che si aggiungono sonoro e movimento? Appunto perché il fumetto gode di potenzialità proprie che gli permettono di sopravanzare, in alcuni casi, la stessa magia del cinema. Le immagini di un film, per quanto suggestive, sono più univoche di quelle disegnate, alle quali ogni lettore è chiamato ad aggiungere un quid di proprio per immaginarle vive, e dunque risultano più evocative. La breve apparizione del monaco rosso, impegnato a rimestare nel fango bollente in una caverna piena di fumo e crateri incandescenti, é molto più inquientate così come la disegna Letteri che come la filma Tessari. E quando, nel fumetto, il Signore degli Abissi scopre il suo cappuccio rivelando la faccia mostruosa (la scena più indimenticabile di tutta la storia, per quanto ne rappresenti soltanto un passaggio), il brivido é assicurato. Al cinema, non altrettanto. Ma chi è, il Signore degli Abissi? E' un discendente degli Aztechi, ultimo depositario dell'antico segreto delle pietre verdi: un infernale prodotto delle viscere della terra, capaci di trasformare gli esseri viventi in mummie dure come il sasso. La vista delle vittime pietrificate semina il terrore attorno alla Valle dei Giganti, sulla Sierra Encantada, là dove un certo Tulac, novello Montezuma, vuole ricreare l'impero azteco. Il Signore degli Abissi ha messo a disposizione di Tulac le sue conoscenze, e si illude che l'antica civiltà di Tenochtitlan possa tornare a dominare il Messico. "Spero che il giorno della grande liberazione sia vicino - pensa il monaco coperto da un saio e da un cappuccio - Altrimenti i miei occhi non potranno assistere al trionfo di Xiuhtecutli!". Il monaco sente la fine vicina: ma nonostante le esalazioni vulcaniche della sua caverna gli abbiano corroso il volto e gli arti, non saranno quelle a ucciderle. Ci penseranno Tex e Carson, prima che lui abbia modo di soffiare nella cerbottana dardi con intarsiate le micidiali pietre, subito dopo averlmo visto abbassarsi il cappuccio e mostrare il volto orripilante. Quello che, sulla carta, fa davvero rabbrividire. La seconda storia ha per protagonista una fra le più belle donne viste sugli albi di Tex: Mitla. "Quella donna è un demonio in gonnella, e se vi dovesse capitare a tiro di fucile, dimenticate che ha l'aspetto di una femmina e premete il grilletto!". A parlare così è il saggio El Morisco, e certo da un illuminato uomo di scienza come lui non ci si aspetterebbero propositi tanto bellicosi. Ma come al solito, il “brujo” ha ragione da vendere. Da tempo due "diableros", spiriti maligni, terrorizzano gli apaches della Sierra del Hueso: si tratta di Mitla, una bellissima strega di origine atzteca, e suo fratello Guaimas, che grazie ai filtri della sorella è capace di trasformarsi in una sorta di gigantesco licantropo e di comandare i branchi di lupi che infestano la zona. Letteri, qui nel pieno della sua maturità, è tanto abile nel suscitare terrore con la figura del mostro mezzo uomo e mezza bestia, quanto nell’affascinare con l’incredibile bellezza di Mitla, forse il più ammaliante personaggio femminile dell’intera saga di Tex. Ma come spesso accade, la regola greca del kalòs kai agatòs si ribalta: non sempre il bello è anche il buono. Anzi. La strega azteca, infatti, si rivela spietata e crudele, esattamente il “demonio in gonnella” di cui parlava El Morisco. Alla base del suo agire non c’è un interesse immediato o piano criminoso finalizzato alla ricchezza. C’è soltanto la volontà di potere e di dominio, e forse il desiderio di mortale rivalsa dettata dal suo sangue azteco contro i messicani di origine spagnola e le tribù indiane da sempre considerate barbare dalla stirpe di Montezuma. O forse, nella sua suprema malvagità, cerca il male per il gusto di farlo. "Un diablero è un diablero e basta - commenta lo stregone degli apaches, Mangos - Nascono già così, con la mente piena di cattive cose e il cuore malvagio!". Mitla in realtà non è una strega cattiva qualunque. E’ un personaggio assai più sofisticato: padrona si sé stessa e dello stesso fratello che le è succube, conoscitrice delle arti magiche delle perdute civiltà e donna d’azione pronta a scendere in campo in prima persona, giocando il tutto per tutto. E che fascino perverso emana allorché sceglie funghi e piante per i suoi filtri, con tutti i richiami che Bonelli padre lascia intuire alla cultura degli allucinogeni tipica delle civiltà precolombiane! Nella vicenda, su richiesta del Morisco, intervengono Tex e compagni. I quali, mentre tutta la zona è in preda al panico, riescono a mantenere una imperturbabile calma fra le rocce del deserto che fra le gole dei canyon che fra i ruderi del tempio azteco dove Mitla e il fratello hanno il loro covo. "Contro i diavoli di ogni genere - commenta Tex - abbiamo sempre pronti validi amuleti calibro 45!". Amuleti assai efficaci, e che fanno bene il loro lavoro, soprattutto nei confronti dei branchi di lupi comandati dall'uomo/bestia. Discorso a parte per Mitla, che è una donna e non può essere spedita all'inferno a colpi di Colt. Tex dichiara apertamente di volerla prendere viva, magari sparandole alle gambe. Fortuna che c'è la giustizia divina, che ancora una volta si presenta sotto forma di un provvidenziale serpente velenoso che morde la strega, spedendola pulitamente nel mondo dei più senza che Tex abbia bisogno di colpirla neppure con un fiore.