venerdì 31 luglio 2015

SINDONE



Andrea Nicolotti
SINDONE
STORIE E LEGGENDE DI UNA RELIQUIA CONTROVERSA
Einaudi
2015, cartonato,
380 pagine, 32 euro. 

Tanto di cappello di fronte a un saggio scritto come tutti i saggi del genere dovrebbero essere. Cioè compilati con rigore storico e scientifico, esaminando ogni aspetto delle questioni, presentando ipotesi, tesi, smentite e controsmentite e accettando per vere soltanto le affermazioni provate su solide basi, con note puntualissime che rimandano alle fonti precise e rintracciabili di ogni minima affermazione e, infine, andando alla ricerca negli archivi di ogni documento che possa confermare o smentire quanto detto. Procedendo in questo modo, si sgombra finalmente il campo da un secolare ciarpame di leggende senza fondamento. La lettura è affascinante e se ne resta intrigati. Potrà sembrare strano, ma i capitoli dedicati alle analisi scientifiche sul lino di Torino che, secondo la tradizione, dovrebbe recare impressa l'effige del corpo di Gesù crocifisso, costituiscono una parte tutto sommato limitata (anche perché assai limitate sono state le sperimentazioni, non essendo stato concesso che pochissimo campo d'indagine). In realtà, i dati scientifici disponibili non fanno che confermare quello che l'indagine storica già di per sé permette di appurare. 

La Sindone comprare improvvisamente in Francia nel 1355, citata in documento nel quale un vescovo impone a una comunità di religiosi della collegiata di Lirey di non ingannare i fedeli (allo scopo di richiedere oboli) dichiarando come autentica una reliquia spacciata come il lenzuolo funebre del Cristo, dato che era noto persino l'artefice del lino. La questione fu portata persino davanti al papa che confermò il parere del vescovo chiedendo che al popolo venisse spiegato che si trattava di un artefatto. Del resto, prima del Trecento in nessun altro documento veniva testimoniata l'esistenza di quel lino (le ipotesi contrarie vengono tutte puntualmente smontate dal Nicolotti), nessuno ne aveva mai vantato il possesso o raccontato di averlo visto. Per di più, in quell'epoca, le presunte reliquie provenienti dalla Terra Santa pullulavano in ogni luogo, e anche di sindoni se ne contavano a decine (alcune si venerano come vere ancora oggi, in varie chiese d'Europa - la Sindone di Torino è solo una fra le tante). Si è arrivati persino al punto di suggerire (da parte delle autorità ecclesiastiche) di non considerare a priori autentica nessuna reliquia venuta alla luce nel basso Medioevo, perché se me fabbricavano di false (a scopo commerciale) a ogni piè sospinto. Il metodo di tessitura della Sindone di Torino è del resto medievale (non ne esistono esempi precedenti) e la datazione del decadimento del carbonio ha indicato (dopo essere stata effettuata in laboratori diversi) gli anni tra il 1260 e il 1390 come quelli della raccolta de lino con cui il panno è stato fabbricato. La datazione scientifica è stata contestata con vari argomenti, che però sono tutti infondati. Così come sono infondate le pretese di poter datare diversamente la Sindone con i pollini o con fantomatiche monetine posate sugli occhi dell'immagine (che non esistono). Purtroppo la sindolonogia è ormai diventata una pseudoscienza praticata da personaggi bizzarri se non acclaratamente truffaldini (i racconti fatti da Nicolotti in proposito sono tragici ed esilaranti al tempo stesso). Resta il fatto che la Sindone non serve alla Fede e la Fede non serve alla Sindone. E questo dovrebbe bastare.

Sull'argomento, esprimendo dubbi di semplice buon senso (e non già opinioni sulla base di competenze che non ho), ho scritto in passato l'articolo "Sindrome da Sindone" sul blog "Freddo cane in questa palude".

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