venerdì 15 febbraio 2019

IL SENSO DI SMILLA PER LA NEVE



Peter Høeg
SENSO DI SMILLA PER LA NEVE
Mondadori
1995
cartonato, 450 pagine 

Un trhiller davvero insolito, questo del danese Peter Høeg  precursore del successo internazionale del giallo scandinavo, che si svolge  in parte a Copenaghen, in parte a bordo di una nave diretta in Groenlandia.  Fino a metà romanzo, il racconto di Høeg è un giallo magistrale. Da un certo punto in poi, come vedremo sembra di aver cambiato libro, di stare leggendo un'altra storia. La trama prende l'avvio dalla morte di un bambino, Esajas, figlio di una vedova mezza intontita dall'alcool. Il ragazzino è caduto dal tetto innevato del suo palazzo. Fra i primi soccorritori c'è Smilla, sua vicina di casa e molto legata ad Esajas: Smilla è di origine groenlandese (come il bambino e sua madre) e ha una innata sensibilità per leggere le tracce sulla neve. Si accorge subito che Esajas non è caduto perché si è sporto troppo mentre giocava (ammesso che si potesse giocare su un tetto innevato) ma perché fuggiva da qualcuno che voleva afferrarlo. La polizia si mostra intenzionata ad archiviare il caso come morte accidentale. Smilla invece si convince che si tratta di omicidio e comincia a indagare in proprio. La narrazione avviene in prima persona e al presente. La figura della protagonista non emerge subito, ma va delineandosi man mano che la lettura procede. Si tratta indubbiamente di un personaggio interessante: una donna non più giovanissima, solitaria e molto chiusa, figlia di una cacciatrice groenlandese e di un medico bianco divenuto chirurgo di fama internazionale. La madre è morta in un incidente di caccia, il padre vive nel jet set. Smilla ha studiato ed è una esperta dei problemi del ghiaccio nelle terre polari: non ha un lavoro fisso, vive con ciò che gli passa il padre e con occasionali lavori di consulenza, aggregandosi a spedizioni scientifiche.  Il rapporto fra Smilla e il padre è conflittuale, ma non privo di rimorsi e voglia di superare le difficoltà, da entrambe le parti. Le nevrosi di Smilla e la durezza del suo carattere derivano in gran parte dal disadattamento dovuto allo spostamento forzato che le fu imposto quando era bambina dalla Groenlandia fino in Danimarca, dove i groenlandesi sono considerati come una specie di razza inferiore. Tutti questi elementi, uniti all'incalzare del giallo, rendendo il romanzo oltremodo avvincente e interessante fino a oltre metà, come dicevamo. Poi, a un certo punto, Smilla scopre che la morte di Esajas potrebbe essere collegata con una misteriosa spedizione presso il ghiacciaio groenlandese di Gela Alta a cui partecipò il padre del ragazzo, in seguito alla quale l'uomo morì. C'è qualcosa di importante nascosto fra i ghiacci, e un gruppo di persone, nascondendo le proprie attività dietro il paravento della Società per la Criolite (una azienda mineraria), da molti anni cerca di recuperarlo. Solo che gravi e misteriosi imprevisti mandano continuamente a monte le loro operazioni. Quando Smilla scopre che il gruppo sta di nuovo per partire per la Groenlandia, anche lei si imbarca sulla loro nave facendosi assumere come membro dell'equipaggio, decisa a scoprire di che cosa si tratti. Ecco: a questo punto il romanzo cambia faccia. Diventa avventura marinaresca, il trhiller si fa forse più serrato ma si svolge in alto mare, e quando la nave giunge al ghiacciaio di Gela Alta sembra (quasi) di leggere Clive Cusserl. Segue spoiler: attenzione. La nave deve recuperare un meteorite che irradia energia, attorno al quale si è sviluppata una colonia di microrganismi mortali per l'uomo. Chi si immerge nel ghiaccio fuso per cercare di imbracare il meteorite, muore: come il padre di Esajas. Il ragazzo era in possesso di un nastro registrato che documentava la faccenda e le responsabilità, e per questo è stato inseguito sul tetto da chi voleva recuperarlo. Avvincente.

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