sabato 21 agosto 2021

VITA DI GIROLAMO SAVONAROLA

 
 

 
Roberto Ridolfi
VITA DI GIROLAMO SAVONAROLA
Le Lettere
1997, brossura
470 pagine, 50.000 lire


Potremmo dire, un po' scherzando e un po' no, che biografi di Savonarola si dividono in "piagnoni" e in "arrabbiati", come ai tempi del Frate. Pro o contro, insomma. Difficile restare neutrali. Il fiorentino Roberto Ridolfi (1899-1991), a cui si deve questa monumentale ricostruzione storica e biografica datata 1952, è sicuramente un piagnone, quindi uno schierato sul fronte savonaroliano. Gli si può perdonare facilmente non soltanto per la ricca documentazione messa a disposizione dei lettori (che potranno, volendo, farsi una loro idea sul personaggio) ma anche perché, in ogni caso, qualche ragione ce l'aveva pure il Savonarola. Che per quanto fanatico era sicuramente un puro che viveva in povertà (rinunciò con sdegno persino alla nomina a cardinale che papa Alessandro IV gli propose nel tentativo di accattivarselo), e quando invocava una riforma della Chiesa precedendo (da antesignano) le idee di Lutero diceva sicuramente il giusto. Peccato che brigasse anche per trasformare Firenze in una sorta di stato teocratico con tanto di guardiani della rivoluzione, censura sulle donne scollacciate, rogo di libri proibiti, persecuzione degli omosessuali. 
Nato a Ferrara nel 1452 da famiglia benestante che gli assicurò ottimi studi, fuggito di casa per farsi frate domenicano nel 1475, arrivò a Firenze prima nel 1482 (per un breve incarico di lettore nel convento di San Marco), poi di nuovo nel 1489 dopo essersi fatto le ossa come predicatore in giro per l'Italia del Nord. Questo ritorno fu quello definitivo, e avvenne su richiesta di Lorenzo dei Medici il quale, consigliato da Pico della Mirandola (che aveva conosciuto fra' Girolamo ascoltandolo dibattere di teologia in alcune occasioni), ne chiese il trasferimento in riva all'Arno ai superiori. Fu come darsi la zappa sui piedi, perché nel frattempo (tra il primo e il secondo soggiorno fiorentino) il ferrarese aveva ricevuto, a suo dire, il dono della profezia e se Dio manda un profeta vuol dire che sta per arrivare l'Apocalisse. Savonarola comincia le sue trascinanti prediche contro il potere e i potenti (laici ed ecclesiastici), che radunano ascoltatori da ogni dove, facendo breccia soprattutto (ma non solo) fra i ceti popolari. Del resto proponeva un allargamento della rappresentanza nelle decisioni politiche allora riservate a pochi, la redistribuzione della ricchezza ai poveri, la lotta alla corruzione e al vizio. In più profetava sciagure contro chi non di convertiva e non praticava una rigida osservanza dei precetti cristiani. Profetizzò la morte di Lorenzo de' Medici ("io resterò, lui se ne andrà") e davvero il Magnifico morì, appena quarantenne, nel 1492. L'Apocalisse sembrò arrivare davvero nel 1494 con la calata del re di Francia, Carlo VIII, in Italia. Il precipitare degli eventi politici e militari portò alla fuga di Piero de' Medici e all'instaurazione di una Repubblica. Savonarola fu addirittura incaricato di trattare con il re francese, e negli anni successivi sembrò in grado di dettare al governo fiorentino una road map per le riforme che avrebbero trasformato Firenze in una nuova Gerusalemme, la città di Dio. Machiavelli, anni dopo, avrebbe rimproverato però al Frate l'ingenuità politica del "profeta disarmato" che crede solo a ciò che è scritto nella Bibbia e non si accorge che la Storia va al di là dei testi sacri. Il fanatismo di Savonarola e dei suoi seguaci aveva creato anche dei fieri oppositori (i "compagnacci", i medicei ma anche gli "arrabbiati" antimedicei) ma soprattutto c'era l'ostilità di Alessandro VI, papa Borgia, che oltre a risentirsi per gli attacchi alla dissolutezza della Curia romana, non tollerava l'appoggio del Frate a Carlo VIII (la Chiesa aveva costituito invece una Lega antifrancese). Così, tutto congiurò contro il profeta e portò al sanguinoso attacco contro il convento di San Marco (con la campana "piagnona" che chiamava il seguaci a raccolta in difesa del Frate), seguito dall'arresto di Savonorola e di due dei suoi più stretti collaboratori, al processo, alle torture, alla condanna a morte accusato di eresia, di intenzioni scismatiche ma soprattutto di aver brigato politicamente. Fra' Girolamo venne impiccato e poi bruciato sul rogo il 23 maggio 1498. La Chiesa, in tempi recenti, lo ha dichiarato "Servo di Dio" ed è in corso una causa di beatificazione. Personalmente lascerei perdere. Che si sia trattato di un processo farsa è comunque fuori dubbio.

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