giovedì 3 febbraio 2022

L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI EUGENIO LICITRA

 

 


 
Francesco Recami
L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI EUGENIO LICITRA
Sellerio
2021, brossurato
310 pagine, 16 euro


Francesco Ghidetti, recensendo "L'educazione sentimentale di Eugenio Licitra", su QN, scrive "Sto per proporvi un capolavoro". Non so se lo si possa definire tale, ma di sicuro è un romanzo divertentissimo, trascinante, entusiasmante come pochi altri. 
Francesco Recami (autore del ciclo, tra l’altro, della "Casa di ringhiera", con gialli ambientati ia Milano), è fiorentino (classe 1956) e ricostruisce una perfetta Firenze anni Settanta, dipinta nel bene e nel male. Per la precisione siano a cavallo tra il 1976 e il 1977, anni di contestazione e di politicizzazione, con la polverizzazione estrema in gruppi e gruppuscoli extraparlamentari in eterna rissa fra di loro all'interno della stessa sinistra. Recami ha facile gioco nel tracciarne un quadro esilarante, per quanto non ci siano dubbi (io c'ero) sul fatto che ironizzi su una realtà che davvero sussisteva. Il protagonista, il diciannovenne Eugenio Licitra, è un giovane siciliano (di Ragusa) che giunge a Firenze per studiare Filosofia (scoprendo tutti corsi incentrati sul marxismo): divide l'appartamento con altri tre studenti fuori sede, tutti abilmente caratterizzati. C'è l'innominabile D. (non è dato di sapere il suo vero nome), il più a sinistra di tutti, che odia quelli del PCI ritenuti troppo di destra, e che riempie la casa di compagni che espropriano proletariarmente le stanze degli altri (compagni pure loro, ma di fazioni diverse); c'è il Saggio, lo studente più anziano che vive nell'immondizia accumulata in anni di mancata pulizia; c'è Loris, romagnolo con la passione delle automobili, che cerca di trasformare la sua Seicento del '63 in una Abarth e perciò puzza perennemente di morchia. Eugenio è il più giovane, il più inesperto, il verginello del gruppo: si fa mille domande sulla filosofia che studia (Recami si fa beffe pure di Hegel, Heidegger, Wittgenstein e Cacciari), cerca di capire il soprasenso dei film che vede (con lui rivediamo "Il cacciatore" e "Il deserto dei tartari"), dei libri che legge ("La nausea") e delle canzoni che ascolta, ma soprattutto cerca di capire le donne, più complicate di ogni teoria filosofica. Il terzetto formato dal Saggio, Loris ed Eugenio (il perfido D. ne è escluso) diventa coeso e vive avventure picaresche da cui si viene inevitabilmente coinvolti. Come si segue ipnotizzati l' "educazione sentimentale" del giovane Licitra, sballottato da esperienze fallimentari, fino alla volta buona, ma senza lieto fine. Alla fine la morale è (secondo me) che la politica e la filosofia deludono, che i film e i libri vanno visti e letti senza cercare per forza il soprasenso, che le donne vanno prese per come sono, che le canzoni più belle sono quelle che cantiamo senza pensieri.

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